Cronaca di un naufragio indotto
(I antescritto, del 5.12.16 addirittura!) IL REFERENDUM L'ABBIAMO VINTO A breve comincerà la campagna per le elezioni anticipate. E ci sarà un solo modo, sempre politico, democratico e non-violento, per tentar di battere questa armata democìda che ci ha lungamente menato per il naso (da ruoli tanto di governo quanto di opposizione): formulare cioè una proposta assolutamente alternativa e oggettivamente credibile, anche nelle persone che la incarnino, in cui la gente tocchi con mano infine ciò che davvero la riguarda – il lavoro, il reddito, la casa, i servizi, la scuola, la salute, la pensione, l'ambiente, l'integrazione, i diritti, il futuro. Spero vivamente che ci si ritrovi presto – cittadine e cittadini, lavoratori, studenti, precari, pensionati, disoccupati, immigrati, intellettuali, professionisti, associazioni, comitati, movimenti, compagne e compagni – a fare sul serio. Dove, come e per cosa è serio farlo. La nostra Carta Costituzionale, così com'è e come è stata salvata dal nostro NO, è un filo d'erba sul ciglio di un burrone. Ma è forte, ancora, se dobbiamo tenerci ad essa per non cadere. Ha radici profondissime nel meglio che l'Italia abbia prodotto, da Beccaria a Gramsci e tutti quanti nel mezzo. Per noi che siamo quelli della pura e semplice applicazione sostanziale della Costituzione dei Padri e delle Madri, nata dalla Resistenza e dalla Liberazione contro il nazifascismo – la Costituzione che profila il sistema più avanzato possibile in senso socialista all'interno di un'economia di mercato –, per noi si pone ora più che mai la necessità di spendere la vittoria del NO caratterizzandola proprio in virtù di ciò che siamo e che vogliamo, che ci differenzia infinitamente da tutti quegli altri che passano da ieri sera alla TV. Alcune linee di sviluppo possibile, ipotesi di lavoro, le ho tratteggiate e condivise spesso. 1. Il Pubblico come datore di lavoro in qualsiasi settore produttivo e/o distributivo di merci e/o servizi, in libera concorrenza col Privato, con reddito minimo garantito e meritocrazia effettiva (applicazione degli artt. 4 e 36, primi commi, e 54, secondo comma, ed estensione degli artt. 32, primo comma, e 33, secondo comma, Cost.); 2. la confiscabilità, e la riconversione al Pubblico, delle imprese private che agiscono in contrasto con l'utilità sociale o sono dannose per la libertà e la dignità umana e/o la sicurezza umana o del territorio (applicazione degli artt. 3, secondo comma, e 41, 42, 43 e 46 Cost.); 3. tassa patrimoniale e riforma fiscale in senso fortemente progressivo, e il massimo impegno investigativo, giudiziario e sanzionatorio contro evasione ed elusione (applicazione dell'art. 53 Cost.); 4. la riforma elettorale per il sistema proporzionale puro (applicazione degli artt. 1 e 48, secondi commi, Cost.); 5. tema dei migranti, rifugiati, richiedenti asilo, emigrati economici, stranieri in transito: 'Let's Save Them All!' 'Aiutiamoli tutti!' (applicazione degli artt. 2 e 10 Cost.); 6. fuori l'Italia dalla NATO, fuori la NATO dall'Italia (applicazione dell'art. 11 Cost.). Chiaramente, il presupposto politico di queste ipotesi di lavoro è, da sempre, che una collettività di persone e risorse si coaguli intorno a tale programma di elaborazioni e di lotte e guadagni terreno nello spazio pubblico agonistico a suon di rivendicazioni in positivo, non solo negative: un partito, tra quelli già esistenti o invece da inaugurarsi a bella posta e in tempo utile per la campagna che partirà tra poco. Che altrimenti la scena resta e resterà totale appannaggio dei Grillo, dei Salvini, dei Berlusconi, alla meno peggio degli oppositori a Renzi ma sempre e comunque interni al recinto del fu-Centrosinistra. Ed essi tutti, tanto più identici proprio quanto più berciano la propria differenza, sono purtroppo l'impronta dell'Italia nel tempo presente in mancanza di un'alternativa vera. Realissimi, radicati, motori di azioni ad ampio spettro e lungo raggio; ciò che visibilmente (ma in-visibilmente è il capitale) determina la vita di decine di milioni di uomini e di donne. Rivendichiamo invece, e organizziamola, la visione sociale, la proposta politica e l'onestà intellettuale, e morale, della vera sinistra; visione, proposta e onestà di chi essendo parte della classe fa politica a favore della classe e perciò stesso del popolo, della democrazia, del progresso, della giustizia. Facciamolo senza politicismi d'accatto, compagni e compagne: diciamo semplicemente ciò che siamo e che vogliamo, ripeto; con serietà, ripeto. Le giovani e i giovani ci siano di guida con la loro forza, e noi a loro per la nostra esperienza. Oggi abbiamo vinto, scongiurando il peggio. Ma per il meglio, da oggi in poi, la strada è ancora lunghissima. Al lavoro e alla lotta. (II antescritto, del 6.5.17) PRIMA O POI SI VOTA: FRENTE AMPLIO ALL'ITALIANA? Articolo 1 - Bersani, D'Alema, Speranza Campo Progressista - Pisapia, Boldrini Futuro a Sinistra - Fassina Altra Europa - Maltese, Musacchio Possibile - Civati Sinistra Italiana - Fratoianni, Vendola Azione Civile - Ingroia DemA - De Magistris Rifondazione Comunista - Acerbo, Ferrero, Forenza Ross@ - Cremaschi Partito Comunista Italiano - Alboresi, Palermi Partito Comunista - Rizzo Partito Comunista dei Lavoratori - Ferrando sciolti: Camusso Landini Rodotà Zagrebelsky Ciotti Spinelli D'Arcais Gabanelli Medici Gianni Chiesa Strada Negri altro: movimenti (noTav, noTap, nuMuos, noTriv, noTtip...), sindacati di classe (Cobas, Usb...), centri sociali (Insurgencia, FortePrenestino, Baobab, Leoncavallo, Lambretta...), associazioni (Anpi, Articolo21, C.I.Donne, s.Egidio...), giornali&riviste (MicroMega, Manifesto, LottaComunista...), radio (OndaRossa, Popolare...) siti&social (Marx21, Controlacrisi, CittàFutura, Communism17...) Cosa potrebbe tenerlo insieme? O nulla, in nessun caso, mai? E chi togliereste? Perché? Chi aggiungereste? E perché? O non è proprio cosa? Ma perché? (III antescritto, del 16.5.17) AL PIU' TARDI TRA NOVE MESI Il contesto. Di fine legislatura (incredibile: l’hanno sfangata!). Al più tardi tra nove mesi si vota. Elezioni politiche nazionali. O a scadenza naturale (febbraio/marzo 2018) o poco prima. Con una legge elettorale brutta o pessima (per chi, come me, pensa che vuoi per ragioni astratte di rappresentatività democratica vuoi per ragioni concrete di fase ri-costituente obbligatoria, l’unica legge buona è il proporzionale puro). La prima premessa. Come elettore qualunque. Se non si presenterà un soggetto ‘votabile’, semplicemente non andrò a votare. L’ho già fatto al ballottaggio per il sindaco di Roma e non mi sono sentito una cattiva persona per questo. E ‘votabile’ per me significa che il soggetto rappresenti una proposta politica alternativa da sinistra al PD renziano ma senza scadere nel macchiettismo. La seconda premessa. Come un pochino attivista. Piuttosto che costruire in fretta e furia un soggetto di sinistra purchessìa, che prosciuga risorse (già poche) di militanza e ci fa fare una doppia figuraccia (i compromessi per tenerci insieme, e il fallimento poi numeri alla mano), allora meglio saltare un turno elettorale e lavorare (pazientemente, ma in modo cristallino) sul sociale e sul ‘senso comune’. Il preambolo. Come ultima chance dell’inguaribile ottimista (della volontà). Ma se invece, posto che il tempo è poco e a condizione che non si scada né nel collateralismo col PD né nella perdita pura e semplice di energie, si vuole provare lo stesso a costruire un soggetto votabile (anche da me), non fosse altro che per contendere spazio al finto anti-establishment grillino o leghista che sia, ebbene ecco la mia proposta operativa in tre ‘passi’. (Che poi non si dica che non le abbiamo provate tutte, anche a rischio di passar da scemi – ma sarà o la volta buona o l’ultima!) Passo uno. L’impulso originario, quasi ‘carbonaro’. Tempo un mese e mezzo, massimo, da oggi (quindi entro la fine di giugno) si vedono intorno a un tavolo (riservato e discreto) poche persone per ‘delibare’ (si dice così) se ci sono le condizioni per fare un po’ di strada insieme, se c’è un comune denominatore per costruire il soggetto elettorale della sinistra, e per chiamare poi a raccolta, sempre che ci siano le condizioni e il comune denominatore, più gente possibile; altrimenti, ciao senza rancore. Questi intorno al tavolo originario sarebbero degli sherpa, diciamo, con la caratteristica oggettiva specifica di essere fiduciari ciascuno di un’ampia area, anche al di là dei confini organizzativi e/o ideali della ‘zona’ di provenienza di ciascuno, e la caratteristica soggettiva di essere concreti e sinceri: nel senso che se il progetto piace, si resta e si lavora, se non piace lo si dice subito e arrivederci. Io vorrei vedere seduti (sempre perché poi non si dica che non le si è provate tutte, non perché mi piacciano tutti quelli che nominerò): uno sherpa dell’area Articolo 1 – Campo Progressista, diciamo Boldrini; uno dell’area Futuro a Sinistra – Altra Europa – Possibile – Sinistra Italiana – Azione Civile – Dem-A, diciamo Civati; uno dell’area Rifondazione Comunista – Ross@ – Partito Comunista Italiano – Partito Comunista – Partito Comunista dei Lavoratori, diciamo Forenza; uno dell’area movimenti – centri sociali – sindacati di classe, diciamo Bersani (Marco); uno dell’area associazioni – giornali&riviste – radio&web, diciamo De Sanctis (Fabrizio); e uno dell’area ‘cani sciolti’, diciamo Gabanelli. Questi sei ragionerebbero tra loro a 360° sul tema dell’eventuale soggetto politico per le elezioni imminenti, e si direbbero (o almeno: io vorrei che si dicessero) che l’unico comune denominatore possibile per un’azione condivisa è il quadrilatero seguente: antifascismo, antirazzismo, antineoliberismo, costituzionalismo sostanziale. Tradotto in pratica: nessuna collaborazione né col PD renziano né coi 5Stelle grillo-casaleggini, ma neppure alcuna ‘distrazione’ da temi che esulano dal quadrilatero (sovranismo monetario sì/no, Unione Europea sì/no, NATO sì/no, legge elettorale così/cosà…). Boldrini (per conto di Bersani Pierluigi, D'Alema, Speranza, Pisapia) ci starebbe? Se sì, resta, sennò ciao. E Civati (per conto anche di Fassina, Maltese, Fratoianni, Ingroia, De Magistris)? Sì, resta, no ciao. E Forenza (cioè Acerbo, Cremaschi, Alboresi, Rizzo, Ferrando)? Resta, o ciao. E Marco Bersani (noTav, noTap..., Cobas, Usb... Insurgencia, Lambretta…)? Sì, no. E De Sanctis (ANPI, s. Egidio..., MicroMega, OndaRossa...)? Sì, o ciao. E Gabanelli (anche per Rodotà, Landini, Strada, Chiesa, Negri…)? Resta, oppure va. Liberissimamente, schiettissimamente. Alla fine del tavolo chi se n’è andato? Quale area, quale ‘pezzo’ di area? Buona fortuna. Se ne sono andati tutti? Fine anche del gioco. Ma se è rimasto qualcuno – io direi almeno la metà dei sei sherpa, e ciascuno con la ‘dote’ intera, sennò è inutile –, a chi è rimasto tocca il ‘passo due’. Passo due. Le sessioni organizzative. Dopo un paio di mesi dal tavolo dell’impulso originario (quindi ai primi di settembre massimo), nuovo incontro. Più ampio e nutrito: agli sherpa si aggiungono (o gli sherpa lasciano il posto a) altre persone provenienti dalle aree rispettive, stavolta in modo che sia rappresentata ciascuna delle specifiche zone (organizzative, ideali) afferenti le aree che hanno deciso di continuare il gioco. Anche più persone per zona, che ci sarà da lavorare, produrre. Nel tempo, ma non più di altri tre mesi (quindi entro fine novembre). Si ribadisce e si tematizza il fatto che trattasi di soggetto d’azione ai fini (per ora) elettorali, si fissano meglio le caratteristiche politiche del ‘quadrilatero’ (antifascismo, antirazzismo, antineoliberismo, costituzionalismo sostanziale), e si costituiscono quattro gruppi di lavoro con i seguenti obiettivi politico/organizzativi: gruppo A, deve scrivere il regolamento dell’Assemblea Costituente del soggetto, assemblea che si terrà ai primi di dicembre; gruppo B, deve scrivere la proposta di Statuto del soggetto da discutersi in quell’Assemblea, e così pure le bozze dei documenti politici e degli organismi statutari da porsi sempre in Assemblea; gruppo C, si occuperà della comunicazione in ogni suo aspetto (proporrà un nome e un simbolo per il soggetto elettorale – sempre da ratificarsi poi in Assemblea –, aprirà e gestirà il sito e tutto ciò che serve nel web, redigerà comunicati stampa, darà interviste eccetera); gruppo D, curerà la (mai facile) partita delle risorse, dei fondi, degli strumenti materiali, del proselitismo, e costituirà perciò tanto di associazione no-profit (con sede fisica e tutto) anche per la responsabilità legale e le autorizzazioni necessarie al progetto in questione. Dopo, dicevo, massimo tre mesi di alacre impegno, e probabilmente quando mancano solo tre mesi al voto, eccoci al ‘passo tre’. Ma con tutti i riflettori puntati addosso. Passo tre. L’Assemblea Costituente. Il soggetto, a quel punto (primi di dicembre), ha già una solida ipotesi sia di nome che di simbolo, che l’Assemblea Costituente ratificherà. Ha una proposta di Statuto, che sarà discusso, emendato, approvato e ufficializzato. Inoltre, finalmente, l’Assemblea discuterà in ampissimo e approfondito dibattito, emenderà, approverà e ufficializzerà i documenti politici che declinano in concreto e in dettaglio ciò che finora il ‘quadrilatero’ aveva solo evocato (essenzialmente: il programma elettorale e la metodica di formazione delle liste). Ma chi può partecipare all’Assemblea? Lo dice il regolamento. E come vota l’Assemblea? Idem. E infine l’Assemblea Costituente eleggerà gli organismi decisori che per tutta la campagna elettorale e dopo (sempre che il soggetto non evapori per batosta, e se un’assemblea post-voto decreterà che la coalizione – con tanto di rappresentanza parlamentare – merita una vita ulteriore e una maggiore strutturazione) avranno carta abbastanza-bianca su tutto, liste comprese. Mica perché siamo verticisti, ma perché se il lavoro è stato fatto bene prima questi organismi avranno dei binari ben piazzati su cui muoversi, e perché il tempo da lì al voto è davvero poco ormai per una gestione puro-assembleare di ogni cosa. Dopodiché, ventre a terra tutte e tutti come se non ci fosse un domani! (Ed è quasi vero, che non ci sia un domani – almeno per le persone per bene, cittadini o residenti o solo passanti in questo Paese –, vuoi nel caso in cui tutto questo gioco non si darà affatto vuoi nel caso in cui ci si proverà ma falliremo: il neoliberismo renziano e centrista avrà come solo contraltare il populismo grillino o il neofasciorazzismo leghista. Noi sì potremo tessere la nostra tela nel sociale e nel ‘senso comune’, ma con una dose di pazienza ora inimmaginabile e una penuria di mezzi purtroppo già immaginabilissima.) La morale. Vocina residua del pessimista (della ragione). Se si fa, si potrà fare solo così. A mio senza false modestie avviso. E se si farà, allora voterò con gioia. E prima avrò dato anche il fritto, come si dice, in un qualunque ruolo si ritenga io possa essere di qualche aiuto. Sennò no, come ho detto. Però la vedo difficile. Difficilissima. Ma proprio dal ‘passo uno’ addirittura – per dire quanto è difficile! Chi mi legge e può, e lo voglia, generosamente ci provi. (IV antescritto, e ultimo, del 5.6.17) DIMMI CHI SEI E TI DIRO' SE CI STAI Invertendo così la logica più banale del "dimmi con chi stai e ti dirò chi sei" che sembra esaurire il dibattito (finalmente esploso, comunque) sulla possibilità o meno, necessità o meno, di costruire un soggetto elettorale a sinistra del PD per le prossime imminenti politiche. Nel senso che alla domanda che ora fiocca da ogni dove "tu ti metteresti con chi? e con chi no?", io preferisco sostituire quella "per fare cosa? e per disfare cos'altro?". E la mia personale risposta a questa domanda è, l'ho già scritto nell'ultimo mese, un quadrilatero concettuale e politico composto dai pilastri seguenti: antifascismo, antirazzismo, antineoliberismo, costituzionalismo sostanziale. Quindi, la domanda "con chi mi metto o non mi metto per fare/disfare cosa?", visto che non siamo nati ieri, diventa "chi dei soggetti a sinistra del PD ha le carte in regola riguardo al mio quadrilatero?". E vedrete che le risposte non sono scontate. Forse solo sull'antifascismo ci si trova tutti d'accordo in fatto e in diritto. Tutti chi? Ah, già: ripropongo ancora l'anagrafe... Articolo 1 (Bersani, D'Alema, Speranza), Campo Progressista (Pisapia, Boldrini), Futuro a Sinistra (Fassina), Altra Europa, Possibile (Civati), Sinistra Italiana, Azione Civile, DemA, Rifondazione, Ross@ (Cremaschi), PCI (ex PdCI), PC (Rizzo), PCL (Ferrando), più gli 'sciolti': Landini Rodotà Ciotti D'Arcais Gabanelli Chiesa Strada Negri..., più i 'movimenti' (Comitati per il No 4 dicembre, noTav, noTap, nuMuos, noTriv, noTtip...), più i sindacati 'di classe' (Cobas, Usb...), più i centri sociali (Insurgencia, FortePrenestino, Baobab, Leoncavallo, Lambretta...), più le associazioni (Anpi, Articolo21, C.I.Donne, s.Egidio...), più i media 'd'area' (Manifesto, radio OndaRossa, web Controlacrisi...). Ma sull'antirazzismo? La legge Bossi-Fini e i decreti Minniti-Orlando sono oggettivamente razzisti. Perciò ecco che chi di questi soggetti li ha votati a suo tempo o non li ha combattuti e non li combatte apertamente, non può rientrare nel mio quadrilatero: quindi niente alleanze elettorali con gente così! E sull'antineoliberismo? Anche qui stiamo ai fatti. L'inserimento in Costituzione del pareggio di bilancio, la legge Fornero e il Jobs Act sono atti normativi intrinsecamente neoliberisti. Dunque chi a suo tempo li ha votati o applauditi, o non li ha osteggiati visibilmente in un modo qualunque, tutti e tre quegli atti, non ha le carte in regola sull'antineoliberismo imprescindibile: niente alleanza con loro! Infine, sul costituzionalismo sostanziale. Che vuol dire intanto? Vuol dire che io farei alleanze elettorali solo con chi dimostra di volere (e sempre aver voluto) che la nostra magnifica Carta sia (e fosse) applicata in sostanza, non solo in forma. Ma mi rendo conto che tanto essa è largamente disapplicata, storicamente, che volere come alleati solo quelli che ne richiedono la concretizzazione integrale è esigere troppo. Allora mi accontento di questo: chi di quei soggetti non è stato mai colto in fallo sull'articolo 11 ("L'Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali") né sull'articolo 53 ("Il sistema tributario è informato a criteri di progressività") né sull'articolo 4 ("La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto"), e ciliegina sulla torta non ha votato SI' al referendum del 4 dicembre che voleva strapazzare il cardine della rappresentanza in favore del mito della governabilità, ebbene questi può essere accolto nel club! Ergo non chi ha votato o sostenuto un'azione militare italiana in ogni dove, ergo non chi ha proposto o propone la riduzione delle aliquote fiscali, ergo non chi anziché volere che lo Stato dia lavoro, e buono, vuole che lo Stato dia reddito assistenziale, ergo non chi ha votato e fatto votare SI' il 4 dicembre per fare un favore a Renzi, e ha pure perso. Tutto chiaro? Ricapitolo. Dimmi chi sei (nei fatti, non a parole) e ti dirò se ci puoi stare (con me). E il "chi sei" lo declino con questo semplice decalogo: 1. Celebrare l'Anniversario della Liberazione senza se e senza ma, fa parte della tua storia politica? (Antifascismo) 2. Chiedi l'abrogazione della legge Bossi-Fini? (Antirazzismo) 3. Chiedi la disapplicazione dei decreti Minniti-Orlando? (Antirazzismo) 4. Chiedi la revisione costituzionale degli articoli (nuovi, votati 'nottetempo' nel 2012) sul pareggio di bilancio? (Antineoliberismo) 5. Chiedi l'abrogazione della legge Fornero? (Antineoliberismo) 6. Chiedi l'abrogazione del Jobs Act e di tutti i suoi camuffamenti successivi? (Antineoliberismo) 7. Hai osteggiato l'intervento dell'Italia in azioni di guerra? (Costituzionalismo sostanziale) 8. Vuoi una legge fiscale che faccia pagare nettamente di più, anche in proporzione, chi guadagna e/o possiede nettamente di più? (Costituzionalismo sostanziale) 9. Vuoi una politica economica che persegua la piena occupazione (anziché una regalia a pioggia di spiccioli variamente denominati)? (Costituzionalismo sostanziale) 10. Il 4 dicembre hai votato NO, o comunque diversamente hai fatto poi debita e pubblica ammenda? (Costituzionalismo sostanziale) Se è nei fatti il tuo profilo affermativo per tutte e dieci le domande del questionario, allora possiamo fare un'alleanza elettorale per le prossime politiche anticipate. Sennò no, per nessuna motivazione tattica. Che la gente della tattica si è stufata. E un'alleanza tattica, ma non su quei contenuti autoevidenti, non solo darebbe il mal di fegato a chi ne facesse parte, ma non prenderebbe manco un voto! E tutto il resto? Sì, dico, i temi importanti dell'Europa, dell'euro, del biotestamento, della cannabis, della Palestina, del terrorismo, della rivoluzione mondiale, del codice antimafia, dell'omicidio stradale e della proprietà della RAI, non li affrontiamo con la nostra alleanza? No, assolutamente no! Primo, perché tanto non governeremo. Secondo perché c'è già Repubblica, o Lotta Comunista fate voi. Terzo, perché il tempo dei giochi è davvero finito. E mentre noi tutti giocavamo, i nostri avversari hanno riportato la Storia al Medioevo! Detto tutto. (poi, il giorno 6, in modo ovviamente indipendente dai miei scritti, Il Manifesto pubblica un appello di Anna Falcone e Tomaso Montanari per l'avvio di un processo costituente di una lista elettorale di sinistra radicale e popolare insieme; l'appuntamento per la presentazione di questo progetto è per il 18 giugno al teatro Brancaccio di Roma) OTTIMO E ABBONDANTE 18.6.17 L'esordio al Brancaccio è talmente buono, nel saluto iniziale di Falcone e nell'intervento introduttivo di Montanari, e anche nelle reazioni dei presenti ai diversi passaggi (che dicono il sentire di chi poi dovrà dare gambe alla cosa fuori di qui), che direi che io non servo neppure! :) A parte gli scherzi, le sottolineature che stanno emergendo (non le ripeto qui, sono tante, di merito e di metodo: se ne volete il sommario basterebbe leggere il meglio che si è scritto da un lustro a questa parte in tanti nobili contesti politici, civici e culturali, e perfino in questo mio misero angoletto), ebbene sono pienamente soddisfacenti, quasi esaustive di un programma della sinistra radicale e popolare insieme. Cioè della Sinistra come non può non essere! Finalmente. Sempre pronto ad essere smentito, ovviamente, e a scornarmi poi nella disillusione (l'ennesima volta, e mica sarà il bruciore più forte di sempre!), tuttavia qui e ora avverto quasi soltanto buone impressioni. Appena appena troppa concessione a tender la mano anche a chi tanto sbagliò nel passato lontano o recentissimo, attuando il neoliberismo col Centrosinistra. Ma dev'esser, spero, solo una diplomazia dovuta e presto caduca! Però, ripeto: inizio ottimo e abbondante. Molto da sorridere, molto da annuire, molto da stringere i pugni guardandosi intorno e incrociando occhi intelligenti di speranza! Vediamo, facciamo. Cambiamo lo stato di cose presente. Al lavoro e alla lotta! E chi mena per primo mena due volte! Quindi, visto che a occhio e croce il processo inaugurato pubblicamente oggi al Brancaccio di Roma, ossia la costituente di un soggetto politico (minimo, di una lista elettorale) della Sinistra radicale-e-popolare su impulso dell'appello di Anna Falcone e Tomaso Montanari (e dei miei scritti, of course, occulta fonte d'ispirazione dell'intelligencija antagonista da anni :) ), è davvero un processo aperto, aperto cioè anche a tutti i guastatori possibili e immaginabili, a libro paga di qualcuno o semplici deficienti gratis, con scopi di potere di classe (infiltrati), di celebrità personale (mitomani) o mere conseguenze di psicosi malcelate e invalidanti (per gli altri), ebbene è importantissimo che chi vuol dare una chance al progetto medesimo, ossia chi lo conosce e se ne è benché circospettamente persuaso (esclusi quindi quelli che ne parlano a vanvera per aver visto solo un frame sui media) e non sia pazzo più o meno certificatamente (so che così ci tagliamo un bel bacino d'utenza), si renda disponibile prima di tutti costoro a organizzare momenti di azione/informazione territoriale in vista delle prossime tappe della road map che porterà al vero e proprio congresso fondativo di settembre-ottobre! Io mi rendo. Su scala infraromana, per forza di cose. Precisamente, del quadrante nord-occidentale della città da piazza del Campidoglio al GRA. Chi risponde a tutti i requisiti, geografici politici psicologici, e vuole partecipare, mi scriva in privato (e mi convinca che è vero). CHE FARE, D'ORA IN AVANTI 19.6.17 L'antifascismo c'è, concreto e sincero. L'antirazzismo lo stesso, con la denuncia dei decreti Minniti-Orlando e della legge Bossi-Fini (su su fino a deplorare la Turco-Napolitano), e si è sentito perfino un appello molto simile al nostro vecchio caro "Let's save them all!". L'antineoliberismo pure c'è: Jobs Act e voucher sono crocifissi come meritano, legge Fornero (e prima ancora leggi Treu e Biagi) lo stesso, la manomissione costituzionale del pareggio di bilancio e del patto di stabilità impallinati e chiamati col loro vero nome di guerra di classe dall'alto verso il basso. E il costituzionalismo, sostanziale beninteso, è la linfa stessa di tutta l'agenda: lo Stato imprenditore, la spesa pubblica, i servizi assicurati in qualità e quantità, diritto alla casa e beni comuni, il fisco nettamente progressivo e un'imposta vera di successione, la patrimoniale, sanità e scuola degni di questo nome, reddito minimo garantito e reddito di dignità, tutela e ripristino dei patrimoni ambientali, artistici, culturali, storici, niente grandi opere inutili, niente spese militari sovradimensionate, niente azioni di guerra per nessun motivo, revisione di tutti i trattati internazionali, Europa compresa, riconversione dei modelli industriali per la sostenibilità e l'effettiva opportunità di cosa si produce e come, rifiuto del mercatismo e dell'antropologia capitalista che schiaccia l'umano, lotta all'illegalità, all'antisocialità, all'evasione e all'elusione, alle mafie con e senza colletti, la proprietà privata messa al servizio delle necessità di tutti, un modello sociale che osa traguardarsi alla felicità delle persone, lavorare meno vivere di più. Ad abundantiam (ma sta già nei contenuti): totale alterità rispetto al PD, totale indisponibilità a repliche del Centrosinistra, totale sfiducia nella conduzione grillocasaleggina di un esperimento politico che semmai avesse pure buone premesse le ha tradite tutte; ancora: associazioni, movimenti e centri sociali invitati e coinvolti con pari dignità di partiti e soggetti politici veri e propri; ancora: quando sarà il momento di deliberare, 'una testa un voto' sarà il metodo (per capirci: temi un Fassina e un Civati, ammesso che siano della partita? il voto tuo più il mio pareggiano già i conti coi loro!). Chi c'era ha sentito tutto questo. E l'ha visto, certo, per quel che si può vedere in un caleidoscopio rapido e compresso come un'assemblea sui generis per forza di cose. Io personalmente non chiedevo di più, come sa chi mi legge qui e altrove, di recente o da anni che siano. Ovviamente contano le storie personali: nessuno è nato ieri, letteralmente. Ossia c'erano, ci sono e ci saranno, nel progetto, quelli di cui so per certa la fedeltà ideale e materiale ai principi e alle pratiche che ho appena enumerato, quelli di cui posso ragionevolmente ipotizzarla, quelli ancora per i quali ho più dubbi che certezze, vista appunto la storia umana e politica soprattutto di ciascuno, ma li aspetto (entro un termine breve e non prorogabile) alla prova dei fatti, e infine quelli che proprio non vorrei aver visto e sentito ieri, perché sono quasi sicuro che come in tante altre occasioni simili stavano lì, e stanno e staranno tra i piedi, con intenti del tutto divergenti dai miei (guadagnare visibilità, magari poltrone, sedie o predellini, mandare a pallino tutto solo perché l'impulso non è stato il loro, rovinare integralmente il progetto su mandato di chi, classe o potere, lo teme intrinsecamente come il cambiamento dello stato di cose presente). Ed è per questo che è importante esserci, noi di buona volontà e retto pensiero e azioni conseguenti: partecipare e sollecitare, vigilare ed elaborare, promuovere e censurare all'occorrenza, inspirando fiducia e condivisione ed espirando nettezza e coraggio. C'è tanto da fare, prima di convincersi anche solo che questa sia la strada giusta per il cambiamento così tanto anelato. E da fare, anche, prima di accertarsi al di là di ogni ragionevole dubbio che non lo sia neanche questa: lo dico a me per primo, che mi spazientisco spesso pure troppo presto. Ma, ripeto, entro un termine breve e non prorogabile si dovrà completare il setaccio delle vere risorse a disposizione e delle buone intenzioni, delle intelligenze, delle resistenze, delle fantasie sempre necessarie, e viceversa lo scarto di chi e di cosa col progetto non può entrarci nulla, per incapacità o peggio per infedeltà alle sue stesse premesse e aspirazioni. Ecco dunque che fare d'ora in avanti. Discussioni, incontri ed assemblee territoriali, tematiche, virtuali perfino all'occorrenza, ed allargare il giro dei contatti e la presa di coscienza delle istanze del Paese, delle buone pratiche già in atto e dei progetti ancora solo sulla carta. Conoscere la gente, reclutare i migliori, individuare quelli e quelle ai quali toccherà di prestare alla "rivoluzione" volto e voce, e cuore e mente, e gambe e mani, quando comincerà l'ingaggio vero e proprio: l'agone democratico, la campagna elettorale, la battaglia parlamentare, chissà mai l'azione di governo. Il tempo è poco, e c'è di mezzo pure agosto, non bastassero gli altri ostacoli. Due tre mesi efficaci per fare tutto fra territori e Rete, e poi ci si rivede tra settembre e ottobre, spero in tanti e tante, e confido solo con chi ci crede e chi sa fare, ma davvero in tantissimi insomma. Tutti e tutte quelle che un altro Paese possibile in testa ce l'hanno, e che a farlo diventare da possibile a necessario c'hanno l'animo e i muscoli da provarci sul serio! Ci faranno la guerra, quanto più si vedrà che ne siamo capaci. Guerra sporca, senza convenzioni. Senza prigionieri. Ma ci penseremo giorno per giorno. E poi lo sapete già. Al lavoro, alla lotta! LAICI MA NON COGLIONI. INSOMMA, CALMA E GESSO 21.6.17 Tiriamo un attimo due soldi di s-conclusioni. L'assemblea-presentazione del Brancaccio è andata bene, nel senso che ha svolto il proprio compito (doppio) di informare e motivare. Ha informato chi c'era e chi non c'era (ovviamente, chi voleva e vuole essere informato: chi invece conosce sempre già tutto prima, a prescindere, non gli serve sapere mai nulla di fatto), e ha motivato chi c'era (e tramite chi c'era, poi anche chi non c'era) nella misura in cui con la tipica sospensione dell'incredulità delle sale di teatro e cinema, chi c'era si è vivaddìo consentito almeno il beneficio del dubbio sulla percorribilità del progetto presentato (di nuovo: gli adepti del culto del benaltrismo, o nevrotici del cupio dissolvi, non si godono neppure un film o una pièce in santa pace, guardano l'ora sullo smartphone e pensano che dopo si andrà a cena e si mangerà sicuramente male, spendendo pure tanto, quindi figuratevi godersi questa cosa di Falcone e Montanari!). Ciò che non ha fatto l'assemblea è stato essere tecnicamente un'assemblea. Ma non poteva esserlo: un'assemblea fisica, tecnicamente effettiva, di più di 1.300 persone (quanti sono i posti a sedere al Brancaccio di Roma, tutti occupati per ore; e metteteci pure la tanta gente nel foyer con gli schermi e le casse, o fuori in strada addirittura) può esistere solo nello spazio onirico di qualche anima semplice e immaginifica. Un'assemblea vera, costituente, regolata, deliberante, ci sarà se e quando si sarà percorso un tratto ancora, importantissimo, preliminare: quello in cui appunto si definiscono le regole di partecipazione e di svolgimento dell'assemblea medesima a venire. Chi le definirà? Non io, certamente: non posso pretenderlo, non essendomi fatto carico né dell'appello iniziale del progetto né dello sbattimento di tutta questa sua laboriosa fase aurorale. No, qualcun altro le scriverà, le regole, e le pubblicizzerà debitamente; e se mi convinceranno starò al gioco, libero come un uomo alle prese con un'esperienza eminentemente volontaristica quale l'attività politica. E sennò no, pace. Questo, sulla forma. E i contenuti? Metto insieme nei contenuti due cose un po' diverse: i lineamenti programmatici emersi, e le persone che dovrebbero dar gambe ai medesimi. Quanto ai contenuti, l'ho già detto e scritto a caldo e pure dopo: splendidi! Lo Stato imprenditore, la spesa pubblica, i servizi assicurati in qualità e quantità, diritto alla casa e beni comuni, il fisco nettamente progressivo e un'imposta vera di successione, la patrimoniale, sanità e scuola degni di questo nome, reddito minimo garantito e reddito di dignità, tutela e ripristino dei patrimoni ambientali, artistici, culturali, storici, niente grandi opere inutili, niente spese militari sovradimensionate, niente azioni di guerra per nessun motivo, revisione di tutti i trattati internazionali, Europa compresa, riconversione dei modelli industriali per la sostenibilità e l'effettiva opportunità di cosa si produce e come, rifiuto del mercatismo e dell'antropologia capitalista che schiaccia l'umano, lotta all'illegalità, all'antisocialità, all'evasione e all'elusione, alle mafie con e senza colletti, la proprietà privata messa al servizio delle necessità di tutti, un modello sociale che osa traguardarsi alla felicità delle persone, lavorare meno vivere di più; e, 'politichesemente' parlando: totale alterità rispetto al PD, totale indisponibilità a repliche del Centrosinistra, totale sfiducia nella conduzione grillocasaleggina di un esperimento che semmai avesse pure buone premesse le ha tradite tutte; ancora: associazioni, movimenti e centri sociali invitati e coinvolti con pari dignità di partiti e soggetti politici veri e propri; ancora e infine: che quando sarà il momento di deliberare, 'una testa un voto' sarà il metodo da applicarsi. Splendidi propositi davvero, almeno per me! Le persone, adesso, quelle che dovrebbero incarnare il progetto e declinare il programma in azione politica, anzi prima in informazione elettorale. Be', alla presentazione c'erano tante persone di quelle che avrei voluto trovarci, e mancava qualcuno che pure mi sarebbe piaciuto molto (dico Gino Strada per tutti), così come c'erano tanti soggetti collettivi che mi ha rallegrato vedere e sentire, e ne mancava qualcuno (dico per esempio Insurgencia, centro sociale napoletano che ci ha portati in tanti e tante a Pontida sulle ali gaie e forti dell'antirazzismo; a proposito: un altro centro sociale di Napoli, Je so' pazzo, che lamenta di non esser stato accolto sul palco al Brancaccio, ma non aveva prenotato alcun intervento in scaletta, a Pontida non l'ho visto; e sempre a proposito della scaletta: io a parlare mi ero prenotato, non è stato possibile, ma non per questo mi sto rodendo il fegato accusando di scorrettezza Falcone e Montanari o chi per loro!). E però, ecco il punto, c'era pure qualcuno, singolo o collettivo, che invece non avrei voluto trovarci, né vedere né sentire. Stessa impressione provata da tante e tanti, ad ascoltare o leggere i commenti a caldo, tiepido e freddo. Ma mica non ce li volevo/volevamo/vogliamo per antipatia eh? Bensì solo perché con quei contenuti lì, snocciolati dall'introduzione di Montanari, ribaditi dalla conclusione di Falcone e dettagliati a seconda delle 'specializzazioni' rispettive da (quasi) tutti gli oratori intervenuti, è oggettivo che gente che ha partecipato viceversa alle stagioni antiche o recenti, perfino recentissime, dell'implementazione neoliberista nella realtà sociale italiana (e nella testa della maggioranza dei nostri compaesani) non può entrarci pressoché niente! Sto parlando, lo sapete, della costellazione che va da D'Alema a Gotor, passando anche per Civati e Fassina, Speranza e Scotto: pur se con diversi gradi di corresponsabilità, e differenti altezze di pelo sullo stomaco desumibili da passate o presenti loro collocazioni politiche, parlamentari, amministrative, tutti costoro riesce difficile immaginarli non dico alla testa di ma neppure in coda a un movimento che persegue la totale discontinuità con l'ultimo ventennio di traslazione a destra e indietro del Paese per intero. Però, dice il titoletto, noi qui siamo laici. E vogliamo esserlo, e dobbiamo esserlo. Il che vuol dire essere pronti allo stupore: allo stupore di vedere qualcuno che pure ha votato leggi come la Turco-Napolitano, la Bossi-Fini, la Treu, la Biagi, la Fornero, il Jobs Act, la Buona Scuola, la riforma della Pubblica Amministrazione, decreti come lo Sblocca Italia, o i Minniti-Orlando, modifiche costituzionali come il Titolo Quinto a suo tempo, e poi il Pareggio di Bilancio, riforme elettorali antidemocratiche in punto di fatto e poi sancite incostituzionali in punto di diritto, siglato accordi sulla giustizia con pluri-pregiudicati, sull'informazione con detentori di conflitti d'interessi monumentali, sulla politica internazionale con leader destituiti di ogni legittimità popolare o storica, sul mantenimento della pace a forza di guerre di 'esportazione democratica', sulla preservazione dell'ecosistema con distruttori del medesimo, e tanto altro ancora, ebbene vedere alcuni di questi qui che con ravvedimento operoso e quasi miracoloso sottoscrivano l'impegno alla pura e semplice applicazione sostanziale della nostra Costituzione meravigliosa! Che lo sottoscrivano, prima, e poi lo mantengano sul serio! Ora, va bene la laicità e la sospensione dell'incredulità di cui sopra, ma dice sempre il titoletto, non siamo coglioni. Pertanto io mi fido di Anna Falcone e di Tomaso Montanari, quando spiegano che entro un breve termine e non prorogabile si dovrà vedere con estrema chiarezza chi sta nel progetto con quei contenuti e chi no. Aggiungo soltanto, appunto perché non sono un coglione, che questo termine potrebbe e dovrebbe essere davvero breve, che tempo poi ce ne servirà tanto per passare dall'enunciazione all'organizzazione; dico che già dal 1° luglio, all'appuntamento di Santi Apostoli a Roma convocato da Pisapia e accolto da tutti quelli che al Brancaccio erano un pochino fuori contesto, dovremmo poter saperne di più sul da farsi dal giorno dopo, e con chi. Ecco, io spero che chi ha in mano, giustamente (stante ancora la fase pre-costituente e a-democratica, è inevitabile, del progetto tutto), le redini di questa bella cosa che è nata dall'appello dei due coraggiosi, non ci chieda tanta attesa ancora oltre questo paio di settimane. Mica per altro: noi ci stiamo, con calma e gesso e laicità, e ci avete sollecitato e ci avete anche entusiasmato e non vediamo l'ora di metterci all'opera davvero, la grande opera del cambiamento realizzabile, nelle condizioni date, dello stato di cose presente, l'uscita da sinistra dalla crisi epocale e sistemica, l'implementazione di tutto il socialismo possibile a Costituzione vigente. Però non è una cambiale in bianco, la nostra fiducia, la nostra buona disposizione d'animo. Io semmai ne ho firmate in passato, ora non ho più nessuna intenzione di rifarlo. Per sicurezza ho buttato anche la penna. Mi resta la mano nuda, se volete e fate bene essa è al vostro servizio. Sennò è pronta per un 'ciao', e si farà in un altro modo. ALLA FINE CONTERANNO PURE I NOMI E LE FACCE. PROPOSTA METODOLOGICA PER LE LISTE ELETTORALI 23.6.17 Cari Falcone e Montanari, e cari webmaster dell'appello-progetto, sto parlando delle liste elettorali del QDS (Qualcosa-di-Sinistra: visto che non ha ancora né nome né logo, benché vi abbia già proposto in privato il nome di "Pace Lavoro Democrazia", io lo chiamo così), quelle per la Camera e il Senato per cui si voterà al più tardi a primavera 2018, non si sa bene con che legge. E sto parlando soprattutto del frontman o della frontwoman che pure prima o poi dovrà essere associato per il grande pubblico al QDS, in qualità di leader non tanto politico quanto mediatico, e forse pure (ma non strettamente necessario: per esempio i grillini nel 2013 non lo indicarono) in qualità di candidato/a premier. Ah, passo indietro, per il pubblico meno attento: sto parlando ovviamente del soggetto di azione politico-elettorale, collettivo, plurale ma unitario, di sinistra radicale e popolare insieme, che emergerà (se emergerà) dall'appello Falcone-Montanari e dal percorso pubblicamente inaugurato con l'evento del Brancaccio di Roma il 18 giugno. Bene. Come si faranno le liste? E come si sceglierà il/la leader? La faccio breve, in cinque punti, e la dico al rovescio. Poi in conclusione ricapitolo al dritto. 5. Il/la leader del QDS verrà scelto a maggioranza da tutti i candidati e tutte le candidate QDS al Parlamento, al termine di un'assemblea fisica ovvero virtuale ma comunque pubblica (nel senso che chiunque potrà seguirla, anche se diritto di parola e voto spetterà solo a candidati e candidate). 4. I candidati e le candidate QDS al Parlamento saranno scelti on line il giorno X da tutti quelli che si saranno registrati alla pagina web apposita tra il giorno Y e il giorno Z; saranno votabili quelli che saranno stati proposti col metodo che dico dopo; ogni registrato potrà esprimere non più di un voto per un uomo e non più di un voto per una donna per ogni collegio elettorale (rispettivamente a Camera e Senato); concluse le votazioni si ordineranno i proposti in base ai voti ottenuti, un comitato di garanti risolverà sia i problemi di 'pari merito' sia quelli di opzioni eventuali tra più collegi elettorali. 3. Si potrà proporre alla selezione dei candidati di uno o più collegi elettorali (o alla Camera o al Senato) chi si segnalerà al comitato dei garanti entro il giorno W certificando di essere sostenuto/a da almeno N registrati tra il giorno Y e il giorno Z; cioè per ogni collegio per cui si propone, l'aspirante candidato dovrà allegare almeno N sottoscrizioni a sostegno; ogni registrato potrà sottoscrivere per non più di un uomo e non più di una donna e per non più di un collegio elettorale (rispettivamente a Camera e Senato), non necessariamente il proprio di elettore/rice; i garanti pubblicheranno in tempo utile un profilo di proponibilità dei cittadini (o per converso, le condizioni di improponibilità). 2. La registrazione alla pagina web apposita va effettuata in modo certo e univoco, per esempio con il codice fiscale, verificata e validata dal comitato dei garanti in tempo utile per la fase delle sottoscrizione delle proposte. 1. Falcone e Montanari rendono nota la composizione (e la metodica seguita) del comitato dei garanti per la campagna elettorale. Ricapitolo al volo. Sempre se riuscirà ad emergere dal vostro appello, cari Falcone e Montanari, l'agognatissimo soggetto di azione politico-elettorale, collettivo, plurale ma unitario, di sinistra radicale e popolare, prima cosa da fare sarà il comitato dei garanti (di cui potrete far parte, io confido). Poi la costruzione di una pagina web apposita per la consultazione, e la registrazione certa di tutti gli interessati. Poi la proposta di candidature, supportata dalle sottoscrizioni. Poi il voto per la scelta dei candidati e delle candidate al Parlamento. Poi la scelta da parte loro del frontman o della frontwoman. Il tutto, contestualmente alla raccolta delle firme certificate per aver diritto a presentarsi alle elezioni politiche come soggetto (QDS, Pace lavoro Democrazia, o quello che sarà), e contestualmente alla definizione di un programma che espliciti i validissimi spunti del vostro appello e degli interventi in assemblea del 18 giugno al Brancaccio (e che tutti e tutte le aspiranti candidati preliminarmente s'impegnino a rispettare), e contestualmente alla diffusione con ogni mezzo del progetto tutto per intero presso il grande pubblico. Cari Falcone e Montanari, quante cose da fare! Anche per questo vi esorto, e ci (mi) esorto a non perder troppo tempo aspettando l'impossibile, ossia che chi di sinistra radicale e popolare insieme non è e non è mai stato, né mai lo sarà, ci dica che farà parte del vostro/nostro progetto e mantenga poi tale impegno. Ci siamo capiti. Grazie infinite per l'attenzione! ALMENO ABBIAMO UN PO' DI VANTAGGIO 27.6.17 Sì, per sabato 1 luglio sono convocati a Roma due eventi simmetrici e opposti del mondo politicosociale che sta a sinistra del PD e dei ceti e interessi che tutela e da cui è mosso. A Piazza Santi Apostoli Pisapia e il suo Campo Progressista (di cui fa parte anche Boldrini) invitano l'MDP-art.1 di Bersani, D'Alema, Speranza, Scotto e altri più giovani a far partire un'intesa di merito e di metodo in vista delle prossime elezioni. Il fulcro della quale sarà l'esclusione di ogni pregiudiziale anti-PD, prima o dopo il voto. Invitati interessati sono anche Possibile di Civati, Futuro a Sinistra di Fassina, la CGIL e la società civile che si raccoglie intorno a Repubblica. Invitata meno (spero) interessata, anche Sinistra Italiana di Fratoianni. Al Centro Sociale Intifada, più o meno in simultanea, la galassia Eurostop si dà un'assemblea costituente sui temi-chiave no all'Euro, no all'Europa, no alla Nato. Ci saranno molti movimenti No-qualcosa, la Rete dei Comunisti, i sindacati di classe come l'USB, il PCI, forse anche il PC e il PCL, Ross@, centri sociali come Je so Pazzo di Napoli, e l'antagonismo raccolto intorno a ControPiano e RadioOndaRossa. Invitata meno (spero) interessata, anche Rifondazione. Quindi, dal 1 luglio si aggiungono altre due macchine rosse alla rossa già sulla griglia di partenza dal 18 giugno, con l'assemblea del Brancaccio (sempre a Roma), ossia l'Alleanza Popolare per la Democrazia e l'Uguaglianza suscitata dall'appello di Anna Falcone e Tomaso Montanari. Una macchina rosso-assai-sbiadito, quella dei moderati di Pisapia&c, un'altra rosso-carico-quasi-bruno, quella degli estremisti No-tutto. Ma al centro c'è la nostra, la rossa-come-dev'essere, con Falcone e Montanari e tutto il coordinamento per il No del 4 dicembre, e l'Altra Europa e Rifondazione (se non scarta di là) e Sinistra Italiana (se non scarta di qua) e FIOM e Baobab e Libera e Dem-Agistris e Azione Civile e la Rete delle Città in Comune e Giuristi Democratici e Libertà e Giustizia e la Casa Internazionale delle Donne, e un sacco di gente organizzata oppure no (oppure sì e no, come noi del Gruppo PaLaDe) che non ci pensa per niente ad accordarsi col PD né prima né dopo e che non ha tempo per giocare al Risiko della geopolitica astratta, ma vuole "soltanto" tutto il socialismo possibile a Costituzione vigente, e lo vuole adesso! C'è metà del Paese che alla politica ha appena detto di non credere. Io credo che il 1 luglio le due assise convocate, uguali e contrarie, parlino ancora il linguaggio di quella politica lì che non importa a nessuno. Noi, se non deflettiamo dal progetto, parliamo semplicemente il linguaggio della vita. In più abbiamo due settimane buone di vantaggio ai blocchi di partenza! Non lo sprechiamo. Al lavoro e alla lotta! TRE FLASH SU SANTI APOSTOLI 2.7.17 Sono stati entrambi al Brancaccio, il 18 giugno, e ci hanno detto 'stiamo con voi'. Ieri erano entrambi a SS.Apostoli, e gli hanno detto 'stiamo con voi'. Fassina e Civati. Qualcuno ha provato a fargli capire che quel teatro e questa piazza non sono la stessa cosa, tutt'altro: per esempio gli organizzatori della piazza hanno rifiutato a suo tempo l'invito al teatro, per esempio gli organizzatori del teatro si son visti chiusa la piazza cui volevano dire delle cosette. Però loro due niente: 'stiamo con voi, ma anche con voi!' Tradizione antica, risale a Veltroni e più su all'adagio 'Franza o Spagna purché se magna!'. Civati e Fassina. ...Chi conduce Striscia la Notizia l'anno prossimo? Su su, scopiamo via questa polvere ilare della Storia e facciamo le cose serie che dobbiamo e speriamo di saper fare! Eh, Falcone? Eh, Montanari? Sabrina Ferilli che appoggia il progetto Pisapia e fa pervenire al palco un messaggio che Lerner legge, e comincia con "Care compagne e compagni..." E niente, non sono riuscito in nessun modo a proseguire. Come a scuola, quando ti prendeva la ridarella e il prof dopo due tre strilli ti buttava fuori, ma continuavi a ridere in corridoio davanti ai bidelli. Alla fine saranno stati un migliaio. Che se consideri tutti i soldi che è costato impegnare minuti televisivi prima durante e dopo, colonne di informazione stampa prima durante e dopo, pagine web e social prima durante e dopo, la presenza diretta o indiretta di testimonial 'spettacolari', service allestimento e palloncini, ebbene occhio e croce per ognuna di quelle mille anime in piazza santi Apostoli a Roma saranno stati spesi sì un mille eurucci. Berlusconi sapeva farle meglio certe cose: 10 euro in saccoccia, un panino e una bibita ciascuno, pullman comodo che ti porta e ti riporta, compresi nel pacchetto i selfie con qualche olgettina giù dal palco, e in piazza del Popolo te ne stipava diecimila, spendendo la metà! Seri. Il fatto è che non basta più l'album delle figurine (degli Anni '90 e Duemila) per avviare un processo storico: dietro i Bersani, i D'Alema, i Gotor, gli Scotto, i Fassina, i Civati, i Cuperlo, gli Orlando, le Boldrini e ovviamente i Pisapia, ci stanno (tolti pochi famigli e portaborse, e qualche cittadino comune con incrollabile curiosità politica, forse nostalgia) soltanto appunto Bersani, D'Alema, Gotor, Scotto, Fassina, Civati, Cuperlo, Orlando, Boldrini e Pisapia, loro come persone e basta. Il che è un bene, per un ideale di democrazia all'ateniese (o del Catone straordinario di Gassman secondo Luigi Magni), ma è un male nella misura in cui la nostra parte (intendo il "progetto Brancaccio" che intenderci) non ha ancora capito che il tempo e le risorse che si devono impiegare per dialogare con e provare a convincere un Fassina, un Gotor o una Boldrini delle nostre tesi, invece, radicali e popolari insieme, sono assolutamente equivalenti a tempo e risorse da impiegarsi per dialogare e convincere la mia dirimpettaia, cittadina semplice come me peraltro. "Bisogna essere unitari", allora, antico mantra della sinistra che vuole che si stia tutti insieme, proviamo a leggerlo e viverlo in tutt'altro senso: cioè bisogna ricordare che ormai Bersani, per dire, è uno (non trino, tanto meno oceanico), così come uno è mio padre, una la mia collega, uno il mio meccanico, una la mia vicina in metropolitana, e che tutto il tempo e le risorse che distoglieremo dal progetto per portarci dentro Bersani (e lui solo, unitario) li toglieremo da quelli che servono a connettere altrettante unità, in famiglia, sul lavoro, nella vita di tutti i giorni. Vista così la cosa è più chiara, credo. E spiega flop e previene sprechi. Insomma: noi, compagne e compagni, e in primis cari Falcone e Montanari, facciamo sempre il nostro, diciamo i nostri propositi e decliniamoli in progetti concreti, e tutti quegli uno capaci di intendere e volere, di buona volontà e retto pensiero, verranno a fare politica con noi, saranno il cambiamento che essi stessi vogliono per la vita di questo Paese (e dintorni), e che nessuno (figurina o suffragetti) è più in grado di offrire. Questa la lezione di quella piazza, secondo me. IF 4.7.17 SEI NELL'ALLEANZA POPOLARE PER LA DEMOCRAZIA E L'UGUAGLIANZA (APPELLO FALCONE-MONTANARI, PROGETTO BRANCACCIO) SE 1. Se vuoi che in Italia tutti rispettino le leggi, e che chi lavora in una qualunque funzione pubblica le rispetti con particolare disciplina, e onore. 2. Che tutti paghino le tasse, e chi guadagna o possiede di più le paghi in proporzione maggiore di chi guadagna o possiede meno; che tutti paghino la giusta tassa di successione, perché quella fortuna toccata a qualcuno senza particolari meriti sia meno ingiusta possibile. 3. Che tutti quelli che lavorano armati – esercito, polizia, carabinieri, finanza, servizi: tutti – siano fedeli alla legge e alla sovranità popolare, e sempre e soltanto a questo. 4. Che tutti abbiano il piacere, oltre che l’interesse, di occuparsi della vita politica; e che se serve si uniscano in associazioni, movimenti, partiti, per raggiungere i propri scopi politici. Che tutti vadano a votare, perché i partiti in lizza sono effettivamente l’espressione di quel piacere e di quell’interesse. 5. Che tutti i lavoratori partecipino in una forma razionale alla gestione delle proprie aziende, private o pubbliche. Che lo Stato, cioè il Popolo, produca una quantità di beni e servizi, specie i beni e i servizi di utilità generale; e che nessuno di quelli che fanno impresa privata lo faccia recando danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana – sennò, vuoi semplicemente che lo Stato, cioè il Popolo, gli tolga l’impresa e la destini al bene comune. 6. Che tutti i lavoratori abbiano una coscienza sindacale e nessuna azienda li discrimini per la collocazione ideologica di quella coscienza, qualunque sia. 7. Che tutti quelli che non possono lavorare siano assistiti e mantenuti dallo Stato; così quelli che hanno un infortunio o una malattia, così quelli che hanno già lavorato abbastanza. 8. Che tutti lavorino un numero di ore al giorno, un numero di giorni a settimana, un numero di settimane all’anno e un numero di anni nella vita, tali che ci sia lavoro per tutti e la vita sia bella. 9. Che tutti guadagnino il giusto. Che le donne guadagnino quanto gli uomini, a parità di lavoro, e abbiano le stesse prospettive di carriera, a parità di talento; e anzi, che le donne abbiano dei vantaggi di reddito e delle tutele di carriera in più degli uomini, se oltre che del lavoro devono occuparsi di famiglia e casa. E che gli stranieri guadagnino quanto gli italiani, a parità di lavoro, e abbiano le stesse prospettive di carriera, a parità di talento. 10. Che i ragazzini non debbano lavorare, ma studino e giochino tutti; che la scuola pubblica di ogni ordine e grado sia davvero ben fatta, pienamente accessibile e frequentata con profitto diffusissimo. E che l’Arte, la Storia e la Scienza in particolare siano studiate e insegnate con grande cura. 11. Che tutti siano curati come si deve, e nessuno sia curato contro voglia; nemmeno contro la sua propria voglia: che chi vuole smettere di esser curato contro ogni speranza e dignità, lo si lasci in pace e anzi lo si accompagni alla fine nel modo migliore possibile. 12. Che quelli che stanno in prigione ci stiano in spazi e modi di rispetto, di riabilitazione, di umanità. 13. Che tutti abbiano le informazioni per dire ciò che pensano sugli argomenti che riguardano la vita di tutti; e la possibilità di farlo: di dirlo, scriverlo e diffonderlo. 14. Che tutti – che abbiano fede in qualche dio, qualsiasi, o in nessuno – possano nutrirsi di spiritualità, se lo vogliono. E che nessuno, nemmeno con la scusa del terrorismo – religioso o laico –, sia intaccato nei propri diritti di libertà, espressione e riservatezza. 15. Che l’Italia non dia mai nessun contributo, di nessun modo – nemmeno camuffato – all’impiego delle armi per la gestione delle controversie tra Popoli e tra Stati. E che però sostenga sempre, pacificamente in tutti i modi possibili, quei Popoli che si difendono dalle armi degli Stati o del proprio Stato stesso. 16. Che tutti gli stranieri che chiedono di entrare in Italia – o che ci provano, anche senza chiederlo – perché nel loro Paese la vita è impossibile, siano accolti qui come fossero italiani; come fossero semplicemente umani, che è esattamente ciò che sono. 17. Che la cultura, la ricerca scientifica e tecnica, il patrimonio storico e artistico, il paesaggio, l’ecosistema – che tutto questo sia un bene comune e un valore per tutti; e che ci si spendano tanti soldi, pubblici o recuperati al pubblico, perché questo bene-valore sia una ricchezza in costante aumento. 18. Che lavorino tutti; tranne quelli che non possono. E che il lavoro di ciascuno sia sempre di quelli che fanno bene al lavoratore, alla collettività e al Paese. 19. Che tutti siano uguali davanti alla legge; e che se c’è qualcuno che in partenza è svantaggiato rispetto agli altri per un motivo qualsiasi, quanto a possibilità materiali o immateriali, lo Stato faccia in modo che lo svantaggio venga colmato il prima possibile. 20. Che tutti i diritti umani e civili siano riconosciuti ed esercitati; e che se la collettività capisce che è venuto il tempo di un nuovo diritto umano o civile, per via di partecipazione e azione politica diventi legge anche quella novità. Sei nell'Alleanza Popolare per la Democrazia e l'Uguaglianza se vuoi che l’Italia sia un bel Paese, e che il Popolo ne sia il sovrano secondo Costituzione. Se è così, sappi che ci sono tante altre donne e tanti altri uomini in questo momento in Italia che vogliono esattamente ciò che vuoi tu; e che è molto più facile ottenere ciò che si vuole mettendosi insieme a chi vuole lo stesso ed agendo con coraggio, intelligenza e lealtà – ognuno mettendo a disposizione degli altri ciò che sa fare, ciò che sa pensare, ciò che sa sperare. SEI NELL'ALLEANZA SE AVEVI GIA’ CAPITO TUTTO QUESTO, OPPURE SE LO HAI CAPITO PROPRIO ADESSO. E SOPRATTUTTO SE HAI LEALTA’, INTELLIGENZA E CORAGGIO DA OFFRIRE A UN LAVORO DI UMANITA’, CIVILTA’ E GIUSTIZIA. SAI FARE? SAI PENSARE? SAI SPERARE? SEI NELL'ALLEANZA POPOLARE! LA DIFFERENZA TRA TE E ME 5.7.17 Tralasciando il buon Ferro, la differenza tra Civati e Montanari forse è tutta qua: Civati, eterno Pierino-Amleto, cerca tra Brancaccio e Santi Apostoli un punto mediano, piattamente e radical-chicamente trovato in un aperitivo a Monti, dove la politica di classe serve al più a battere meglio la menta nel mojito; mentre Montanari, hombre vertical in senso buono, indica un punto tridimensionalmente altrove, alto sulla visione di un futuro da costruire, dove non valgano rendite di posizione del ceticchio politico ma si scommette a nervi saldi sulla partecipazione di chi fin qui è disinteressato o escluso. Anche a me verrebbe, come a tanti compagni già allarmati, di sbattere invece la porta in faccia ai faccendieri di Insieme. Ma infatti, non a caso, né io né i compagni di cui sopra ci siamo imbarcati nell'impresa perigliosa di concepire e presentare l'appello di Montanari e Falcone; al più l'abbiamo letto, al massimo approvato. Loro due no, ci si sono sporcati letteralmente le mani con tutto quel che ne consegue; anche, e soprattutto, con la pazienza e la finezza tattica di non consentirsi di sbattere nessuna porta, per quanto liberatorio sia, e di dare così alibi ad alcuno da giocarsi in pubblico (un pubblico così suscettibile al vittimismo dei vip). Quindi, ancora, bravo Tomaso e brava Anna che reggono uno stress ideale e materiale che schianterebbe me e tanti altri puristi come me! Pertanto io ci sto, lo confermo. Snidiamo i falsi profeti del nuovo! E incessantemente lavoriamo, sperando che le nuove energie arrivino proprio per questo doppio movimento, di cesello e di martello. Un po' di fiducia, vi chiedo, compagni e compagne! Noi non abbiamo da perdere altro che la nostra impotenza, e ancora la sconfitta delle nostre ragioni. IL PRINCIPIO DEL DOMINO 9.7.17 Se Renzi, anche solo per assecondare i sondaggisti, fa proclami razzisti, è una merda. Se Gentiloni gli dà del ragionevole, è una merda. Se Pisapia lo giustifica, è una merda. Se Bersani, anche solo per responsabilità di governo, non sfiducia Gentiloni, è una merda. Se Fratoianni non sbatte la porta in faccia a Pisapia e Bersani è una merda. Posso andare avanti così fino a stasera, trovando motivi per sillogismi in merda fino all'estrema sinistra del panorama politico italiano, basta andare indietro nella storia o in profondità nella geografia delle alleanze. Il domino morale può far cadere tutti e tutto. Allora non bisogna toccare nessuna tessera, mi obietterà qualcuno, neppure la prima e più compromessa. No, rispondo. Dovranno caderne, invece, secondo scienza e coscienza comune a chi ha retto pensiero e buona volontà. Posso solo sperare che ne restino su abbastanza per costruire il cambiamento, così come spero che buona volontà e retto pensiero ce ne siano abbastanza in giro per effettuare tutte le operazioni del caso. E se non sarà così me ne farò una ragione. Vorrà dire che l'Italia, il presente e perfino la classe sono come dicono i sondaggisti a Renzi, buon ultimo. Che hanno muri nella testa, come alcuni di voi già sanno e io, nei giorni più bui, sono propenso a credere. TINA 11.7.17 "There Is No Alternative": questo è il mantra del neoliberismo imperante che attraversa la Storia occidentale (e non solo) da quasi quarant'anni, ormai. Fu deciso, il neoliberismo, e fu coniato, il mantra, in ristrettissimi circoli di decisori globalissimi, come struttura portante di quanto più tempo possibile a venire posto che allora (circa quarant'anni fa), per motivi che abbiamo già discusso qui e altrove e che ora si tacciono, la stagione storica che va dal New Deal roosveltiano al Welfare State europeo (circa mezzo secolo in tutto) si decretò morta e sepolta. Restava, a decisione presa, il problema di farla piacere alla gente. Perché nemmeno i più decisi decisori e i più globali, e i più ristretti circoli, possono far fare un solo millimetro alla Storia in una qualunque direzione se la gente non già tira da un'altra parte (magari!) ma anche soltanto resta ferma a far massa inerziale (ossia resistente). Quindi, in soldoni, la selezione del personale politico più in vista, quelli e quelle che la gente doveva 'scegliere' per farsi 'governare' (le virgolette ci stanno tutte, sia per il senso profondo e contrario dello scegliere sia per la distorsione postdemocratica del governo occulto e o-sceno), fu fatta ed è fatta accuratamente solo in vista dell'obiettivo strategico succitato: alla gente il neoliberismo doveva e deve piacere o quantomeno essa doveva e deve introiettare che TINA, ThereIsNoAlternative. Così chiunque fosse (o sia) in grado di perseguire quell'obiettivo, con un dispiego di mezzi di persuasione di massa e conculcamento individuale che replica su scala di centinaia di milioni di anime ciò che i dittatori della prima metà del '900 sperimentarono (rozzamente) su qualche milione di sudditi, avrebbe conseguito (o consegue) il potere visibile per acclamazione delle folle, ma in realtà avrebbe portato (o porta) il testimone per un tratto di questa staffetta ormai quasi semi-secolare nella quale il traguardo è la vittoria definitiva della guerra di classe dall'alto. Quindi Thatcher, Reagan, Clinton, Blair, Mitterrand, Kohl, Merkel, Berlusconi, Prodi, Sarkozy, Renzi, Macron... E anche l'opposizione politica, quella tollerata, accettata, direi quasi coccolata, non avrebbe dovuto (né deve) opporsi affatto al TINA, ma anzi avrebbe (e ha) consolidato nella percezione della gente che il sistema di riferimento concettuale è immutabile (in soldoni: no Stato, sì mercato, "provate ad arricchirvi voi, e in culo tutti gli altri") e che se la qualità della vita peggiora, come è inevitabile che sia, la colpa è raramente dei decisori visibili ("abbasso la casta!") e spessissimo dei più malridotti ancora ("odiate! odiate! odiate!"), ma mai (è addirittura in-pensabile) della struttura del sistema in sé. Quindi i razzisti, i neofascisti, i populisti, i nazionalisti, i sovranisti, i suprematisti... Ho scritto ora questo promemoria sulla scorta di due stimoli contrapposti. Macron, il nuovo che avanza in Francia, ha appena reso nota la sua ricetta anti-crisi: tagliare ancora spesa pubblica e servizi. Alla faccia del nuovo. L'altro, positivissimo, è nell'introduzione di Anna Falcone all'assemblea di Roma del progetto politico emergente dall'appello suo e di Tomaso Montanari. Ha detto, tra l'altro, che lo Stato, ossia il pubblico, deve riconquistare la centralità che costituzionalmente gli spetta anche, e soprattutto, nel campo dell'economia, della produzione, dell'occupazione, altrimenti dalla crisi e dall'illegalità (che la disoccupazione e la precarietà nutrono, con lo smantellamento dell'imprenditoria pubblica) non usciremo mai. Una meraviglia di considerazione inattuale che mi ha allargato il cuore e la mente. Non voglio dimenticare quella sensazione. Per questo ho scritto. VERONA HELLAS 13.7.17 Vi ricordate nell'85? Fu l'unica volta in cui si applicò il sorteggio integrale per gli arbitri della serie A. Fu un campionato bellissimo, e lo scudetto lo vinse il Verona! Ecco, ci vogliono di queste decisioni di metodo perché il merito una volta tanto ci sorprenda. Perché non succedano sempre le stesse cose, derivanti da rapporti di forza che col merito poco c'entrano. Perché non vincano sempre gli stessi, e non perdiamo sempre noialtri. Mutatis mutandis, perché la lista elettorale della sinistra radicale e popolare insieme, quello spazio politico, o forse soggetto politico, che va formandosi dall'appello Falcone-Montanari, dal teatro Brancaccio, dal 'decalogo' e dalle assemblee territoriali e tematiche in corso, sia quel cambiamento sostanziale che vuole incarnare, ebbene deve non solo esserlo ma anche sembrarlo. Così come quello strano campionato dell'85 sembrò diverso, per il sorteggio integrale degli arbitri, e infatti lo fu! Cambiamo le regole, dico: per una volta, a sinistra, i candidati in lista non li scelgano le solite combriccole che rappresentano solo se stesse, ma scegliamoli noi integralmente! E hai visto mai che poi, dalle urne, ti esce fuori che a vincere è proprio il Verona. COERENTE 24.7.17 Io mi stupisco dello stupore di qualcuno! Pisapia ha votato e fatto votare Sì al referendum del 4 dicembre, non ha accettato l'invito al Brancaccio, non ci ha voluti a ss. Apostoli, ha sempre detto che il PD non è il suo nemico, si è pure abbracciato pubblicamente una bella gnocca col cervello atto solo a far male, e infine (ma solo per ora) ha disdetto un previsto incontro con l'attor giovane di MDP-Art.1. Cosa aggiunge questo al quadro? Niente. Quando è stato Pisapia disponibile a incarnare una sinistra degna di questo nome? Mai. E' coerente il tutto nel suo moderatismo collaterale al PD e quindi a Renzi? Sì, sempre. Io mi stupisco dello stupore, perfino di compagne e compagni, e semmai mi stupisco e un po' m'incazzo per il fatto che si stia ancora a parlare di Pisapia (e altri), a cercare di capire che farà gente così, ad aspettarli addirittura! Un po' di coerenza da parte anche nostra non guasterebbe. ...E non s'azzardino adesso a dire "e va bene, Pisapia no: proviamo allora con Marino?", perché sennò qualcuno è davvero da ricovero. Coatto. E PERCHÉ? 29.7.17 "Lo Stato non può fare i traghetti!" E perché no? Se lo Stato francese può fare traghetti rispettando i diritti dei lavoratori, la tutela dell'ambiente e la sicurezza di equipaggio e passeggeri meglio dell'imprenditore privato, li faccia invece! "Non nazionalizzeremo certo Telecom per rappresaglia!" Ma perché no? Non per rappresaglia, però se lo Stato italiano può produrre reti e servizi di telefonia rispettando lavoratori, ambiente e utilizzatori meglio dell'imprenditore privato, che taglia o affama il personale e arricchisce l'amministratore delegato, si nazionalizzi invece! Niente di rivoluzionario, peraltro. Ma solo di assai costituzionale. "Art. 41. L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. Art. 42. La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati. La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d'interesse generale. Art. 43. A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale." Mi direte: "ma a questo Stato italiano, a questa genìa di magnaccia tra politici e amministratori, daresti pure la Telecom nazionalizzata tra le mani?!?" Rispondo che dimenticate un particolare: che invece lo Stato siete voi, sono io, siamo noi! E che la genìa dei magnaccia starà lì dov'è, ad occuparlo indegnamente, solo se e finché ce la teniamo noi perché non sappiamo esprimere niente di meglio per autogovernarci, per esercitare la sovranità che costituzionalmente ci spetta! Quindi l'obiezione vera non è "lo Stato non deve produrre traghetti o comunicazione", e neppure "di questa classe politica e dirigente è impossibile fidarsi", bensì: "noi cittadini, sul cui destino collettivo fu cucita addosso la Costituzione, cioè la Repubblica, cioè la democrazia stessa, vogliamo o no esserne all'altezza?". È tutto qui, se ci pensate. PERCHE' PALADE? ANZI: PA.LA.DE. 31.7.17 Sta per PAce LAvoro DEmocrazia. Tre capisaldi della convivenza civile; mai assicurati una volta per tutte stante lo stato di cose (da tempo) presente, nel quale la diseguaglianza economica e sociale a vantaggio di una minoranza che non intende perdere i propri privilegi, pone costantemente a rischio l'acquisizione da parte della maggioranza (e del sistema nel complesso) sia di una democrazia non solo formale, sia di un'occupazione tendenzialmente piena e garantita, sia del rifiuto del violenza armata tra Stati o tra governo e popolo di uno stesso Stato. Giustamente la nostra Costituzione, uno dei punti in assoluto più avanzati nella costruzione della Civiltà e dell'Umanità stessa, presidia ciascuno dei tre capisaldi (e tutti e tre, nell'insieme concettuale e concreto che Madri e Padri Costituenti correttamente compresero e delinearono); e il collettivo romano Gruppo PaLaDe, contribuendo alla costruzione del progetto per un'alleanza popolare per la democrazia e l'uguaglianza (dall'appello di Falcone e Montanari alla presentazione al teatro Brancaccio, a tutte le iniziative e le dichiarazioni che ne son seguite e seguono), si è dato appunto questo acronimo come identità di sintesi e come orizzonte di azione (almeno grossomodo). Per ora offriamo all'elaborazione, in corso da parte di tutti (singoli o formazioni) coloro che si riconoscono nel progetto, i seguenti spunti su ciascuno dei tre vasti campi che dunque ci denotano; il lavoro di confronto sui temi e di enucleazione da essi di programmi, è proprio ciò cui ci rendiamo disponibili insieme a chi voglia mettere a frutto esperienze e competenze con l'obiettivo di dare sostanza politica all'idea di costruire (anche) in Italia un soggetto di sinistra radicale e popolare insieme. Sono, in pratica, solo richiami precisi del testo costituzionale, tuttora largamente disapplicato nei punti in questione; il quale, però, siamo convinti (con Falcone e Montanari) abbia una forza di verità e un'urgenza storica tali da riavvicinare, se calato dalla carta alla dialettica, la gran parte della gente disaffezionata all'abc stesso della vita democratica e perciò facile preda del peggio (arrivismo, egoismo sociale, razzismo, neofascismo) che viene messo sul mercato dell'offerta politica in questi anni di crisi. Ma ecco i nostri spunti (sono sei in tutto, due per caposaldo). PACE: - Tema dei migranti, rifugiati, richiedenti asilo, emigrati economici, stranieri in transito: Let's Save Them All! Aiutiamoli tutti! "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale." (art. 2) "L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici." (art. 10) - Fuori l'Italia dalla NATO, fuori la NATO dall'Italia! "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo. (art. 11) LAVORO: - Il Pubblico come datore di lavoro in qualsiasi settore produttivo e/o distributivo di merci e/o servizi, in libera concorrenza col Privato, con reddito minimo garantito e meritocrazia effettiva. "La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto." (art. 4, 1° c.) "Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa." (art. 36, 1° c.) "I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge." (art. 54, 2° c.) "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti." (art. 32, 1° c.) [*] "La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi." (art. 33 2° c.) [*] - La confiscabilità, e la riconversione al Pubblico, delle imprese private che agiscono in contrasto con l'utilità sociale o sono dannose per la libertà e la dignità umana e/o la sicurezza umana o del territorio. "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese." (art. 3, 2° c.) L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali." (art. 41) "La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati. La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti. La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d'interesse generale. La legge stabilisce le norme ed i limiti della successione legittima e testamentaria e i diritti dello Stato sulle eredità." (art. 42) "A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale." (art. 43) "Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende." (art. 46) DEMOCRAZIA: - Tassa patrimoniale e riforma fiscale in senso fortemente progressivo, e il massimo impegno investigativo, giudiziario e sanzionatorio contro evasione ed elusione. "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività." (art. 53) - La riforma elettorale per il sistema proporzionale puro. "La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione." (art. 1, 2° c.) "Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico." (art. 48, 2° c.) [*]: Articolo citato per esemplificare l’estensione concettuale necessaria Questo l'orizzonte del nostro contributo al progetto. Il Gruppo PaLaDe, collettivo romano, sezione virtual-territoriale della costruenda alleanza popolare per la democrazia e l'uguaglianza, ci sta. Compagni e amici, al lavoro e alla lotta! DOVE ERAVAMO RIMASTI? 5.9.17 Prendo spunto ovviamente dai casi siciliani, dalle singolari alchimie e giravolte per la presentazione di uno o più candidati in nome e per conto della sinistra (intendo e intenderò con ‘sinistra’ tutto ciò che è a sinistra del PD). Ad oggi colà stanno messi così: Micari si presenta per PD + Alfaniani + Pisapia, il che induce (pare) Crocetta a ritirarsi; SI (ex-SEL) e MDP (bersaniandalemiansperanziani) candidano Fava senza primarie né altri tipi di consultazioni ‘dal basso’; Rifondazione e PCI (ex-PdCI poi PCdI) sceglievano invece Navarra (con un percorso almeno un po’ partecipativo), ma ieri Navarra ‘fa un passo indietro’ e si accoda a Fava, ‘per l’unità della sinistra’; Rifondazione non entusiasta accetta, PCI non si pronuncia ancora, Civati benedice il tutto. Ora, a leggere i commenti di compagni anche tra i più lucidi e critici sembra che la sindrome di Stoccolma abbia ormai fatto strage di animi e menti, dalla nostra parte. Infatti, mi pare, le maggiori obiezioni che vengono da chi taccia di accordo al ribasso, tutto e solo ‘politichese’, la configurazione che sta emergendo (cioè una sinistra che si intruppa, con Fava, in un’opzione tutto sommato moderata e comunque per nulla discontinua nei metodi, calata com’è dall’alto as usual), ebbene restano sempre e comunque al livello di ‘album ‘delle figurine’; ossia: io con quello non ci voglio stare, di quell’altro non mi fido, preferivo quell’altro ancora, questa combriccola mira a fregarci, per spirito di servizio voterò ma senza convinzione, eccetera eccetera. Nomi, sigle, alleanze, veti, retroscena veri o presunti – tutto qua; vale a dire, se il vulnus principale di tutta l’operazione per come sta delineandosi è lo sganciamento della medesima da una qualunque visione politica, strategica e programmatica che qualifichi la sinistra in quanto tale, con un forte odore di ‘poltronismo’ e fidelizzazione di clientes, ebbene le critiche all’operazione stessa parlano anch’esse solo di persone (buone o cattive) ma non di cose, tantomeno di idee. E questo, io credo, è il modo migliore per blindare la sensazione già purtroppo diffusissima che TINA, cioè: There Is Not Alternative; che la politica in Italia si fa solo in questo modo, perfino a sinistra; che o mangiare questa minestra o buttarsi dalla finestra: o così o pomì, insomma. Pessimo servizio, compagni. (Questo andazzo, osservo, macchia pure la nostra capacità di lettura del ‘gioco grande’, dalla Crisi alla geopolitica, imbambolati come appariamo da sinistra all’opinione pubblica a ‘tifare’ pro o contro figurine come Trump, Putin, Merkel, Assad, Erdogan, Kim Jong-un… Però senza esprimere essenzialmente qual è la visione concretamente alternativa di mondo e di economia che abbiamo in mente, e soprattutto di cui abbiamo una qualche strategia per farla egemone, per conseguirla. Meno male che siamo pochi e pure afoni, compagni, e pochissimi ci si filano; sennò la figuraccia sarebbe pure più pesante. Discorso che esula, qui – lo lascio subito.) Tutto ciò per dire – posto che io personalmente non conosco la Sicilia e quindi non potrei contrapporre a questa specie di Fantacalcio un ‘carotaggio’ programmatico decente, ma quanto al Paese sì e lo faccio da tempo – che da chi fa politica a sinistra, per lavoro, e da chi mangia pane e politica di sinistra da sempre (anche senza concorrere a cariche), ecco che mi arriva un’altra delusione, la sensazione che un’occasione del qui e ora si sia persa e si stia perdendo. As usual. E’ ben per questo che ormai mesi fa ho aderito convintamente al progetto-percorso inaugurato dall’appello di Anna Falcone e Tomaso Montanari, presentato poi al Teatro Brancaccio di Roma e arricchito via via da approfondimenti tematici e incontri assembleari in tutta Italia: tutto il potere alle idee, alle cose da fare per migliorare la vita reale della gente da una prospettiva di sinistra radicale (in quanto costituzionale) e (tendenzialmente) popolare, nessun potere ai personalismi in senso positivo (‘ipse dixit’) o negativo (‘quello non ce lo voglio!’). O, almeno: tale è stato presentato il DNA di tutto il movimento – com’era quello di La Via Maestra nel 2013, e quello di Coalizione Sociale 2015, e spero davvero che ora, fatidico ’17, i tempi siano infine maturati per. Certo, è una pratica che va appunto praticata: devono cioè continuare gli incontri, devono elaborarsi proposte, generali e di dettaglio, deve costituirsi un livello di sintesi, con metodica democratica, si deve condividere una scala di priorità… Dobbiamo insomma dare corpo ed evidenza a quest’altro modo di fare politica a sinistra, radicale e popolare insieme, che quanto più emergerà e sarà visibile alla gente tanto più toglierà terra da sotto a chi fa politica per poltrone anche a sinistra, e tanto più produrrà l’agognato travaso di attenzione e sostegno (ed elettorato, quando sarà il momento) sia dagli asfittici bacini della sinistra ‘politichese’ e di quella ‘macchiettistica’ sia da quello corposissimo dei disamorati, verso una proposta chiara di alternativa strutturale per l’Italia. Non c’è e non ci sarà, ritengo, altro antidoto contro il rischio tangibilissimo che il prossimo futuro del Paese sia consegnato nelle mani dei razzisti, dei neofascisti, dei plebiscitari 2.0 e dei crimini-affaristi. Siamo un po’ di compagni, amici, conoscenti, più o meno dello stesso quadrante nord-occidentale di Roma, a convergere sulle stesse esigenze civico-politiche e sulla circostanziata opinione che l’Alleanza per la Democrazia e l’Uguaglianza (nome temporaneo della ‘creatura’ cui Falcone e Montanari stanno facendo da levatrici), sia in fieri la risposta a quelle esigenze. Ci chiamiamo Gruppo PaLaDe – Pace Lavoro Democrazia. Noi ci siamo. L’estate è finita, riprendiamo il lavoro. SAVE OR KILL? 7.9.17 Io non so più quanti anni sono che dico, scrivo e pubblico un’insulsaggine come “Let’s Save Them All!” a mo’ di esortazione e di ricetta, insieme, per affrontare con buona volontà e retto pensiero, in scienza e coscienza, il capitolo del tutto preminente della Storia Contemporanea, ossia le migrazioni di grandi quantità di umani dalle zone di fatto invivibili del Mondo a quelle che non lo sono ancora. E la definisco ‘insulsaggine’, ora, non perché essa non rappresenti più il mio pensiero e il mio animo (li rappresenta, invece, ancora e sempre), bensì perché è sempre più insulso sperare che “Let’s Save Them All!” possa essere una ricetta percorribile, o pur solo un’esortazione comprensibile, posto che il senso comune maggioritario (silenzioso o berciante che sia) va nell’esatta direzione opposta; e senza una maggioranza di opinione pubblica conscia e a favore di una tesi qualsiasi, per quanto buona, quella tesi non si farà mai prassi. In Italia, in particolare, il cupio dissolvi della pur minima pratica di civiltà nei confronti del fenomeno migratorio, e dei migranti in carne ed ossa, ha percorso diverse tappe che la produzione normativa ci aiuta a contrassegnare e riassumere: dalla legge Turco-Napolitano del 1998 che istituiva i lager detti ‘centri di permanenza temporanea’ (ossimoro degno della Neolingua orwelliana), alla Bossi-Fini del 2002 che creava dal nulla il ‘reato di immigrazione’ (contro ogni meta-concetto giuridico occidentale: si colpisce cioè così uno status, non già un atto o un fatto), al decreto Minniti-Orlando, ora legge n°46/2017, che non solo ostacola il tentativo dei disperati del Mondo di togliersi dalla disperazione (lo faceva già la Turco-Napolitano), non solo li sanziona come criminali in quanto disperati (lo fa già la Bossi-Fini), ma in più ostacola e sanziona anche chi prova volontariamente e a proprio rischio e proprie spese ad aiutare i disperati nel loro tentativo di uscire dall’inferno in cui per sorte (e nostro comodo secolare) sono venuti al Mondo: la stretta sulle ONG è tutta qui. Tutto ciò, ovviamente, col plauso della maggioranza, sempre meno silenziosa e sempre più berciante, di cittadine e cittadini del mio Paese, alla quale sembra che quello sopra ricordato sia tutt’altro che un cupio dissolvi, ma semmai solo la rampa di lancio per misure sempre più efficaci e anti-buoniste affinché l’Italia non venga disturbata da quella gente di altra pigmentazione, altra lingua e altri usi, che ci porta solo miseria, sporcizia, disordine sociale, disoccupazione, violenza, terrorismo, furti, stupri e, da ultimo, pure le malattie che avevamo debellato. Oggi una delle ONG che non si è fatta intimidire dal terrorismo de facto della legge Minniti-Orlando, ha dichiarato, mostrandone le prove, che gli accordi tra Italia e Libia per l’imprigionamento dei migranti colà contro le loro disperanti fughe in barcone, producono direttamente i seguenti effetti: “Lì le persone sono trattate come merci da sfruttare. Ammassate in stanze buie e sudicie, prive di ventilazione, costrette a vivere una sopra l'altra. Gli uomini sono costretti a correre nudi nei cortili finché collassano esausti. Le donne vengono violentate e poi obbligate a chiamare le proprie famiglie e chiedere soldi per essere liberate.” E tanto è inconfutabile questa ricostruzione che perfino la Commissione UE, per bocca di suoi portavoce, ha replicato: “Siamo coscienti delle condizioni inaccettabili, scandalose e inumane di alcuni migranti in Libia, ma l'Unione Europea lavora per aiutare le organizzazioni internazionali a proteggere i migranti. Non siamo ciechi e agiamo, vogliamo cambiare la situazione." Bene. Ha parlato oggi anche il nostro Presidente del Consiglio, il quale ha aperto il proprio cuore (tenete sempre a mente la progressione della sensibilità italica sul tema, come l’abbiamo ripercorsa poco fa, e il senso comune dominante oggi) e ha detto: “Sulla questione dei migranti l'Italia ha portato avanti negli ultimi mesi alcuni degli obiettivi che avevamo illustrato e i risultati si vedono, nel senso della riduzione degli sbarchi, che è un risultato della nostra politica. Sono risultati mai definitivi, sempre da consolidare e il più possibile da europeizzare; perché se vogliamo consolidare un meccanismo di flussi legali dobbiamo farlo condividendo a livello UE il sostegno ai Paesi africani [come la Libia]." Ci compiacciamo, e consolidiamo. Il che, tradotto in slogan, può significare soltanto che si daranno ancora più soldi a cricche locali, perlopiù militari, in Libia come altrove, affinché di migranti che tentano la traversata del Mediterraneo non ce ne sia più nemmeno uno. Uccideteli tutti, quelli che avete lì e gli altri che vi arrivano man mano; non li fate soffrire per niente. Let’s Kill Them All! Standing ovation. LEGGE ELETTORALE PROPORZIONALE FACILE FACILE 19.9.17 Tra province e città metropolitane, in Italia ci stanno centosette distretti belli e pronti per diventare altrettanti collegi elettorali per la Camera. Li metti in ordine di popolosità (dall'ultimo report demografico) e li dividi per classi (sette, decrescenti) e avrai: un collegio da oltre 4.000.000 di abitanti (Roma), due da oltre 3.000.000 (Milano e Napoli), uno da oltre 2.000.000 (Torino), otto da oltre 1.000.000 (Bari, Bergamo, Bologna, Brescia, Catania, Firenze, Palermo e Salerno - ma nessuno di questi da più di 1.500.000), venticinque da oltre 500.000, cinquantasei da oltre 200.000 e quattordici da meno di 200.000 abitanti. Poi assegni: al collegio della prima classe 36 deputati da eleggere, ai due collegi della seconda 25 deputati per uno, a quello della terza 17, agli otto della quarta 11 deputati, ai venticinque della quinta 7, ai cinquantasei della sesta 4 e ai quattordici della settima classe 2 deputati da eleggere ciascuno. Totale: 618 deputati. Più i 12 che vanno eletti dai collegi esteri, fanno i 630 che prevede la Costituzione (art. 56). Ogni deputato eletto "rappresenta" così 75.000 abitanti, circa, quasi omogeneamente su tutto il territorio nazionale. Questa è la condizione necessaria perché il voto sia abbastanza 'uguale', come dice sempre la Costituzione (art. 48). E la condizione sufficiente è che la selezione degli eletti per ogni collegio sia fatta in modo semplicemente proporzionale rispetto ai voti validi ricevuti dalle liste in cui si presentano in ogni collegio. Niente di più facile! Sulla scheda elettorale per la Camera fai in modo che ogni cittadino voti una lista, che di quella lista possa scegliere al massimo due preferenze (se ci tieni, una di sesso maschile e una di sesso femminile - ma non mi appassiona, per esempio perché credo più al genere che al sesso), senza nessuna indicazione di un premier purchessìa (perché il premierato nella Costituzione italiana semplicemente non esiste); dopo fai i conteggi sui resti eventuali, fai determinare le opzioni in caso di vittoria in più collegi (ma con un limite rigido, e basso, alle "multicandidature"), e il gioco è fatto! Alla Camera. Al Senato, ancora più facile! I collegi elettorali belli e pronti sono le venti regioni, seguendo il dettato costituzionale. I senatori da eleggere in Italia sono 309, più i 6 del collegio estero. E dai 309 togline subito 1 della Valle d'Aosta e 2 per il Molise (art. 57). Dei 306 che restano per le altre diciotto regioni ecco come fai, sempre report demografico alla mano: alla sola con più di 10.000.000 di abitanti (Lombardia) fai eleggere 88 senatori, alle tre con più di 5.000.000 (Lazio, Campania e Sicilia), 44 senatori per una, alle cinque con più di 3.000.000, 23, e alle altre nove che ne hanno di meno, 7 senatori per una (che è il minimo secondo la Costituzione, stesso articolo). Totale: 309 senatori, che "rappresenteranno" circa 150.000 abitanti ciascuno dovunque siano stati eletti in Italia. Più i 6 dell'estero, ecco i 315. Condizione necessaria per un voto 'uguale', la ripartizione numerica senatori/collegi; sufficiente, di nuovo, la proporzionalità diretta del voto di lista/candidato rispetto all'elezione in Senato. Anche qui, sulla scheda: voto alla lista, due preferenze, nessuna indicazione di alcun premier. E il gioco è ri-fatto, pure al Senato! Ricapitoliamo veloci? Voto alla Camera: su base provinciale (o di città metropolitane), tanti deputati da eleggere per collegio quanti sono in proporzione i suoi abitanti, voto proporzionale per liste, due preferenze massimo a scheda, limite basso di "multicandidature", nessun premierato (né alcun premio di coalizione o maggioranza, né soglia di sbarramento: ci penserà l'aritmetica a "liquidare" i decimali troppo ininfluenti). Voto al Senato: su base regionale, tanti senatori da eleggere per collegio quanti sono in proporzione i suoi abitanti, voto proporzionale per liste, due preferenze massimo a scheda, limite basso di "multicandidature", nessun premierato (né alcun premio di coalizione o maggioranza o soglia, come sopra). Costituzione stra-rispettata! Sentenze della Consulta idem tutte quante! Logica, geografia e democrazia idem tutte e tre! E' la legge elettorale più simile a quella con cui nel 1946 fu eletta l'Assemblea Costituente. E non deve essere un momento costituente, storicamente, pure questo? Se non lo è, non se ne daranno più - io credo - se non dopo un'altra guerra, un'altra Resistenza e un'altra Liberazione! Ed è similissima anche a quella vigente per decenni, dall'inizio della Repubblica fino al 1993; cioè per tutto il periodo in cui l'Italia si ricostruì dopo la dittatura e l'immane tragedia in cui il fascismo ci gettò, e si ricostruì tanto da arrivare a rendere concreti gli spunti di socialdemocrazia avanzata, di progresso civile e di sviluppo culturale così che, sul finire degli Anni '70, proprio l'Italia poteva dirsi all'avanguardia sotto molti aspetti rispetto all'Europa e al Mondo. E non c'è ora disperato bisogno di un impianto istituzionale che almeno indichi la strada per l'equità socioeconomica, per la ripresa della vita politica, civica e morale - che danzano tutte da fin troppo sull'orlo del baratro? Ci perdiamo forse di "governabilità", tornando al proporzionale puro e lasciando il venticinquennale maggioritario? Ma si è davvero governata l'Italia in questi lustri? O piuttosto non è stata eterodiretta da chiunque e da qualsiasi interesse extranazionale, meta-nazionale (leggi: il neoliberismo globalizzato e i suoi protagonisti) mentre noi ci baloccavamo in personalizzazioni, primarie, duelli elettorali e bandierine blu contro bandierine rosse alla televisione? Invero, il popolo italiano non è stato mai tanto poco interpellato sostanzialmente per determinare il suo proprio destino, quanto da quando formalmente esso ha il potere e il gusto di vedere "la sera stessa del voto chi è che ha vinto"! Ecco, l'idea è questa. Chi è più capace di me, e ci vuol poco, e ne è persuaso, la raccolga e la migliori. Ma soprattutto ne faccia azione di massa tramite le organizzazioni di cittadine e cittadini di buona volontà e retto pensiero, finché ancora ve ne sono. PERO' IN COMPENSO 20.9.17 Con il Modo Neocapitalista Globale di Produzione e Scambi di Beni e Significati (Modo e basta, per i lettori fidelizzati), che in Italia si è tradotto e si traduce a livello politico nelle serie variamente interpolate dei governi di Centrodestra (Berlusconi I, II e III), di Centrosinistra (Prodi I, D'Alema, Amato II e Prodi II), tecnici (Dini e Monti), di grossa coalizione (Letta) e di piccola coalizione (Renzi e Gentiloni) e nelle rappresentazioni sceniche di opposizioni parlamentari fittizie, perché o incapaci o complici (ultima, solo in ordine di tempo, l'opposizione del Movimento5Stelle), in un arco temporale che abbraccia finora ben sei legislature repubblicane (compresa questa XVII^ agli sgoccioli) e ventitré anni della nostra vita (ma ne conto già ventiquattro, considerando il prossimo in cui si concluderà formalmente il presente ciclo parlamentare e se ne aprirà uno nuovo, che ovviamente non promette né può promettere nulla di decente), ebbene riguardo all'esistenza di ciascuno e di tutti si è ottenuto essenzialmente un risultato incontrovertibile: si vive peggio. Peggio concretamente (lo dicono tutti gli indicatori della qualità della vita materiale costantemente monitorati dagli istituti preposti) e peggio nella sfera della percezione e dell'interiorità (siamo diventati persone mediamente peggiori, e mediamente siamo anche più infelici: guardarsi intorno, e dentro). Però, in compenso, si vive meno. Già: con stupefacente inversione rispetto alle serie storiche dell'Età moderna e contemporanea, da qualche anno si muore un po' prima che in passato. Il Modo, almeno in Italia, fa le cose sensate. ANELLI 27.9.17 Dopo Alfano anche Lorenzin. Ponendosi più vicini ai fascioleghisti che ai vescovi, evidentemente perché conoscono il gregge meglio dei pastori stessi, sputano su diritto e umanità per dichiarato calcolo elettorale. Ora, se Rifondazione non stacca da SI che non stacca da Civati che non stacca da MDP che non stacca da Pisapia che non stacca dal PD che non stacca dai centristi come Alfano e Lorenzin, ebbene questa catena è composta da anelli tutti per me equivalenti. Ed equivale politicamente alla catena del cesso, dal primo all'ultimo anello. Falcone e Montanari, almeno voi per carità, staccatevi! Fateci respirare aria altra da quella di uno sciacquone che non scarica. "NON ALTERNATIVI MA SFIDANTI" 29.9.17 Così Pisapia. Col solito straccio in bocca quando parla. Insensato, no? Eppure, Bersani D'Alema Speranza Gotor Grasso Boldrini Civati Fassina Prodi... dichiarano spudoratamente non solo che si capisce, ma che sono d'accordo. Fratoianni s'interroga. Acerbo sul continente dice una cosa, in Sicilia ne fa un'altra. De Magistris per fortuna satireggia. Ingroia pure, e Forenza, e Alboresi, per quel che contano, pare prendano debita distanza. Ma poi ci sono le persone in carne ed ossa. Sfuse oppure organizzate in associazioni, comitati, collettivi, sindacati veri, movimenti, gruppi, spazi... che del politicismo ne hanno le palle e le ovaie piene! Che vogliono politica, tutto qua: quella che fronteggia il potere, quella che cambia la vita della gente. Io spero ancora che il progetto di Falcone e Montanari sia il mancorrente giusto per salire lungo questa scala, dalla palude dei soliti ignobili, secondo il mainstream unici ad esistere, parlare e agire, all'aria più salubre in cui parlano e agiscono la democrazia, il diritto e la giustizia sociale. E sennò c'inventeremo qualche altra cosa. Arrivata risposta di Montanari, meno male! "Nel percorso del Brancaccio i cittadini senza tessere e i partiti (Sinistra Italiana, Possibile, Rifondazione Comunista, L'Altra Europa) concordano su tre punti essenziali: vogliono costruire una lista di Sinistra e non di Centrosinistra (è una distinzione sostanziale, che è stata approfondita al Brancaccio); i voti di questa lista non potranno e non dovranno servire a costruire un governo con il Pd; programma, candidature e leadership dovranno essere scelti attraverso un processo di partecipazione dal basso, senza imposizioni a priori: qualcosa di assolutamente nuovo, da costruire insieme e in modo trasparente. [...] Una lista di centrosinistra, non alternativa al Pd e con un leader deciso a tavolino, sarebbe condannata dalle urne alla totale irrilevanza. Anche senza una concorrenza a sinistra: perché moltissimi elettori (me compreso) semplicemente non andrebbero a votare. Ma davvero spero che – per citare una celebre frase dell'impaziente Michelangelo – che si possa fare "una buona pace insieme, e lasciar tante dispute: perché vi va più tempo che a far le figure", cioè le opere. E tutti noi abbiamo bisogno di dedicarci alle opere, non alle dispute." 2^ ASSEMBLEA ROMANA DEL 1° OTTOBRE 2.10.17 PaLaDe c'era. E altre 250 compagni e compagne circa. Molti interventi. Tra i temi trattati: - accentuate disuguaglianze economiche in città, provocate da uno s-governo che dura da 25 anni (l'intera stagione dei sindaci "eletti dal popolo"); - l'incostituzionalità di tutte le proposte di legge elettorale sul tavolo e in agenda: l'unica sarebbe tornare al proporzionale; - la povertà e le nuove povertà sono sia l'incubatrice di possibili svolte reazionarie, sia il bacino di manovalanza delle mafie, ed è falso che manchino i soldi fare equità sociale: basta stornarli da altre spese inutili o clientelari; - diritto alla casa, senza cadere nelle "distrazioni di massa" (questioni "di decoro", "racket delle occupazioni"), e lavoro di prossimità sul territorio (sportelli per le fasce deboli, mediazione culturale-linguistica); - la disuguaglianza economica e sociale provoca differenze oggettive e misurabili nello stato di salute, perfino nell'aspettativa di vita, tra individui e tra classi; - la scuola e l'università, e la ricerca: tutte le riforme (destra, sinistra, coalizione) dalla Berlinguer in avanti hanno peggiorato il servizio, è tornata la scuola "di classe", e i tagli (e le "baronie" persistenti) fanno il resto; - lo stato pietoso dei trasporti infraurbani e per i pendolari quelli dalla provincia al centro; - il grande tema dell'accoglienza, e simmetricamente quello del razzismo sempre meno strisciante; - l'incapacità conclamata della giunta Raggi, ultima la certificazione che il bilancio consolidato 2016 è un falso ma ciononostante approvato in Consiglio comunale (senza opposizione visibile, né in piazza né altrove); - per fare equità bisogna pretendere cose "di sinistra": Patrimoniale, fisco progressivo, imposta sui beni di lusso, abolizione Jobs Act, riduzione orario lavoro, meritocrazia in Pubblica Amministrazione... C'è un tema politico che però non è stato trattato, se non di sfuggita: l'Alleanza per la Democrazia e l'Uguaglianza può forse affrontare questi problemi al fianco di chi non disdegna alleanze con chi porta la responsabilità di averli creati? PaLaDe aveva prenotato un intervento ancora più specifico. Sapete che Montanari nell'ultima intervista ha detto in sintesi che lo sforzo del progetto è di far nascere su un programma spiccatamente di sinistra una lista (non due) a sinistra del PD e ad esso alternativo, e che lui e Falcone si impegneranno su questo fino al successo oppure fino a che ciò risulti impraticabile oltre ogni ragionevole dubbio, e ove risulti appunto chiaro che di liste a sinistra del PD ne nascerebbero due (una disposta a scenari di centrosinistra con il PD, e una no), ebbene lui consiglia di lasciar perdere la costruzione di questa lista di sinistra vera, di dare libertà di coscienza a tutti i partecipanti al progetto se sostenere quell'altra lista di sinistra sedicente oppure non votare, e di traguardarsi più in avanti nel tempo con la sinistra vera per quando ce ne siano le condizioni. Proprio in relazione a ciò PaLaDe voleva porre la questione all'assemblea, visto anzitutto che Montanari stesso molto correttamente aggiunge (sempre nell'intervista) che questa è solo la sua posizione, e che le assemblee zonali e tematiche devono dire la propria. Però ci è stato detto che ieri saremmo andati fuori tema, ma che la prossima assemblea romana metterà esattamente tale questione all'ordine del giorno. Aspettiamo. Intanto, i prossimi appuntamenti: * sabato 14 OTTOBRE PIAZZA DON BOSCO, MANIFESTAZIONE DI "LIBERA" PRANZO SOCIALE con i senza fissa dimora ORE 13, "la tenda conto la crisi" laboratori e dibattito con don Ciotti; * sabato 21 OTTOBRE MANIFESTAZIONE ANTIRAZZISTA a roma (orari e percorso da definirsi), abbiamo aderito formalmente come gruppo palade; * sabato 28 ottobre, se poi dovesse esserci la "marcia su Roma", presidio antifascista senza se e senza ma! * entro fine ottobre, nuova assemblea romana con all'ordine del giorno il TEMA POLITICO di cui poco sopra; * a metà novembre, un grande evento cittadino su uno dei temi specifici della città; * entro fine novembre, svolte tutte le assemblee territoriali, la 2^ Assemblea Nazionale del progetto, con valenza costituente, statutaria, programmatica e organigrammatica (sempre che non passi la linea "se siamo due liste, allora noi facciamo un passo indietro"). DAJE! IL NUOVO CHE AVANZA 5.10.17 Vendola che difende D'Alema che è accusato da Pisapia che si ispira a Prodi; Bersani smacchia, Veltroni annacqua, Bertinotti bella giacca. Ma quanto vi paga chi paga anche Renzi, per far fare questa figura pure solo alla parola 'sinistra'? Altro che rottamazione! Qui ci vuole la differenziata, il compostaggio, la fossilizzazione. Facciamone sanpietrini, con queste teste. Da tirare addosso ai fascisti, ai razzisti, ai mafiosi e agli affaristi, e ai loro servi in divisa o tablet! Almeno saranno servite a qualcosa. NOI NO 6.10.17 Adesso anche Renzi prova a razzolare a sinistra, dopo che nei fatti lui stesso e il suo partito hanno predicato la destra tanto quanto la tecnocrazia di Monti, tanto quanto la mafiocrassìa di Berlusconi, dopo che per colpa sua e del suo partito il popolo italiano (e non) vede scimmiottare la parola 'opposizione' da eversori come i neofascisti, come i legorazzisti, come i casagrillini! Ma Renzi tende ora la mano impudente alla sua sinistra, dicendo che vuole un'ampia coalizione contro le destre, e che la sua proposta di legge elettorale la consente, la favorisce. E già alcuni corrono a prenderla, a stringerla, quella mano artigliata, bisunta! Svolta neo-ulivista, la chiamano. Repubblica lo esigeva, RaiTre lo esigeva, la CGIL lo esigeva, il ceto medio riflessivo anche... lo esigevano tutti. Però qualcuno era comunista perché glielo avevano detto. E qualcuno era comunista perché non gli avevano detto tutto. Qualcuno era comunista perché chi era contro era comunista. Qualcuno era comunista perché credeva di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri. Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo. Perché sentiva la necessità di una morale diversa. Perché forse era solo una forza, un volo, un sogno, era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita. Sì, qualcuno era comunista perché con accanto questo slancio ognuno era come, più di sé stesso. Era come due persone in una: da una parte la personale fatica quotidiana e dall'altra, il senso di appartenenza a una classe, che voleva spiccare il volo, per cambiare veramente la vita. Forse anche allora molti, avevano aperto le ali, senza essere capaci di volare, come dei gabbiani ipotetici. E ora? Anche ora, ci si sente come in due. Da una parte l'uomo inserito che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana. E dall'altra, il gabbiano senza più neanche l'intenzione del volo, perché ormai il sogno si è rattrappito. Due miserie in un corpo solo. Be', a noi non c'incanti! Noi no, noi non ci stiamo! TIRANNIDE. E INVECE 10.10.17 E invece io sono contento, guarda un po'. Contento che questo Parlamento, che già è occupato incostituzionalmente da deputati e senatori eletti con legge incostituzionale, il quale pertanto ha eletto incostituzionalmente a suo tempo un Presidente del Senato e una Presidente della Camera, seconda e terza carica dello Stato (mica pifferi!), e massime ha eletto il Capo dello Stato stesso incostituzionalmente pure questo, ma che soprattutto politicamente sostiene come maggioranza, e ostacola come opposizione (entrambe le attività incostituzionali, ab origine), un governo formatosi incostituzionalmente dopo il voto del 2013 con un determinato Presidente del Consiglio, poi defenestrato e sostituito da un altro, sempre incostituzionalmente, nel mentre che questo rassicurava (anzi rasserenava) quello, poi sostituito ancora (da un clone) per autodefenestrazione del secondo dopo inusitata sconfitta di questo alla consultazione referendaria, su un ulteriore strappo incostituzionale al corpo già martoriato del nostro ordinamento repubblicano, e che (addirittura delle addiritture!) ha eletto incostituzionalmente, è ovvio, una buona metà dei componenti la Corte Costituzionale, dell'organo supremo di presidio delle istituzioni dal punto di vista della Carta Costituzionale (per dire, ciò, fino a che punto assurdo è marcito il nostro sistema sotto il profilo formale e sostanziale della legalità, della legittimità e in ultima analisi della democrazia), ebbene io sono contento che questo Parlamento si accinga al voto di fiducia al governo sul disegno della nuova legge elettorale! Perché? Perché se c'è un fatto che certifica che un popolo è suddito, esso è che il criterio con cui tale popolo si sceglie per legge i propri rappresentanti nella Casa della democrazia (appunto il Parlamento) viene sottratto al libero dibattimento di detti rappresentanti nel legislativo ed essenzialmente avocato a sé dall'esecutivo, che per definizione è potere di parte e non di tutto il popolo. E di cosa sono contento? Di ciò: che dopo un ultimo far strame anche della più esile salvaguardia benché superficiale dello stato di diritto in Italia, l'unica arma in mano al popolo per non esser inchiodato dalla Storia al rango di servo, sarà la Rivoluzione. "Tirannide indistintamente appellare si deve ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzione delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto eluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono o tristo, uno, o molti; ad ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammetta, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo." IMENOPLASTICA. E ROSPI 17.10.17 Ovvero: D'Alema e Bersani che provano a rinverginarsi in una lista di sinistra. Anzi in una lista che probabilmente si chiamerà, come ha scritto Montanari, 'La Sinistra'. Somma ironia: se "sinistra" vuol dire "pace", il partito di cui D'Alema e Bersani hanno fatto la storia ha esportato la guerra; se "sinistra" vuol dire "lavoro", quello stesso partito l'ha precarizzato per anni e da ultimo col Jobs Act; se vuol dire "democrazia", l'ha stuprata con la soggezione del legislativo all'esecutivo dalla riforma elettorale maggioritaria in avanti. E potrei continuare per decine di altri sostantivi qualificanti la sinistra i quali tutti l'attività politica di D'Alema e Bersani ha puntualmente contraddetti. Ma Montanari ha scritto pure che "due liste fratricide" a sinistra del PD (ossia della coalizione a strapotere PD, nella quale entreranno anche Pisapia e - ça va sans dire - i Radicali e i Verdi sempre abbisognevoli) sono più o meno il male assoluto; e quindi, ha scritto, ben venga che D'Alema e Bersani con ravvedimento operoso contro la fiducia al governo sul Rosatellum2, rendono ora possibile la costruzione di una sola sinistra, anzi di 'La Sinistra', di cui ovviamente essi saranno azionisti di maggioranza, quantomeno mediatica e di disponibilità di risorse materiali (quest'ultima considerazione è mia, non di Montanari). E Montanari è uomo d'onore (cit.). Solo che la voglio vedere La Sinistra, zavorrata sulla destra da D'Alema e Bersani e tutti gli altri fuoriusciti dal PD (fuoriusciti beninteso quando i danni erano stati già fatti, dall'accreditamento di Berlusconi e Fini come statisti a quello di Grillo e Salvini come politici, dal pareggio di bilancio in Costituzione a leggi deformi come la Turco-Napolitano o la Fornero), voglio vederla che prova a scrivere sul programma elettorale parole schiette di anti-liberismo, antirazzismo, antifascismo, costituzionalismo sostanziale e conseguente! Ma Montanari è uomo d'onore. E quindi ci sarà pure un buon motivo per cui egli dice quel che dice, scrive quel che scrive, ossia pensa quel che pensa. E il motivo - ci ho pensato su - è questo. Il motivo è che il qui e ora dell'Italia è il 34% degli intervistati che dichiarano che andranno a votare, ebbene voteranno 5Stelle; è che l'aggiunta del nome di Berlusconi, incandidabile per legge, sul logo elettorale di Forza Italia, vale 2.000.000 tondi di voti in più; è che i talk-show televisivi, dopo aver fatto diventare Salvini una potenza mediatica (come Bossi una generazione fa), adesso raschiano il barile invitando perfino i dichiarati neofascisti di CasaPound; è che non c'è più nessuno nel qui e ora dell'Italia che insorga se un rispettabile borghese spara alle spalle a un ladro che fugge, lo ammazza e ciononostante è libero benché indagato per omicidio volontario, o se i lavoratori dell'Ilva vengono per l'ennesima volta presi in giro (risate o non risate) da una trattativa tutta a favore del profitto e dei privilegi proprietari sulla pelle della gente e dell'ambiente; è che la frase più ripetuta in ogni contesto è "non sono razzista ma...", frase alla quale ognuno annuisce in cuor suo. E potrei continuare per decine di altri fatti e misfatti qualificanti la pura e semplice civiltà i quali tutti il nostro modo di stare al mondo sta puntualmente contraddicendo, da anni. Il motivo, insomma, per cui Montanari si appresta a prendersi La Sinistra così come pare stia venendo fuori, con D'Alema e Bersani, sissignori, e le incalcolabili contraddizioni che ne derivano, senza provare - come invece avrei provato io - a distinguere il grano dal loglio e a tenere con sé a sinistra chi lo sia per davvero e a respingere l'abbraccio perlomeno imbarazzante, se non soffocante, di chi di sinistra ha dimostrato di aver ben poco, ebbene, gente, il motivo siete voi. Siamo noi. E' l'Italia qui e ora. Non ce lo meritiamo, sto dicendo (anche per lui, che non può certo dirlo né scriverlo), noi non ce lo meritiamo questo sforzo adamantino eventuale! Nell'Italia del qui e ora D'Alema e Bersani portano forza di massa, assai più di un programma chiaramente anti-liberista, antirazzista, antifascista e costituzionalista sostanziale e conseguente quanto sarebbe bello che fosse però con D'Alema e Bersani contro. Perché così sono gli italiani qui e ora, e le prove sopra citate lo confermano al di là di ogni ragionevole dubbio. Controprove? Per ipotesi, facciamo allora senza D'Alema e Bersani. Ma allora va via anche Civati, allora va via anche Fratoianni con Sinistra Italiana, allora va via anche Fassina (...non siate maleducati); ma allora perfino Rifondazione del buon compagno Acerbo entra in fibrillazione, perché pure ai compagni realisti la sirena del gorgo ingraiano, dello starci dentro e non restarne fuori, canta una canzone seducente (come ci illustra la vicenda delle regionali siciliane imminenti). Ma allora... chi resta? De Magistris? Che però se voleva un protagonismo nazionale, vi avrebbe optato prima del voto a Napoli o, al limite, subito dopo? Il PCI (ex PdCI, poi PCdI) di nuovo conio? In effetti in Sicilia son rimasti fuori dal gorgo... o non piuttosto ce li hanno tenuti loro malgrado? Gli altri comunisti di Rizzo? Domanda di riserva? L'Altra Europa? Adorabili, li conosco tutti uno per uno (non scherzo, e non è buon segno però). Ingroia? ...Eh? La società civile, con le sue costellazioni di associazioni, sindacati, comitati, movimenti? Ma la società civile ha già il suo bel daffare a civilizzare l'incivile Italia del qui e ora, ogni associazione, ogni sindacato, ogni comitato, ogni movimento, ogni centro sociale, ogni occupazione, ogni insorgenza, ogni disobbedienza, perfino ogni singolo blogger, con la propria vision e con la propria mission, irriducibili le une alle altre e forse addirittura incommensurabili, come sa chi ha provato invano a farne un'unica forza di massa! Allora, in quest'ipotesi, chi resterebbe? Resterebbero Montanari e Falcone, e il "popolo del Brancaccio" però al netto di tutte queste realtà, che abbiamo appena elencato e che pure aderiscono, chi più chi meno, al progetto emergente dal bellissimo appello dei due. Cioè, fatte somme e sottrazioni, resterebbero solo Montanari e Falcone, più me col mio gruppetto PaLaDe - sezione di Roma NordOvest dell'Alleanza Popolare per la Democrazia e l'Uguaglianza; altisonante realtà virtuale di trenta persone, le migliori che conosco, ma impalpabile sul piano virtuale appunto e figurarsi su quello fisico, territoriale! Montanari, dopo quattro mesi e passa dall'appello suo e di Falcone, avrà dovuto deglutire questo rospaccio che siamo noi tutti; ecco cosa credo. E rispetto al sapore sulla lingua, alla consistenza in gola e all'ingombro nell'esofago che l'Italia del qui e ora gli deve aver fatto provare - noi compresi, noi la sinistra, noi gli "aristoi" -, ebbene D'Alema e Bersani sul suo stesso carro non sono certo la più insostenibile delle costrizioni. Ecco cosa ho pensato, e ho capito. Gli abbiamo dato per caso alternative? Povero Tomaso, povera Anna. Vogliono ricucirsi la verginità politica, quelli là? Gli presto io ago e filo, guarda, e non se ne parli più! Poi, semmai possibile, contenderò per il progetto, nel gorgo, una posizione un centimetro più a sinistra dalla risultante di quegli abbracci viscidi. Ma è per ricucire l'anima e la mente a brandelli di questo Paese, che non basteranno mille volte i punti di sutura che tenevano insieme i pezzi putrescenti del mostro di Frankenstein. Alla fine i mostri siamo noi, gente cara. Perciò qui e ora lo dichiaro: accetto il rospo di Montanari, e mi regolo di conseguenza. Potete immaginare con quale entusiasmo. OPPOVERNO 19.10.17 Già prima, e sono anni, in Italia si assisteva allo spettacolo farsesco dell'occupazione degli spazi di opposizione al Potere da parte di forze e interessi che sono espressione del Potere stesso, soltanto sotto un camuffamento teatrale molto efficace (parlo ovviamente della Grillo&Casaleggio, della Lega+neofascisti, dei berluscones comunque brandizzati e di altri figuranti trasversali). Ma adesso, con le manovre e più ancora le dichiarazioni di Renzi su Bankitalia e il sistema bancario in generale, e con le controdichiarazioni dei NapolitanoProdiVeltroniBersani, dalla farsa passiamo direttamente all'assurdo: la cabina di regia del Potere politico (cioè il PD renziano) occupa esso stesso lo spazio della protesta e dell'indignazione contro il Potere! Il governo, in pratica, fa opposizione al governo: è l'oppoverno (brutto neologismo, mio). Tutto questo per finta, ovviamente. Però verissimo, drammaticamente, è il suo effetto sulla percezione degli spettatori del copione: essi sono fatti persuasi che oltre questa pantomima non ci sia altro intreccio possibile, altri sviluppi, altre figure non ci siano, che non si dia mai altro finale che la vittoria schiacciante del Potere. Anzi, è la teatralità stessa della cosa che si estingue sotto i nostri occhi. E noi pensiamo tutti che questa sia la realtà ultima della vita in Italia. Ma ho come l'impressione che tutto ciò sia un po' pure colpa mia. Però c'è chi sta zitto e ne ha molta più di me. E poi c'è il dolo puro e semplice. Di tanti serpenti che da anni, cambiando pelle ma anche no, ci dettano la linea. LA RETORICA DELLA STRADA 20.10.17 Oh, va bene tutto per carità, stare per strada, nei territori come si dice, parlare con la gente, tra il popolo vero, i proletari, sporcarsi le mani come si dice, è fondamentale per fare qualcosa che almeno puzzi di politica, anziché ticchettare sulla tastiera, vedersi coi soliti borghesucci al riparo dalla gente, mettere giù un comunicato progressista e benpensante ogni tanto, che il popolo non gliene può fregare di meno, e la strada è tutta un'altra cosa! Va bene, però mica sarà tutto qua no? No, dico, perché pure mia zia, adorabile, non stava un quarto d'ora filato dentro casa, e si batteva Trionfale palmo a palmo, e parlava con tutti, dai banchisti del mercato ai portieri alle altre donne ai ragazzini che uscivano da scuola agli artigiani di bottega ai vecchi con l'Unità in mano... E pure lei era proletaria, altro che! Grande zietta... Per strada tutto il giorno, nel popolo e del popolo, quello vero! Ma non per questo l'ho mai presa per Rosa Luxemburg, scusate. Indi, compagni e compagne, se per caso avete una moglie o un marito a casa scassacazzo, o padri e madri asfissianti, o figli che meno li incroci e meno t'angusti, o invece è casa vuota che proprio vi mette ansia, o comunque vi rompete le palle facile, la TV vi ha stufato e peggio la Rete, libri nuovi da leggere non ne avete, né gatti o cani da accudire e manco il pollice verde... insomma, va benissimo io vi capisco, meglio qualunque marciapiede che un tetto sulla testa in tali condizioni. Però fate il favore, un po' meno prosopopea per questo. D'accordo? Che il pepe al culo ce l'hanno tutti, io pure, ma non solo per ciò porteranno/porteremo la rivoluzione delle masse alla vittoria. Grazie. NO. MA ANCHE NO 22.10.17 Secondo Eraclito, Fichte, Hegel, e mettiamoci anche Melville e Cohn-Bendit, 'no' è la parola più bella tra quelle pensate, pronunciate e scritte dalla specie umana, in ogni lingua e dialetto. Politicamente, e restando in Italia, 'no' ha avuto grande fama e fortuna presso noi gente di sinistra, a partire dal referendum sul divorzio del 1974, passando per quelli sull'aborto e arriviamo fino al 4 dicembre dell'anno scorso, allorché un gran bel 'no' popolare ha stoppato la riforma (in)costituzionale di Renzi. All'estero, cito solo il caso bello e cinematografico del 'no' del popolo cileno alla pretesa, del 1988, di istituzionalizzazione dell'infame dittatura di Pinochet, e quello del 'no' greco ('όχι') del 5 luglio 2015 con cui il popolo dava a Tsipras il potere di resistere alla Troika, potere che però non gli è bastato. Il 'no' quindi agisce, in politica, eccome! Da ultimo poi (torno in Italia) ogni movimento politico sembra potersi e doversi qualificare anzitutto come no a qualcosa: noTav, noMuos, noTriv, noTtip, noDebt, noTAP, noGrandiNavi, noGrandiOpere, noPonte, ovviamente, noExpo, noOGM, ... e sciaguratamente anche noVax. E' perché, io credo, i promotori, i veicolatori e i facilitatori di una qualunque aggregazione di massa che non possa o voglia muoversi secondo le dinamiche organizzative tradizionali (partito, sindacato, associazione), bensì preferisca attestarsi su un almeno apparente status di orizzontalismo e fluidità, salgono in corsa sul sentire già diffuso sopra un dato tema o in un dato territorio contro un dato fatto o progetto, e scommettono così di riuscire a calamitare più adesioni, più consenso, più forza di massa proprio perché, come dicono tutti da Eraclito a Cohn-Bendit, il 'no' tira molto più del 'sì'. E però. Tre problemi: primo, il 'no' tira chiunque; secondo, il 'no' ha un tiro breve; terzo, intorno al 'no' non si dà orizzontalismo ma 'fluidalesimo'. Il movimento Eurostop, che pure riunisce tanta bella sinistra di classe e antagonista, comunisti e non solo, insomma non soltanto "le anime belle vagamente progressiste che trovi pure agli innocui presidi per lo ius soli" (sto macchiettizzando, si sarà capito, il mio stesso impegno civico prima che lo faccia qui qualche mio contatto per cui o tifi per Kim Jong-un o sei solo un blando kennediano), ebbene per gli stessi motivi che ho sopra richiamato sceglie come brand generale e come slogan specifico dello sciopero indetto il 10 novembre e della manifestazione nazionale dell'11, una negazione tripla addirittura: noUE, noEuro, noNATO. Ossia, ritengono le guide di Eurostop, ci sarà più gente a scioperare il 10 e a manifestare l'11 dacché le parole d'ordine sono contro l'Unione Europea, contro la moneta unica e contro l'Alleanza Atlantica, che non se esse fossero (invento) per un'altra Europa unita, per una moneta nazionale parallela all'euro e per una forza civile transnazionale di intervento nelle aree mondiali in sofferenza. E può darsi che abbiano ragione. Può darsi che in effetti con quei tre 'no' ci sarà qualcuno in più sulla piazza delle iniziative indette. Ma chi? E per quanto? E che quadri produrrà questo differenziale aggiunto? Contro l'UE si schierano anche i nazionalisti di destra, i leghisti e i neofascisti. Contro l'euro i sovranisti monetari, i grillini, e di nuovo anche leghisti e fascisti. Contro la NATO i giovani di destra lo sono dai tempi di Terza Posizione, e via così. SIcuri, compagni animatori e organizzatori di Eurostop, che tante anime semplici, che in cuor loro magari non sanno nemmeno di essere di destra, non verranno al corteo Eurostop in odio all'Europa, alla moneta e alla plutocrazia americana, ma certo non per un'idea socialista né tanto meno comunista della trasformazione dello stato di cose presente? Non riproduce, tutto questo, l'ennesima confusione ideologica che in realtà paralizza l'antagonismo dai tempi dei primi social forum, dei primi anti-G7, fino ai giorni nostri? E' possibile, da questo, filare un tessuto di azione politica davvero di classe, e un'organizzazione anti-liberista stabile ed efficace all'altezza della guerra di classe in corso da decenni? E selezionare così una dirigenza che crei le metodiche democratiche interne e la chiarezza e determinazione verso l'esterno, senza le quali ogni movimento non è che un piccolo feudo dei soliti professionisti delle interviste arrabbiate (pure quello è un lavoro), e certo non dà il minimo pensiero al Potere costituito? Ecco, io credo questo. E credo che dopo tanti 'no', alcuni ben spesi altri per nulla, proprio noi compagni e compagne, se e quando di buona volontà e retto pensiero, dobbiamo fare lo sforzo di costruire una lotta popolare e radicale intorno a qualche 'sì'. La semina sarà più faticosa, il raccolto impiegherà di più a maturare, ma la messe sarà tanto più pura e ricca, il frutto più nutriente, duraturo! Io insomma sono più della scuola di Nietzsche, di Joyce; soprattutto di Joyce, sì, della sua Molly splendidamente monologante. Fuor di metafora, i miei 'sì' son sempre gli stessi da qualche anno: sì alla pace, sì al lavoro, sì alla democrazia. Continuerò a ripeterli come se fossero le parole più belle nella mia lingua; e in effetti ce ne sono poche altre più dolci e potenti, e perlopiù son squisitamente private. Ma ci sono intorno a me orecchie per gustarle insieme? I HAD A (RED) DREAM 24.10.17 Che in questi giorni zitti zitti si incontravano con le menti risolute, i cuori puliti, gli occhi affinati e le braccia aperte, i dirigenti nazionali di Rifondazione e del PCI, cioè Acerbo e Alboresi, tanto per cominciare, e poi d'accordo, e coraggiosamente, invitavano anche un rappresentante della Rete dei Comunisti (nel sogno non vedevo bene chi fosse), e il portavoce del PCL, cioè Ferrando, e il segretario del PC, cioè Rizzo, e il leader di Sinistra Anticapitalista, Turigliatto. Scuderi, il padre-padrone del PMLI, non lo invitavano, o non si aggiungeva lui, non mi ricordo. Altri? Forse sì, c'erano, non mi ricordo bene. Comunque il succo del sogno era che proprio in questi giorni qui, tutti i capi comunisti italiani si stavano vedendo e si parlavano come non erano più riusciti a fare, e lo sapevano solo pochissimi e pochissime delle rispettive dirigenze e segreterie. E che alla fine di questi incontri maturavano la determinazione di prendersi una responsabilità storica, anche sulla spinta del potente simbolismo del centenario imminente della Rivoluzione d'Ottobre. Il sogno finiva proprio martedì 7 novembre prossimo, appunto, quando una conferenza stampa convocata quasi a sorpresa di tutti i compagni e tutte le compagne, li vedeva schierati tutti insieme, segretari e portavoce nazionali, davanti a un piccolo esercito di giornalisti che avevano fiutato il colpaccio. E davanti a un boschetto di microfoni e di telecamere, salutando l'anniversario rotondo e secolare della vittoria rivoluzionaria di Lenin e dei comunisti russi, annunciavano congiuntamente, e finalmente: "I comunisti italiani sono da oggi riuniti in una sola organizzazione politica, ed entrano così nello spazio della competizione democratica e, soprattutto, dell'azione sociale, civile, culturale, come un'unica forza di massa!" E tiravano fuori un bellissimo nome e un bellissimo simbolo, che mannaggia a me me li sono scordati! Le domande dei reporter sui nodi scontati di quale sarà la linea politica di questa forza, quale la metodica organizzativa, quali i e le leader, quale la visione geopolitica, ed europea in particolare, quale la strategia nazionale, ed economica e monetaria in particolare, quali alleanze, riserve, veti, quale la filosofia storiografica comunista, quale la politica culturale, e giovanile in particolare, eccetera, più o meno me le ricordo. Le risposte no, le ho scordate. Ma insomma, era un sogno, mica un incubo! E comunque un sogno meraviglioso. TASSE VS SALARIO 25.10.17 La metto giù semplificando, quasi rozzamente. E qualcuno storcerà il naso. Ma è per capirci. E per scuoterci anche un po'. Mi dite perché cavolo di motivo sono più di vent'anni che le proposte politiche ruotano intorno alla riduzione delle tasse, e non invece intorno all'aumento degli stipendi? Sono stupido se non lo capisco? Eppure, dico, se vuoi blandire il cittadino medio che non arriva a fine mese, allora puoi o promettergli che guadagnerà di più dal suo lavoro o che ci rimetterà meno di tasse all'erario, o al limite puoi promettergli tutte e due le cose. E invece perché da più di vent'anni tutti parlano sempre e solo di togliere più tasse possibile e nessuno parla mai di aumentare più possibile salari, redditi, pensioni? Tra l'altro, mentre la promessa di detassare va più o meno contro la Costituzione ("Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività." art.53), invece la promessa di incrementare gli stipendi, con la Costituzione ci va abbastanza d'accordo ("Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa." art.36). Ma allora perché, destra e centrodestra, centro e centrosinistra, e populisti, e tecnici, pure loro, sono vent'anni e passa che in campagna elettorale, nazionale o locale che sia, e specie quando governano, battono sempre sul tasto del pagare tutti meno tasse ma mai su quello dell'essere tutti meglio retribuiti? E perché perfino la sinistra degna di questo nome, con la sua (nostra) vocina flebile flebile, da oltre vent'anni ha il sacro terrore di pronunciare le parole di una fiscalità occhiuta e vigorosa (la parola tabù per eccellenza: 'patrimoniale') per redistribuire le sorti economiche tra tutti, e per di più balbetta anche nel dire le parole sacrosante di un reddito minimo garantito, diretta applicazione del dettato costituzionale? Perché? Perché siamo figli dei tempi. Tutti quanti. E i tempi, da decenni, ci hanno massaggiato le tempie al punto che l'italiano medio piuttosto che vedere una lira di quelle secondo lui onestamente guadagnate prendere la via dell'erario, secondo lui vampiro, preferisce tagliarsi un dito! Lontanissimi i tempi in cui l'idea di imposta evocava quella di servizi, di assistenza, di previdenza, di qualità della vita migliore per la maggioranza. "Non voglio che mi paghiate di più," dice l'italiano medio degli ultimi decenni, "voglio che mi tassiate di meno!". E i partiti, che hanno le antenne nelle correnti profonde sia dei tempi che delle tempie, adeguano i propri programmi a questo radicato, benché controintuitivo, senso comune. Lo so benissimo che un partito che parlasse di reddito minimo garantito, così come di aumento di stipendi e pensioni, starebbe parlando 'solo' a una fetta della popolazione, ossia ai dipendenti pubblici e privati e ai pensionati. Ma anche i partiti che parlano di tasse da ridurre o togliere stanno parlando essenzialmente a una fetta e non a tutti, ossia al 'popolo delle partite IVA' e a quello 'delle proprietà e dei patrimoni' ('popoli' che si sovrappongono spesso e volentieri). E non c'è niente di strano: 'partito' ha l'etimo stesso di 'parte', e quindi deve fare gli interessi di alcuni e non di tutti. Anzi, proprio la pretesa, che pure quella data un ventennio e più, di alcuni partiti di essere partiti della Nazione, cioè di tutti, ha pari pari violentato la dinamica politica e democratica e, soprattutto, ha camuffato il fatto che pure quei partiti (specie quei partiti) hanno fatto gli interessi di pochi proprio mentre sbandieravano il proprio interclassismo! La prova più famigerata? Il passaggio dalla lira all'euro. Per i salariati, gli stipendiati e i pensionati il cambio fu di un euro per circa 2.000 lire. Ma per le 'partite IVA' fu di un euro a 1.000 lire! Ve lo ricordate, no? Intorno all'anno 2000 successe lo strano fenomeno per cui il mio vecchio stipendio di due milioni di lirette diventava, al cambio formale, pari a uno stipendio di 1.000 euro, e invece il bene al dettaglio, una bella maglietta o un piatto di pasta in trattoria, che prima costava 10.000 lire, al cambio sostanziale ora costava 10 euro anziché 5! Con l'euro cioè il mio potere di acquisto, di me salariato, di me pensionato, era la metà di prima, mentre la possibilità di guadagno del commerciante (o del professionista: con le parcelle successe lo stesso miracolo) era la stessa identica! Possibilità solo teorica, ovviamente: perché se i dipendenti a stipendio fisso avevano perso potere d'acquisto allora i beni e i servizi al dettaglio venivano acquistati meno, ossia anche commercianti e professionisti si stavano (in misura comunque minore di me) impoverendo. La politica intervenne contro questa distruzione di ricchezza? Sì, ma al contrario: uno dei primi atti del governo Berlusconi 2001 fu sopprimere l'apposita agenzia di controllo sul cambio lira/euro prevista in tutti i Paesi eurozona. La logica del "fate come vi pare, arrangiatevi da soli, fatevi furbi", tipica del neo-liberismo, prevalse. E le partite IVA si fecero furbe nel piccolo aumentando ancora la propria propensione ad evadere le tasse, con la scusa che sennò non ci arrivavano proprio (poi, dalla Crisi del 2008 capirai!), e nel grande coi gruppi di pressione di categoria, lobbyzzando la politica perché procedesse a tutte le detassazioni possibili pur continuando loro a evadere ed eludere. E gli stipendiati, salariati, pensionati, loro (noi), si fecero furbi? Direi di no: continuarono e continuano a votare destra e centrodestra, centro e centrosinistra, e populisti negli ultimi anni, anche se le ricette economiche di tutti i partiti sono come abbiamo già detto insensate e (per noi) autolesioniste; e continuarono e continuano a non pretendere che almeno una sinistra degna di questo nome pronunci le parole tabù della tassazione fortemente progressiva e giustamente patrimoniale e quelle sacrosante del reddito minimo garantito. Com'è possibile? L'ho detto: sono i tempi che corrono, e sono le tempie che friggono. Tempie che friggono al punto che ci si fa comunque furbi come si può, perfino favorendo viepiù il nostro "nemico" di classe (tipo: non chiedendo la ricevuta, la fattura, lo scontrino, in cambio di uno 'sconticino' da parte del venditore, dell'artigiano, del professionista, del prestatore d'opera; tipo: indebitandosi con le banche, meglio mi sento, pur di non perdere altro potere d'acquisto a parità di redditi... dimezzati; tipo: sussumendo parole d'ordine suicide come "più mercato e meno Stato, più privato dappertutto"), e al punto che ci si fa la "guerra tra poveri" noialtri: categorie del pubblico contro altre sempre pubbliche, dipendenti privati contro pubblici e viceversa, posti fissi contro precari, occupati contro pensionati, tutti contro gli stranieri... I tempi. Già. Quando parlava di egemonia e di senso comune, Gramsci non parlava a vanvera. Ma qualcuno, nel tempo delle "vacche grasse" (grasse relativamente, intendiamoci: sempre nel capitalismo stavamo), cioè nei Trenta Gloriosi della costruzione dello Stato Sociale in Europa e in Italia, ha abbassato la guardia e ha smesso di creare senso comune progressista, civile, solidale, e di alimentare un'egemonia culturale socialdemocratica e libertaria. Il nemico mai, invece, non l'ha mai abbassata! Ha continuato a studiare, a studiarci, e appena si è data l'occasione, verso metà dei '70, ha ribaltato i rapporti di forza, di senso e di egemonia. E già nel 1980 il thatcherismo era moda in Inghilterra, il reaganismo dappertutto, e nel 1985 in Italia era il popolo stesso a dire, col referendum contro la scala mobile, che preferiva... guadagnare di meno! "Basta che mi togliete più tasse possibile, per carità! Quello che è mio è mio, anche se è poco, e non voglio dividerlo con nessuno!" Una storia strana, vero? Eppure, una storia proprio così. Tu guarda anche adesso il voto in Veneto... TRA SOLONI E SALOMONI, UN PRATICONE 29.10.17 Allora: ormai c'è il Rosatellum, e ormai c'è Grasso in giro. Il Rosatellum dice che una coalizione deve superare il 10%, e che una singola lista deve superare il 3%; di Grasso i sondaggi dicono che a capo di una coalizione a sinistra del PD (meglio: a sinistra della coalizione a stragrande maggioranza PD cui si accodano anche Pisapia, Verdi e Radicali), lui vale circa il 15%. Quindi, stiamo sempre là, per quanto ci riguarda: una lista sola, a sinistra del centrosinistra a guida PD renziano, oppure due liste distinte, una moderata e una radicale? Stiamo sempre là, però con quei due dati di realtà nuovi sopra richiamati: Rosatellum e Grasso. Alla luce dei quali ecco la mia proposta del tutto praticona, né degna dei Soloni in servizio permanente effettivo e neanche tanto salomonica come forse sembrerebbe: due liste, ma una coalizione. Una lista che presenti in ogni collegio elettorale esponenti della zona grigia di fuoriusciti, ravveduti, moderati, mai davvero pentiti delle privatizzazioni, precarizzazioni, esportazioni belliche di democrazia eccetera eccetera, e di quelli che per motivi imperscrutabili o perscrutabilissimi sembra non possano fare a meno di certe vicinanze tattiche pur nelle asserite distanze ideali, insomma una lista con MDP, Possibile, Sinistra Italiana e boldrine e fassine varie; e un'altra lista che presenti in ogni collegio elettorale esponenti della 'zona rossa', diciamo così, Rifondazione, PCI, altri comunisti, movimenti, sindacati di classe, territori, occupazioni eccetera eccetera. Le due liste, vincolate in coalizione come prevede e consente questo cavolo di legge elettorale; coalizione che indichi mediaticamente Grasso come candidato premier, anche se poi per fortuna questa indicazione dal punto di vista giuridico e costituzionale non vale niente. Ma porta il 15%, dicono i sondaggi. Ora, se le cose andassero come dicono i sondaggi la coalizione supererebbe ampiamente lo sbarramento del 10%, con vantaggio sia della lista 'grigia' sia di quella 'rossa', e dopo un decennio avremmo qualche anticapitalista in Parlamento; e con un po' di fortuna, perfino la lista 'rossa' in sé e per sé potrebbe superare il 3%. Comunque con la grande soddisfazione, per noi tutti variamente antagonisti, di aver votato un simbolo che ci rappresenta anche idealmente, non solo tatticamente, e di non esser rimasti col solito pugno di mosche in mano! E dopo, a legislatura cominciata, chi vuole e sa fare cose davvero di sinistra le farà, finalmente anche dal Palazzo e non solo strillando in piazza, e chi invece è salito sul carretto per la poltrona o solo per disturbare la sinistra vera, be' si vedrà anche quello. Ma tanto, compagni, se stiamo a questo è proprio perché di quelli non siamo stati mai capaci di liberarci! Due problemi pratici, per chiudere. Il primo: come si sceglierebbero i candidati collegio per collegio? Alla lista 'grigia' penseranno quelli là (e mi vengono i brividi al solo pensarci); per la 'rossa' mi piacerebbe davvero che i partiti e le organizzazioni (più o meno strutturate) ad essa afferenti facessero emergere una classe di compagne e compagni validi, non i soliti nomi usurati, ma soprattutto che sapessero costruire una linea di comunicazione che convinca la nostra gente che questa soluzione (l'identità, tra comunisti, nella differenza, coi moderati in coalizione "grassiana") è davvero l'unico 'voto utile' necessario. E il secondo: che fine fa il Progetto Brancaccio? Secondo me è una buona semina per il futuro, del che ringrazio e ringrazierò sempre Anna Falcone e Tomaso Montanari; ma anche per colpa nostra esso non ha raggiunto (ancora) la massa critica indispensabile per costituire una voce protagonista nel teatro della politica italiana, il cui proscenio è sempre occupato da gente, moderata o radicale che sia, che nutre lo stato di cose presente e ne è nutrita, e la cui platea è stipata del pubblico italiano (moderato o radicale che sia) che una cosa seria e nuova come il Progetto Brancaccio non riesce manco a configurarsela. Ecco qui. Ma tanto, voi credete che passi almeno questa propostuccia? Noooooooo: troppo facile, troppo logica, troppo onesta. CARI COMPAGNI 6.11.17 Cari compagni Acerbo, Alboresi, Rizzo e Ferrando, celebrare a Mosca il ventennale va benissimo (sempre che lo zar imperialista, globalcapitalista e anticomunista Putin non vi arresti), ma tornare qui e regalarci un solo partito per tutti i comunisti e tutte le comuniste di questo Paese, non sarebbe celebrazione ben più grande? Anche perché, sennò, poi ci lamentiamo pure del fatto che le magnifiche sorti e progressive della sinistra in Italia siano decise sempre e solo da moderati, transfughi, infiltrati, insomma non-comunisti... Daje un po', no? Stiamo ormai alle ultime chiamate, dopo non ci resta che piangere. LO SO 7.11.17 Lo so, trovare oggi spiragli di mente e di cuore che non siano giustamente, epicamente, tragicamente e lietamente pervasi di Lenin e Trockij, Smol'nij e Palazzo d'Inverno, Tutto il Potere ai Soviet e Decreti per la Pace e la Terra, è davvero difficile. Non a caso uno questo centennale lo aspettava da anni! Lo aspettava negli Anni '70 quando c'era l'URSS di Breznev, e sperava che quando fosse arrivato l'URSS di Breznev sarebbe già cambiata parecchio; lo aspettava negli Anni '80 quando c'era la Perestrojka di Gorbaciov, e sperava che quando fosse arrivato la Perestrojka di Gorbaciov avrebbe già cambiato in meglio l'URSS di Breznev; lo aspettava negli Anni '90 quando c'era la Russia di Eltsin, e aveva paura a sperare visto che la Russia di Eltsin era peggio dell'URSS di Breznev; e lo aspetta dall'inizio degli Anni 2000, da quando c'è la Russia di Putin, ma di sperare non se ne parla nemmeno più, visti appunto la Russia e Putin, però rievocare almeno quello lasciatecelo! Quindi, difficile oggi trovare quegli spiragli di mente e di cuore sgombri da Lenin e Trockij e Smol'nij e d'Inverno e Soviet e Decreti; eppure la cronaca incombe, la cronaca politica proprio, e che riguarda la sinistra italiana in particolare. Dunque, anche se oggi è oggi, e se dell'argomento di cronaca difficilmente qualcuno attenderà il centennale tra un secolo, tuttavia un minuto tocca dedicarglielo. Ed è questo minuto. Dalla lettura combinata delle dichiarazioni di Falcone e Montanari, di Bersani e D'Alema e di Grasso, dopo i risultati siciliani, e del documento di Rifondazione uscito subito prima, sembrerebbe alle porte la costituzione di un soggetto elettorale (intanto, poi si vedrà se anche politico) con le seguenti caratteristiche: 1. vi confluiscono MDP, Possibile, Sinistra Italiana, AltraEuropa, Rifondazione e tutti quelli del Brancaccio; 2. il programma è in grande discontinuità con tutti i governi precedenti (compresi quelli di larghe intese, tecnici e perfino di Centrosinistra); 3. il candidato premier di tale soggetto è Grasso. E il tasso di autocontraddittorietà di questi tre punti è già abbastanza rilevante. Peraltro, dalla lettura combinata delle dichiarazioni di Bersani e D'Alema, di Pisapia e dei dirigenti PD non strettamente renziani, sempre dopo i risultati siciliani, sembrerebbe alle porte la costituzione di un nuovo fronte di centrosinistra e sinistra coalizzati, a puri fini elettorali, con le seguenti caratteristiche: 1. il fulcro è un PD in cui la componente renziana è fortemente ridimensionata; 2. il programma è moderatamente discontinuo con quelli di tutti i governi precedenti; 3. la candidatura a premier di tale coalizione è contendibile (Renzi? Gentiloni? Grasso? Veltroni?). Anche qui il tasso di autocontraddittorietà dei tre punti non è da poco. Ma soprattutto sono totalmente alieni l'uno rispetto all'altro i due scenari, che pure si danno per equiprobabili da parte degli stessi personaggi coinvolti, non dico nelle interviste (in cui cercano almeno di non cadere in palesi aporie) ma certo nei fatti posti in essere nelle stesse ore (con grande e ammaestrata disinvoltura). Ecco, il minuto è finito. Così torno a pensare con la mente e col cuore a quelle ore epocali, col rimpianto di essere, rispetto ad esse, solo uno che ha potuto aspettarne il centennale fin da ragazzino, così come ho sopra descritto. VIVA LA RIVOLUZIONE RUSSA! VIVA LA RIVOLUZIONE BOLSCEVICA! VIVA LA RIVOLUZIONE MONDIALE! (Ma da domani, su quell'argomento da un minuto, qualcuno dovrà pure delle spiegazioni a tutti gli altri. Grazie.) LA CROCE NO 8.11.17 La croce no, però, io non me la sento di tirarla addosso a Falcone e Montanari. Perché vedete, l'appello originale sul Manifesto parlava chiaro. Il perimetro programmatico (e perfino un po' ideologico) era tracciato. Lo riprendo da un mio commento dell'epoca: "Lo Stato imprenditore, la spesa pubblica, i servizi assicurati in qualità e quantità, diritto alla casa e beni comuni, il fisco nettamente progressivo e un'imposta vera di successione, la Patrimoniale, sanità e scuola degni di questo nome, reddito minimo garantito e/o reddito di dignità, tutela e ripristino dei patrimoni ambientali, artistici, culturali, storici, niente grandi opere inutili, niente spese militari sovradimensionate, niente azioni di guerra per nessun motivo, revisione di tutti i trattati internazionali, Europa compresa, riconversione dei modelli industriali per la sostenibilità e l'effettiva opportunità di cosa si produce e come, rifiuto del mercatismo e dell'antropologia capitalista che schiaccia l'umano, lotta all'illegalità, all'antisocialità, all'evasione e all'elusione, alle mafie con e senza colletti, la proprietà privata messa al servizio delle necessità di tutti, un modello sociale che osa traguardarsi alla felicità delle persone, lavorare meno vivere di più; e, 'politichesemente' parlando: totale alterità rispetto al PD, totale indisponibilità a repliche del Centrosinistra, totale sfiducia nella conduzione grillocasaleggina di un esperimento che semmai avesse pure buone premesse le ha tradite tutte; ancora: associazioni, movimenti e centri sociali invitati e coinvolti con pari dignità di partiti e soggetti politici veri e propri; ancora e infine: che quando sarà il momento di deliberare, 'una testa un voto' sarà il metodo da applicarsi"! E la presentazione al Brancaccio del 18 giugno, sia nell'introduzione di Montanari che nelle conclusioni di Falcone, e sia nella stragrande maggioranza degli interventi, ricalcava fedelmente tutto il virgolettato. Certo, allora entrarono e sedettero anche in prima fila, e parlarono pure, persone che per la propria storia politica personale e per la più o meno recente azione di governo centrale e/o locale dei rispettivi partiti, non si capisce nemmeno come potessero non vergognarsi di stare lì, con tali premesse tematiche! Ma, cari e care, non succede sempre? Non è sempre così, almeno da quando è invalso il dogma dell'inclusivismo a tutti i costi? Da quando i perimetri programmatici sono solo disegnati sul pavimento (e non alzati come i sacrosanti muretti ideologici dei bei tempi andati) e pertanto chiunque può superarli semplicemente con un passo, ed entrare dove vuole? Non sarà certo la prima volta che misurate la stupefacente faccia tosta di chi respira il Potere come noi respiriamo l'aria, e occupa sempre e comunque almeno un metro quadro di qualunque spazio di confronto politico, o pur solo civico, dal quale rischi lontanamente di gemmare una soggettività in grado di contendere presso l'attenzione pubblica il di lui privilegio consolidato! Ce li mandano apposta, ragazzi. E sono bravi, bravissimi. E allora? Allora contava il numero, e ancora al Brancaccio era a favore nostro. Ma dovevano contare il numero, e la voce, la risolutezza, la coerenza, la forza, l'astuzia, la visibilità, in una parola: l'egemonia. Però sempre, da allora in poi. Sì, doveva contare l'egemonia che chi, invece, per storia personale e di partito (o movimento o qualsiasi cosa volete) poteva ben dire di stare naturalmente con tutti e due i piedi dentro il perimetro tracciato, avrebbe potuto esercitare durante tutto l'arco aurorale del progetto, dalle adesioni su carta all'appello, alla presenza al Brancaccio, al lavoro immateriale su media e social di lì in avanti, alla organizzazione e animazione di tutte le assemblee zonali e tematiche svolte in questi quasi cinque mesi trascorsi. Su questo facevano affidamento Falcone e Montanari, per rintuzzare la falsità e l'incoerenza, il trasformismo e il politicismo di quelli che ormai sembra abbiano preso per mano il progetto, evidentemente snaturandolo. Io di questo sono abbastanza sicuro. Perché Falcone e Montanari un lavoro ce l'hanno, non sono macchiette del ceto politichese, una storia e una credibilità professionale e culturale anche hanno al sicuro: non si sarebbero imbarcati in tutto questo col retropensiero di far fuori il (residuo) radicalismo dalla scena politica di sinistra e costruire il trabiccolo per far rientrare dalla finestra ciò che la rottamazione renziana aveva fatto uscire dalla porta del Potere! Su: chi glielo faceva fare? No. Loro ci hanno creduto, io reputo, all'inizio e ancora per un bel tratto. E noi, compagni? Noi perlopiù abbiamo arricciato il naso. Anzi, abbiamo proprio bestemmiato contro chi veniva al Brancaccio con l'esatto scopo di farci bestemmiare, di far propaganda al moderatismo che si dava appuntamento di lì a poco a Santi Apostoli, appuntamento il quale contava alla fine meno della metà dei presenti al nostro, nonostante il battage del mainstream e i papaveri coinvolti (avevamo il numero dalla nostra, lo ripeto, all'inizio; il che peggiora le colpe di chi ne ha). E anche dopo, sui media e sui social, e alle assemblee zonali e tematiche, abbiamo traccheggiato (come si dice) anziché fare da altrettanti megafoni, tanti che eravamo in origine, agli splendidi spunti degli esordi: lo Stato imprenditore, il diritto alla casa, la Patrimoniale, il reddito minimo, la revisione dei Trattati, la felicità delle persone, basta col PD, basta col Centrosinistra, basta con la presa in giro a 5Stelle... Abbiamo invece cominciato a chiederci "ma perché intorno a noi continuiamo a vedere gente che qui non ci dovrebbe stare?", e indispettiti come bambini abbiamo lasciato loro i giochi e il campo anziché dire forte e chiaro tutti i motivi per cui erano loro, invece, a dover andarsene e di corsa! O meglio, quei motivi ce li siamo detti come al solito tra noi, di lato alle assemblee, nei corridoi, e sulle nostre pagine virtuali, sulle nostre mailing list un po' carbonare; ma mai frontalmente all'assise, presso il pubblico anche meno avvertito, in un'intervista, che so, con un bel tweet ad alta viralizzazione, tutti atti che semmai posti in essere avrebbero dato modo a Falcone e Montanari di sentirsi abbastanza forti da alzarlo, il benedetto muro di serietà politica lì dove passava la linea solo disegnata a terra, e dire a quelli là "voi qui non c'entrate niente!". Perché (non) abbiamo fatto tutto questo? Ognuno dentro di sé trovi la propria risposta. Collettivamente, azzardo io, perché la non-egemonia intrinseca delle nostre migliori ragioni l'abbiamo introiettata da qualche lustro di sconfitte, politiche, civili, culturali, e dall'incessante azione del pensiero unico dominante anche ai nostri danni (di noi, duri e puri, proprio!). Balbettiamo, come chi ha un complesso da psicoanalisi. Fuor di metafora: ci accontentiamo del politicismo, della tattichetta, dei mezzi toni. I sì sì, e no no, con voce pulita come la nostra coscienza e stentorea come la nostra storia lontana, pare non sappiamo più pronunciarli. A tutto vantaggio degli altri, ovviamente. E ora? E ora, care e cari davvero, io non lo so. Ma so che c'è il prossimo appuntamento, sabato 18 novembre all'Angelicum di Roma. Può essere il primo della vicenda costitutiva vera e propria di un soggetto politico sostanzialmente moderato, nonostante la buona bozza programmatica diffusa ancora ieri da Falcone e Montanari (tenaci almeno in questo), ma moderato in virtù del fatto che le gambe che lo faranno camminare saranno di gente che ha fatto politicamente proprio tutto ciò che quel bel programma dichiara di voler disfare: e questo perché, per i motivi che ho provato a spiegare, alla fine quella è la gente che è rimasta sulla scena, a causa della loro (dei moderati) protervia, della nostra (compagni) irresolutezza, e dell'impotenza dei due promotori iniziali. Oppure l'Angelicum può essere un'altra cosa. E' improbabile ma non impossibile. Sarà impossibile se non ci proveremo affatto, a farlo essere una cosa diversa, a farlo tornare alla splendida (se presa sul serio) ispirazione originale; e se ci proveremo sarà improbabile certo, ma per quel poco che conta la mia personale scala di priorità, ebbene un mezzo sabato perso (l'ennesimo) non mi ammazza sicuro, e se putacaso non fosse poi così perso... Insomma andiamoci, compagni! Non abbiamo niente (di ulteriore) da temere. Però andiamo con le idee chiare e la voce schiarita! E senza troppo galateo in saccoccia, alla bisogna: tranquilli ma determinati. Soprattutto scaltri, fatti scaltri da quest'altra esperienza. Per esempio battiamoci per quel che davvero rileva: non sul programma, quello è già bello (su carta) di suo, non sui vicini di sedia in prima fila, quelli saranno brutti e finti come (ormai) suole, e nemmeno sul candidato premier della lista elettorale eventuale, quello non sarà (mai, manco fosse Pepe Mujica) uomo, o donna, da maggioranza del Parlamento alle spalle, non nell'Italia destrorsa del qui e ora! Bensì proviamo a batterci sul modo in cui si formeranno concretamente le liste elettorali collegio per collegio, per Camera e Senato. Perché alla fine quello conta, non tanto per noi ma per i nostri avversari (interni beninteso, i nemici che brechtianamente sono alla nostra testa!). Se infatti spunteremo una modalità che impedisce ai moderati, ai finti, agli infiltrati, di far man bassa dei (già pochi) posti al Sol del Parlamento, se metteremo un sasso nell'ingranaggio che ha trasformato il progetto Brancaccio nel trabiccolo di autoconservazione di quel ceto politichese, ebbene intanto saranno loro stessi a perdere interesse al nostro spazio politico! E, di più, nello spazio così rinverginato potremmo veder nascere anche qualche bella esperienza (minoritaria, ma quello comunque) di rappresentanza di un'altra Italia, che pure esiste. Pensiamoci, focalizziamoci, non molliamo ancora e non disperdiamo le già non molte risorse. Questo è il mio pensiero. E non ne ho alcuna certezza, ma mi sembra quasi di sentire che pensieri non troppo distanti, e perciò inconfessabili, si muovono nella testa, comunque nobile, dei cittadini Anna Falcone e Tomaso Montanari. LA MOGLIE DI CESARE 12.11.17 (ECCO COSA DIREMO SABATO ALL'ANGELICUM, SE CI FANNO PARLARE. LEGGETE, VENITE ALL'ASSEMBLEA, SOSTENETECI, DIFFONDETE QUESTA PROPOSTA!) La moglie di Cesare deve non solo essere onesta, ma anche sembrarlo. Ora, il nostro progetto diciamo che è Cesare, sul quale Cesare non si discute. Infatti: ha un programma bellissimo, frutto sia delle intuizioni iniziali dei due proponenti Falcone e Montanari, e sia soprattutto del percorso delle assemblee territoriali; ha una vision di prospettiva importante, cioè l’opera di intelaiatura di una sinistra che in Italia, unico Paese in Europa, manca; e ha già dimostrato, il progetto Brancaccio, detto Cesare solo qui e ora, di essere inclusivo e di saper fare politica, nel senso che i garanti preferiscono il principio di realtà al principio del piacere, e quindi sanno dialogare con tutti, ma proprio tutti, purché certo si stia e nel programma, così come sta emergendo, e nella vision originale. Confido inoltre che anche il nome definitivo del progetto, e così il suo simbolo politico ed elettorale, e perfino l’indicazione apparentemente inevitabile di un candidato premier (indicazione, ricordo, più mediatica che sostanziale – stante per fortuna, ancora, l’ordinamento vigente che prevede che il governo e il suo capo cerchino in Parlamento la propria maggioranza, non già nelle urne ai seggi), ebbene confido che pure tutto questo sarà fatto all’altezza. E comunque nessuno di questi punti di sviluppo è alla portata delle facoltà decisionali di questa o di altre assemblee popolari, se vogliamo essere seri. E vogliamo esserlo, oggi quanto mai prima! Dunque tutto questo è Cesare, diciamo. E Cesare non si discute. Non qui e ora, almeno. Ma la moglie di Cesare che cos’è? Ecco, diciamo che sua moglie è la benedetta lista elettorale. Anzi: che sono le liste elettorali, concrete, collegio per collegio per Camera e Senato, tramite le quali concretamente il progetto Brancaccio entrerà nell’agone politico, e attraverso i suoi eletti e le sue elette (speriamo!) entrerà concretamente nella Casa della Sovranità Popolare, il Parlamento, per provare a cambiare in meglio, democraticamente, lo stato di cose presente. O almeno per provare ad impedire che peggiori di più. Capiamo bene, quindi, che questa cosa delle liste, concretissima, è cruciale. E di sicuro i nostri due proponenti/garanti ne sono ben consci, e con i loro più stretti fidati, in una sorta di cabina di regia informale – perché volendo esser seri non possiamo negare che essa esista, e io dico che è un bene che ci sia –, di sicuro creeranno le condizioni perché le liste alla fine saranno anche loro all’altezza. Insomma, essi tutti hanno senz'altro in animo, schiettamente, di fare una lista, delle liste, tutte le liste, oneste; al pari cioè dell’onestà del progetto. Però – ecco il punto – la moglie di Cesare deve non solo essere onesta, ma pure sembrarlo! Deve anche sembrare onesta, così come onesta sarà pure di fatto; ma, come racconto tra un attimo, sembrarlo è perfino più importante che esserlo! E deve sembrarlo a tutti, onesta, al di là di ogni ragionevole dubbio. Soprattutto a quelli ai quali noi qui pensiamo quando diciamo che la sinistra che oggi non c'è in Italia, unico Paese d'Europa, ha un grande bacino teorico di interesse, di voto, addirittura di militanza, e che il progetto Brancaccio o parla a tutti quelli là oppure neanche valeva la pena concepirlo; quando diciamo che senza una sinistra così il Paese sarà teatro di una guerra per bande più di ora, di bande neoliberiste contro bande neocorporativiste contro bande qualunquiste contro bande fascioleghiste, rispetto alla quale guerra le persone per bene saranno meri ostaggi o scudi umani addirittura, e il diritto lo stesso! E deve sembrare onesta, non solo esserlo – la lista, moglie di Cesare, che è il progetto –, specie a quelli che per mille motivi, anche fondati, non vedono l’ora di trovare lo sbrego concreto sulla tela che imbruttisce il nostro bel quadro teorico! E sono tanti, questi, lo sapete. E occhiutissimi. Pensate quindi quanto è cruciale la questione del modo in cui si formeranno le liste elettorali collegio per collegio per Camera e Senato! Ma ecco, io qui dichiaro che se c'è un frutto che deve maturare in questa assemblea, e che deve essere còlto senza che sia delegato a nessuna cabina di regia, è praticamente solo questo: proprio volendo esser seri – accettando cioè, più o meno volentieri ma per il principio di realtà, tutto quello che è successo finora, anche ciò che ci ha un po' allontanato dalle speranze di giugno (concedetemelo, e detto solo tra noi), che sia stato voluto in prima persona dai due proponenti/garanti ovvero che essi stessi abbiano accettato che succedesse perché così doveva essere per i rapporti di forza sul campo –, noi non dobbiamo però voler abdicare come assemblea popolare, come istanza di base, come persone libere e disinteressate, come innamorati della politica in quanto servizio civile e come sentinelle della Costituzione in quanto traguardo di dignità e trampolino di uguaglianza, ebbene almeno su questo non dobbiamo mollare di un metro! Su questo noi tutti dobbiamo, possiamo e vogliamo essere interpellati e deliberanti: vogliamo decidere del modo in cui Calpurnia, onesta moglie dell'indiscutibile Cesare, onesta lo sembri davvero, e non possa essere tacciata di disonestà come una Messalina qualunque; da nessuno, né in buona né in cattiva fede! Insomma vogliamo e dobbiamo decidere su come verranno formate le liste elettorali collegio per collegio, e possiamo farlo. Noi, adesso. La questione, amici e compagni, e proprio tutta qui! Sto per dire che vorrei che facessimo un giuramento, che giurassimo solennemente di non scioglierci mai, come assemblea, fino a che non sia stata elaborata e ratificata la metodica generale per stilare collegio per collegio, per Camera e per Senato, le liste elettorali del progetto Brancaccio – o come esso si chiamerà! ...E i figli del Terzo Stato alla Pallacorda mi perdonino per avergli tirato la giacchetta. Pertanto ora devo fare la mia parte mettendo i piedi nel piatto: devo formulare la mia concreta proposta metodologica. E guardate che sarà una proposta lasca, una sintesi a mezz'altezza, quasi un compromesso al ribasso. Tutt'altro che giacobina! Che se fosse per me personalmente, Calpurnia, per sembrare onesta come magari sarà pure, dovrebbe girare col burqa! Nelle liste, cioè, fosse per me – di pancia – non dovrebbe entrare nessuno che sia stato anche solo iscritto a uno dei partiti afferenti al Centrosinistra, o sostenitori delle larghe intese, o costituenti l'Ulivo, a partire dal 1999 fino ad oggi! Non importa quando se ne sia poi andato, dal partito, preso dai rimorsi anche più sinceri: ma se ne faceva parte con qualunque carica, o nessuna, in un anno qualsiasi tra quello del bombardamento in Serbia e l'anno corrente dei decreti Minniti-Orlando (e ogni nefandezza ci sta nel mezzo: tanto ciascun anno ne riporta una caterva), ebbene costui o costei secondo me, personalmente – di pancia e di cuore –, non può assolutamente candidarsi col nostro progetto. E mica perché lo decido io! Bensì perché lo decidono, implicitamente ed esplicitamente, i contenuti programmatici dell'appello iniziale di Falcone e Montanari pubblicato sul Manifesto, l'introduzione di Montanari al Brancaccio, le conclusioni di Falcone, i temi politici della stragrande maggioranza degli interventi di quella giornate e i lineamenti programmatici – di nuovo – della stragrande maggioranza delle assemblee svolte in tutta Italia tra giugno e novembre. E dicono, tutti questi documenti (non aria fritta, ma testi consultabili anche ora), che se noi siamo una sinistra che vuole pace, lavoro, democrazia, beni comuni e accoglienza – la butto giù in pillole –, come potremo mai chiedere alla nostra gente di votare per chi ha militato in partiti che comunque sostenevano configurazioni di potere le quali intanto creavano (e/o creano) guerra, disoccupazione, oligarchia, privatizzazioni e naufragi? Non argomento più oltre... ...Perché la mia proposta non è questa, così rigorosa. Anche perché sennò questa stessa assemblea sarebbe pressoché tutta incandidabile! Giusto, compagni e amici? No, la mia vera proposta è più di testa che di pancia e cuore, diciamo. Ah, questo benedetto principio di realtà... Anzitutto asciugo il perimetro delle responsabilità politiche a quelle davvero preminenti; cioè, da tutti gli iscritti a uno dei partiti comunque afferenti al Centrosinistra barra "tecnici - larghe intese" barra Ulivo degli ultimi diciotto anni, restringo il campo ai dirigenti nazionali di quei partiti e ai loro parlamentari – ed è già, ne converrete, un grandissimo dimagrimento del numero degli incandidabili nelle nostre liste. Inoltre, asciugo pure il perimetro dei misfatti occorsi in tutto questo tempo – imputabili direttamente nei periodi di governo dell'Ulivo barra "tecnici - larghe intese" barra Centrosinistra, indirettamente nei periodi in cui tutta questa gente stava all'opposizione (senza opporsi efficacemente) – ebbene solo a un minimo numero di veri e propri attentati alla Costituzione, alla Repubblica, alla democrazia e al Diritto delle Genti, e soltanto all'epoca più recente (per non esser tacciato di vetero-rancorismo): il pareggio di bilancio in Costituzione, il Jobs Act, la legge Fornero, la Buona Scuola, lo Sblocca Italia, il bombardamento NATO sulla Libia e i decreti Minniti-Orlando; ai quali aggiungo anche, come fattore d'incandidabilità, l'aver partecipato da dirigenti nazionali e/o parlamentari alla campagna per il SI' al referendum del 4 dicembre scorso (perché il nostro Cesare, cioè l'appello Falcone-Montanari – cioè l'intero progetto Brancaccio –, ha come diretto antefatto la campagna referendaria vittoriosa per il NO a quel quesito liberticida). E ditemi se non è realismo, questo mio! Infine, accetto (ma più che altro lo prendo come fatto compiuto) che tutti gli incandidabili secondo questa mia prescrizione – ripeto, minima e ragionevolissima: sono solo otto punti di discrimine, figura geometrica adamantina, un ottagono, o stai dentro, perché non ne hai responsabilità alcuna, o stai fuori dal Brancaccio – ebbene restino pure, se lo vogliono, a sostenere il progetto, a consigliare persino i nostri due garanti dall'alto della loro grande esperienza politica e istituzionale; non pretendo cioè, assolutamente, che l'assemblea li cacci via, bensì soltanto che nessuno di costoro compaia in nessuna delle liste elettorali che redigeremo collegio per collegio per Camera e Senato. Che redigeremo, ricordo, con l'obiettivo immediato di riportare in Parlamento una sinistra che vuole pace, lavoro, democrazia, beni comuni e accoglienza (per dirla proprio in cinque parole), e con l'obiettivo a medio termine di fare di un'esperienza soltanto elettorale una costruzione politica e partitica vera e propria che in Italia, solo Paese d'Europa, manca ancora. Obiettivi entrambi, però, che falliremo miseramente se la moglie di Cesare non sembrerà onesta, oltre che esserlo, e al di là di ogni ragionevole dubbio. La mia proposta è solo questa, e la pongo qui a voi tutte e tutti come mozione formale: non sia candidabile chiunque sia stato, alla rispettiva epoca dei fatti, dirigente nazionale e/o parlamentare di un partito che ha sostenuto, in ordine cronologico, la legge Fornero, il bombardamento NATO sulla Libia, il pareggio di bilancio in Costituzione, il Jobs Act, la Buona Scuola, il SI' al referendum del 4 dicembre 2016, lo Sblocca Italia e i decreti Minniti-Orlando. Una cosa facilissima da verificare. O sì o no, fuori o dentro! Tra l'altro – e chiudo – questa metodica è una semplicissima cartina di tornasole per sondare le buone intenzioni di chi si accostato al progetto Brancaccio proveniendo da storie personali e di partito, ed esperienze di Potere, che hanno fatto arricciare il naso, o proprio disamorare al progetto stesso, tante e tanti compagni della prima ora. Perché se la mia proposta diventa anche la vostra, e se esisterà un tale profilo di incandidabilità nelle nostre liste, allora chi di quelli si è avvicinato al progetto per una sincera conversione operosa rispetto ai misfatti passati, non perché risulti incandidabile se ne tornerà via; ma chi invece sta provando a saltare sul carro generoso e inclusivo di Falcone e Montanari per rientrare dalla finestra nel Potere dalla cui porta l'hanno cacciato la rottamazione renziana e le successive convulsioni del PD e del Centrosinistra tutto, ebbene se incandidabile sarà lui stesso a togliercisi dai calli dei piedi, una buona volta! Non c'è che questo, per provare ancora a convincere la nostra gente che sul campo non ci sono solo furbastri, populisti, affaristi e fascioleghisti. Sennò, ognuno per la sua strada: due liste, una lista sola – piena di "ma che c'entrano questi" –, nessuna lista a sinistra. Però ognuno – parlo alla cabina di regia auto-nominata, quella che è un bene che c'è –, ognuno si asciughi poi le proprie lacrime. Dopo non venite pure a chiederci una spalla e dei fazzoletti, che avremo altro e di meglio da fare! Grazie Anna, grazie Tomaso, comunque. (ma la mattina del 13 Falcone e Montanari disdicono improvvisamente l'assemblea prevista all'Angelicum per sabato 18) IL BRANCACCIO E' STATO SUICIDATO 13.11.17 BUONANOTTE, POPOLO 'Sciacallaggio', malattia terminale di tutti gli -ismi della sedicente sinistra nostrana. E il corpo a terra, inerte, non è propriamente il progetto Brancaccio, che tutto sommato poco rileva, da poco arrivato con poco gasato. Ma semplicemente siamo noi, corpo collettivo della parte migliore di questo Paese, la gente per bene, la classe, chiamateci come volete. Tra un brandello e l'altro che ci strappate via. Ora potete tutti riprendere a giocare con le vostre bandierine, pazzi suicidi, democìdi voi pure, sfigati, morammazzati. Bonanotte popolo! ANNA, TOMASO Un incredibile esperimento di resistenza umana, prima che politica. Ma sai da quanto invece io v'avevo già mannato tutti quanti affanculo? Loro niente, tosti fino a stamattina. Cinque mesi. Dopo de che, certo, il vammoriammazzato che gli avete proprio tirato fuori. Che ce sta tutto! E la vita va avanti. Grazie Falcone, grazie Montanari. "Ognuno è fabbro della sua sconfitta / E ognuno merita il suo destino Ognuno è figlio del suo tempo / Ognuno è complice del suo destino Ognuno è figlio della sua sconfitta / Ognuno è libero col suo destino Ognuno porta la sua croce / Ognuno inciampa sul suo cammino Ognuno brucia come vuole / Ognuno è vittima ed assassino" SIPARIO Il calcio italiano deve ripartire dai vivai, di più: dai campacci di rione, dai marciapiedi e dalle saracinesche prese a pallonate. Un'intera generazione deve lasciare il passo, a prescindere dalle buone intenzioni individuali. E un'intera dirigenza deve sparire al più presto, senza neanche l'alibi delle buone intenzioni presunte. E la stessa cosa, oggi stesso, deve succedere alla sinistra in questo Paese: identica, per il motivo medesimo, ma per ragioni infinitamente più importanti. (più a freddo, il giorno dopo) FATTI, NUMERI E CUORE 14.11.17 Nel 2007, annus horribilis della costituzione del Partito Democratico, i due partiti maggiori alla sinistra del PD (e dei DS, una delle sue due radici principali: l'altra fu La Margherita), erano il Partito della Rifondazione Comunista e il Partito dei Comunisti Italiani. Rifondazione aveva nel 2007 circa 92.000 iscritti, il PdCI circa 31.000. I DS circa 615.000 iscritti e, per completezza, La Margherita circa 430.000. Il 2007, ovviamente, è anche il primo anno del decennium atrocius della Grande Crisi. Teniamolo a mente. Oggi, dieci anni dopo, Rifondazione conta circa 17.000 iscritti; da una sua costola nel 2009 è nata Sinistra, Ecologia e Libertà che ora si chiama Sinistra Italiana e conta circa 19.000 iscritti. Oggi il PdCI si chiama Partito Comunista Italiano, e conta circa 9.000 iscritti; sempre nel 2009, da una sua costola è nato il Partito Comunista - Sinistra Popolare che conta circa 4.000 iscritti. Quindi, al netto di alcuni rimescolamenti ulteriori che qui non rilevano, il bacino di iscritti dei partiti maggiori a sinistra dei DS/PD del 2007 è passato in dieci anni da circa 123.000 iscritti (92.000 di PRC + 31.000 di PdCI) a circa 49.000 iscritti (17.000 di PRC + 19.000 di SI + 9.000 di PCI + 4.000 di PC-SP). Una perdita secca di quasi i 2/3, col crollo in particolare di Rifondazione che perde oltre i 4/5 degli iscritti in dieci anni. Questo, proprio nei dieci anni in cui la Grande Crisi ha piegato le classi (teoriche) di riferimento di quegli stessi partiti di sinistra, le quali classi avrebbero potuto quindi rinforzare invece i (teoricamente) loro partiti proprio in virtù dell'urgenza di risposte politiche alle dure condizioni socioeconomiche imposte dalla Crisi. Avrebbero potuto rinforzarli, sì, se però avessero creduto alle risposte politiche offerte proprio da quei partiti (e loro gemmazioni e/o confluenze varie). Evidentemente non hanno creduto a tali risposte. Oppure, alle classi piegate dalla Crisi, risposte politiche da quei 'loro' partiti non sono pervenute affatto: non sono state pronunciate, ovvero non sono state udibili. Per completezza: oggi il PD conta circa 405.000 iscritti, molto meno della metà della somma degli iscritti 2007 a DS e a Margherita (insieme facevano circa 1.045.000 iscritti). Ma per quest'altro tracollo non vale il detto "mal comune mezzo gaudio" che potrebbe forse consolare gli iscritti residui dei partiti a sinistra del PD; poiché se è vero che esso configura una generale disaffezione della gente alla militanza partitica, tuttavia proprio la Grande Crisi avrebbe dovuto spingere non pochi dei fuoriusciti dall'area moderata (DS/PD e Margherita, e poi PD e basta) verso l'adesione ai partiti di area radicale. Sempre, beninteso, se essi avessero pronunciato risposte politiche (e/o se esse fossero state udibili e convincenti) alle urgenze delle classi di riferimento 'storiche' e di quelle 'di nuova generazione' (impoveriti, precarizzati, estromessi, migranti) proprio a causa della Crisi. Però così, numeri alla mano, non è stato. Anzi, il contrario: tutto quel bacino è andato o verso la disaffezione pura e semplice, o verso il neopopulismo a 5Stelle, o forse anche verso nefaste proposte di destra vera e propria, nazionalista o regionalista che sia. Ad ogni modo, questo mio contributo non pretende assolutamente di trovare le spiegazioni definitive al fenomeno. Pongo solo dei fatti allineati all'attenzione di chi voglia un promemoria per ragionarci sopra, mentre la Grande Crisi peraltro continua a piegare singoli e ceti. (Un mio amico perfido dice, con una cinica boutade, che l'emorragia di militanti dai partiti di sinistra radicale va vista al contrario come una specie di ammissione a numero chiuso; e che gli iscritti rimasti, uno su tre rispetto al 2007 in generale, uno su cinque in Rifondazione in particolare, sempre rispetto al 2007, sono semplicemente quelli che non hanno passato il test!) Di fermi ci sono questi tre punti, però; almeno secondo me. In questo decennio nell'area della sinistra radicale italiana si è registrato un bassissimo tasso di innovazione un anno dopo l'altro, sia nella produzione (in quantità e in qualità) di proposte/risposte politiche alle urgenze delle classi, e sia nell'identificazione di quadri di partito e dirigenti nazionali che non fossero gli stessi responsabili (di fatto, al di là delle buone intenzioni personali) del costante crollo di militanza. Inoltre, fra i tentativi della cosiddetta società civile nell'intercettare le porzioni di quel bacino teorico inattingibili da parte di tali partiti, e portarle a una militanza almeno 'fluida' (ma sempre di sinistra radicale) contro gli interessi che guidano la Crisi e ci guadagnano, e quei partiti medesimi, non si è mai superata una soglia di reciproca diffidenza che ha fatto la rovina di entrambe le parti (cronistoria spicciola: il Popolo Viola, Cambiare si Può - Rivoluzione Civile, la Via Maestra, l'Altra Europa con Tsipras, Unions - Coalizione Sociale, Brancaccio - Alleanza Popolare per la Democrazia e l'Uguaglianza, e tutte le tattiche furbesche dentro e intorno che ricordiamo). Infine, francamente è incomprensibile, stando così le cose, che neppure l'ala più anticapitalista (ovvero comunista) dell'area della sinistra radicale organizzata in partiti, abbia ancora trovato il coraggio di unificarsi in un solo partito di media grandezza, senz'altro più efficace dei molti piccoli attuali in tutte le vertenze pure da essi affrontate, al cospetto del disagio della classe socioeconomica di riferimento storico o novissimo; incomprensibile se non ipotizzando la tenacia dei quadri dirigenti rispettivi nel mantenere ciascuno un minuscolo potere personale, unita all'incapacità delle basi rispettive militanti di liberarsi di tali professionisti imponendo di slancio l'unità che i vertici allontanano sine die pretestuosamente. In scienza e coscienza, per me tutta questa è materia vivente. Calcolo e ragiono, sì, ma accorandomici. Tenetene conto. (postscritto, terzultimo, il giorno in cui al posto del Brancaccio c'è l'assemblea al Teatro Italia, Roma, indetta da chi si si sentiva vittima delmodus operandi di Falcone e Montanari.) POLLO 18.11.17 E così il problema non era il teatro, quale teatro o lo stare in sé in un teatro (anziché in piazza), ma era ed è chi è che batte l'asta. Perché alla fine si sta tutti esposti, come merce sugli scaffali, e si può solo sperare che non ci svendano a poco. Come pure è successo tante volte. E chi non ha capito questo, come io stesso ho capito solo adesso, è uguale a quello che sedendosi al tavolo di poker si chiede chi sarà il pollo da spennare, ed è questo segno certo che il pollo è lui medesimo. Io, più pollo ancora, mi ci son sempre seduto neppure immaginandomi che un pollo serve per forza, nel modo in cui viviamo, bensì che si giocasse a chi è più bravo, più resistente, o anche più astuto con le carte in mano e quelle in testa. Ma conta nulla, col mazzo truccato indefettibilmente. Così, gente, buona partita, buona trattativa, buona rappresentazione. Io salto qualche mano. Il poco gruzzolo che lascio lì è a disposizione di chi lo vuol giocare. Se frutterà, è roba vostra. Non fatevi fregare troppo. (postscritto, il penultimo, il giorno in cui all'Atlantico Live nasce la lista dei dalemiani, dei vendoliani, dei civatiani e di Grasso; e così chiudo un po' il cerchio.) FAITES VOS JEUX 3.12.17 Esattamente sette mesi fa scrivevo, dovunque potessi esser letto, testuale: "PRIMA O POI SI VOTA: FRENTE AMPLIO ALL'ITALIANA? Articolo 1 - Bersani, D'Alema, Speranza Campo Progressista - Pisapia, Boldrini Futuro a Sinistra - Fassina Altra Europa - Forenza, Musacchio Possibile - Civati Sinistra Italiana - Fratoianni, Vendola Azione Civile - Ingroia DemA - De Magistris Rifondazione Comunista - Acerbo, Ferrero Ross@ - Cremaschi Sinistra Anticapitalista - Turigliatto Partito Comunista Italiano - Alboresi, Palermi Partito Comunista - Rizzo Partito Comunista dei Lavoratori - Ferrando sciolti: Camusso Landini Rodotà Zagrebelsky Ciotti Spinelli D'Arcais Gabanelli Medici Gianni Chiesa Strada Negri altro: movimenti (noTav, noTap, nuMuos, noTriv, noTtip...), sindacati di classe (Cobas, Usb...), centri sociali (Insurgencia, FortePrenestino, Baobab, Leoncavallo, Lambretta...), associazioni (Anpi, Articolo21, C.I.Donne, s.Egidio...), giornali&riviste (MicroMega, Manifesto, LottaComunista...), radio (OndaRossa, Popolare...) siti&social (Marx21, Controlacrisi, CittàFutura, Communism17...) Cosa potrebbe tenerlo insieme? O nulla, in nessun caso, mai? E chi togliereste? Perché? Chi aggiungereste? E perché? O non è proprio cosa? Ma perché?" Poi c'è stato il Brancaccio, ma prima c'era stato il doppio corteo EuropaDiversa da una parte EuroStop dall'altra, poi (non) c'è stato l'Angelicum, ma c'è stato il Teatro Italia, poi c'è stato (oggi) l'Atlantico Live. E dopo tutti questi teatri, tutte queste piazze, tutte queste sale, il risultato del Frente Amplio all'italiana è esattamente il seguente: - Campo Progressista farà una lista in coalizione col PD; - Articolo 1, Possibile e Sinistra italiana (e alcuni degli "sciolti") faranno la lista 'Liberi e Uguali' con Grasso; - Rifondazione Comunista, il PCI (forse: sta ancora vedendo se gli conviene; vecchio vizio), Ross@ e Sinistra Anticapitalista, DemA, Altra Europa e Futuro a Sinistra (se gli altri non le considerano troppo mammolette), movimenti e sindacati di classe e centri sociali (se la mistura, assai instabile, non esplode prima), qualche associazione e sito "contro", e altri "sciolti", faranno una lista che forse si chiama 'Potere al Popolo'; - Azione Civile e Giulietto Chiesa faranno una lista che si chiama 'La Mossa del Cavallo'; - Il PCL di Ferrando con Sinistra Classe Rivoluzione (ex Falce e Martello, che ha smesso con l'entrismo e si è messa in proprio) faranno una lista trockijsta a sé; - e il PC di Rizzo col suo Fronte della Gioventù Comunista, ovviamente faranno una lista stalinista a sé. Sei liste distinte, un po' traballanti al proprio interno e anche abbastanza incazzate reciprocamente, per motivi obiettivi o personali, per ragioni recenti o irrancidite, al posto della scommessa di un solo Frente Amplio all'italiana che avrebbe potuto (e io dico: dovuto) polarizzare tutto l'antiliberismo, l'antifascismo, l'antirazzismo e il costituzionalismo sostanziale, in questa ennesima fase recrudescente della Crisi economica, sociale, politica, istituzionale e culturale in Italia. Perciò, compatrioti miei di sinistra, avrete ben sei opzioni tra cui scegliere, se volete votare a sinistra del PD duro e puro. Oppure ne avrete una settima: non riconoscervi in nessuna di queste. Non perché siate del PCML (esistono pure loro) che rifiuta il parlamentarismo, ma perché le ritenete complessivamente una risposta che non è seria rispetto all'immensa serietà dello stato di cose presente. Io, personalmente, mi deciderò più in là. C'è tempo. Ma una cosa l'ho capita già, per averla vista e rivista di persona in questi sette mesi trascorsi, da quella scommessa tratteggiata fino al suo fallimento conclamato: che a tutte e tutti quelli che ho sopra menzionato e a tutte e a tutti i loro collaboratori e a tutte e tutti i militanti doc dei loro rispettivi partiti, movimenti, comitati, associazioni, organizzazioni o disorganizzazioni, il risultato per come è venuto fuori, le sei liste l'una contro l'altra armate, piace! Gli piace proprio: li identifica, li rassicura, li fa sfogare, li esalta, li scarica, li deresponsabilizza, li fa continuare a giocare, ad alcuni dà lo stipendio tout court (talvolta assai lauto). L'idea e la pratica di un'unità efficace di azione a sinistra e fuori dal centrosinistra, insomma il Frente Amplio, mi sa che piaceva solo a me. A me e a qualche milione di italiani (tra cui Anna Falcone e Tomaso Montanari) che lo chiedono in tutti i modi da almeno un decennio, e che lo avrebbero votato (tornando al voto, in qualche caso, dopo anni) realizzando anche in Italia quello che in ogni altro Paese d'Europa è la norma: una rilevante rappresentanza politica dell'antiliberismo, dell'antifascismo, dell'antirazzismo e del costituzionalismo sostanziale (mutatis mutandis, certo). Ma a tutta quella gente di cui sopra, questa cosa qui, questi milioni di italiani a far da massa critica per il cambiamento reale, non interessa. Cosa gli interessi davvero, però, io non l'ho ancora mica capito. (postscritto, ultimo davvero: metafora calcistica di fine anno; grazie a tutte e tutti, e buona fortuna!) PEGGIO SOLO LA LAZIO 29.12.17 Nel corso del 1927, cinque società sportive romane, cinque squadre di calcio, confluirono progressivamente e si fusero in solo progetto. La Fortitudo si unì al Pro Roma, poi l'Alba all'Audace, e infine il Roman si mise insieme al Fortitudo-ProRoma e all'Alba-Audace: nacque così l'associazione sportiva Roma, la Roma calcio, la Magica Roma! Da cinque presidenti, uno solo; da cinque allenatori, uno; da cinque staff medico-atletici, uno e il migliore; da cinquantacinque giocatori da prima squadra, undici campioni; da venticinque panchinari, cinque forti rincalzi; da cinque vivai di quartiere, una sola accademia del pallone giovanile su scala cittadina... Ma soprattutto: da cinque piccole tifoserie rionali (o di ceto), un solo pubblico sempre più vasto e innamorato, in città, in Italia e nel Mondo, al quale pubblico la Roma ha regalato soddisfazioni che nessuna delle cinque squadrette fondatrici avrebbe mai potuto neppure sognare! Dalle leggendarie vittorie di Campo Testaccio al primo scudetto, dagli altri due alle nove Coppe Italia, dalle vittorie internazionali al poter contendere regolarmente il campo ai soliti poteri di Torino e di Milano, da Fuffo Bernardini fino al Capitano Eterno... Bene. Nel corso del 2017 la sinistra politica e sociale italiana, ossia tutto ciò che è a sinistra del PD e della CGIL, ha fatto l'esatto contrario! Dal progetto Brancaccio, nato e nutrito (fino a che le circostanze non l'hanno suicidato) con quello stesso obiettivo, appunto, di fare (passate la metafora) uno squadrone capace di giocare un gran campionato col supporto di un gran pubblico, siamo ora al mesto panorama di cinque distinte liste in lizza elettorale: Liberi e Uguali, Potere al Popolo, Lista del Popolo, Sinistra Rivoluzionaria e Partito Comunista; nessuna delle quali, ovviamente, può neppure sognare di raggiungere i risultati che erano alla portata del Brancaccio se non fosse stato strangolato in culla. E così avremo cinque presidenti, tipo, anziché uno solo; cinque allenatori, e non uno come si deve; cinque staff di scalzacani, e non uno solo ma selezionato; cinquantacinque brocchi, al posto di undici campioni; venticinque pippe, anziché cinque validi rinforzi; cinque cortilacci di pallonari, e non un solo laboratorio efficace su scala di tutta la sinistra degna di questo nome... Ma soprattutto: ci saranno cinque piccole tifoserie che già si attizzano le une contro le altre, al posto di un bacino elettorale vasto e impegnato, capace di contendere spazio e forza all'avversario politico e di classe, ossia all'arcipelago PD-5Stelle-destre più i poteri che veicolano. Le elezioni andranno, per ciò che ci riguarda, come potete ben immaginare. A chi gioverà? All'avversario politico e di classe, naturalmente, e (ma qui usciamo dalla politica per entrare nella psicoanalisi) a quelli che hanno preferito essere qualcuno in uno dei cinque nulla così scaturiti piuttosto che essere dei nessuno nel qualcosa che poteva invece scaturire! Peggio di noi solo la Lazio. Che nel 1900, quando il brand Roma era ancora libero, e lo sarebbe stato fino al '27, si chiamò Lazio appunto, incomprensibilmente, e si votò alla subalternità perenne! Contenti loro. Contenti noi... |