Invettiva Perorazione Analisi Politica Speranza
passando per Ragione e Volontà Domenica 26 maggio 2019 si voterà in Italia per le Elezioni Europee, per formare l’Europarlamento alla sua IX Legislatura. Il mio progetto è che non sia l’ultima. Il mio progetto è che tra domenica 5 e lunedì 6 aprile, del 2019, vengano depositati un certo contrassegno elettorale e cinque liste, una per ognuna delle cinque circoscrizioni elettorali italiane: nord-occidentale, nord-orientale, centrale, meridionale, insulare. Il mio progetto è che nel bimestre precedente, quindi in febbraio e marzo 2019, si metta in campo un movimento di persone e organizzazioni su scala nazionale per la raccolta delle firme necessarie alla presentazione delle liste: 30.000 firme autenticate per ogni circoscrizione. Il mio progetto è che quel certo contrassegno elettorale che dicevo abbia scritto sopra EUROPA MONDO APERTO e che tutti quei nomi scritti sulle cinque liste, i candidati di Europa Mondo Aperto alla IX Legislatura del Parlamento Europeo, siano nomi di donne e di uomini che capiscono proprio queste tre parole, che ci credono, che vogliono e sanno renderle programma, condivisione, politica, sollecitazione, civiltà. Il mio progetto è che esso sia anche il vostro progetto. Per questo comincio a raccontarvelo. L'8 novembre 1923, nel Burgerbraukeller di Monaco che ora non esiste più, per fortuna, altrimenti sarebbe meta di demoniaci e decerebrati pellegrinaggi, Hitler, protetto da una robusta guarnigione di SA, le Sturm Abteilungen, squadre d’assalto, di Rohm, il braccio armato della prima ora e fino al 1934, quando furono liquidate dalle ancor più obbedienti e spietate SS, SchutzStaffel, di Himmler, nella 'Notte dei Lunghi Coltelli', interrompe un comizio di Gustav von Kahr Governatore della Baviera, conservatore; sparando un colpo di pistola sul soffitto, lo costringe ad abbandonare la sala e convoca i presenti per il giorno successivo, sull'esempio di Mussolini e del suo movimento fascista, alla marcia sulla capitale del Land. In migliaia seguono l'appello. Ma la rivoluzione, il 'Putch di Monaco', finisce dopo pochi chilometri, nel centro della città: mobilitata da Kahr, la polizia regionale ha ricevuto l'ordine di fare fuoco, e spara sulla colonna in marcia. I morti sono venti. Hitler riesce a fuggire in un'ambulanza; in seguito sarà arrestato, processato e condannato ad appena pochi mesi di carcere, durante i quali scriverà il suo orrendo ed ebete 'Mein Kampf' e dopo, fuori, riorganizzerà il NationalSozialistenPartei e lo aggancerà ai poteri forti fino ai trionfi elettorali del 1932 e soprattutto del 1933, e il resto è Storia. Ora il punto è: se la polizia di Kahr avesse centrato l'ambulanza e avesse fatto fuori quel demente, ignorante e mediocre ma sciamanico, violento, sadico e vigliacco, se ci fossero quindi stati non venti ma ventuno morti a Monaco quel 9 novembre di novantacinque anni fa, molto probabilmente il mondo si sarebbe risparmiato, tra il 1939 e il 1945, qualcosa come 65/70 milioni di morti in guerra o per la guerra, di cui 40/45 milioni di vittime civili, disarmate, tra le quali, certo, anche quelle dell'Olocausto e degli altri stermini su base etnica, ideologica e antropologica. Non posso dirlo con assoluta certezza, ovviamente, specie aderendo a una lettura meno personalistica e più oggettivante della Storia. Forse, intendo, anche morto Hitler nel 1923, sarebbe poi stato un altro demente, ignorante e mediocre ma sciamanico, violento, sadico e vigliacco a precipitare la Germania, l'Europa e il pianeta nell'abisso; o forse non sarebbe stato neppure un austrotedesco bensì qualcuno di altro popolo, comunque afflitto e traviato dalla temperie economica, sociale, politica, culturale e civile che l'Occidente della Grande Depressione e l'intero ecumène capitalista e imperialista stavano vivendo, e avrebbero attraversato a lungo. Forse. Ma nel dubbio, e pesando su un piatto della bilancia settanta milioni di vite spezzate, e sofferenze e privazioni e distruzioni per altre decine e decine di milioni ancora, pure una piccola ipotesi di fermare tutto questo mi fa pronunciare la retrospettiva controfattuale: quell'ambulanza doveva saltare, serviva un solo morto in più a Monaco, Hitler doveva crepare quel giorno a trentaquattro anni. Bisognava sparare sulla croce rossa. Mutatis mutandis, ricordarselo sempre. Di Maio e i lunghi coltelli, Salvini e i cristalli infranti. E questo è il governo italiano. L'opposizione: Forza Italia e Fratelli d'Italia che al prossimo voto si ri-alleano col NationalLegistischenPartei, il PD che ordina un catering sulla cassa da morto per spartirsi le sue proprie spoglie, e Fassina senza altre specificazioni superflue. E la piazza? La piazza è CasaPound con le spranghe e i tirapugni. Contropiazza: gli stracci che volano, intrisi di vetriolo, fra Potere al Popolo e Rifondazione. E lo dico con immenso rammarico, nessuna hybris intellettuale per le previsioni facilmente espresse a suo tempo. E’ solo un peccato. Questa, allo stato, secondo i sondaggi, l’opinione di tanta gente: non vogliono più l’Europa come progetto unitario, rivogliono la piena sovranità per ognuno dei suoi Stati membri. Bene, allora basterà rimettere indietro l’orologio della Storia continentale. Per esempio piazzarne le lancette in un punto qualsiasi tra il 1337, data di inizio della Guerra dei Cent’Anni tra corona Britannica e corona Francese, e il 1957, data della firma dei Trattati di Roma embrione dell’Unione Europea. Ma in quei seicentoventi anni non ne troveremo anche soltanto venti consecutivi in cui nessun Paese europeo non fosse in guerra con qualche altro Paese europeo, in cui le terre del continente e per estensione le sue acque non fossero in qualche porzione rosse di sangue versato in battaglia, in cui nessun popolo d’Europa non fosse suo malgrado scagliato a combattere contro un altro popolo d’Europa o costretto a subirne l’attacco o l’assedio! Decine e decine di milioni di esseri umani sono crepati così solo in questo continente, nei secoli della piena sovranità delle sue nazioni! Centinaia di milioni le vittime, contando anche i feriti, i mutilati, gli orfani, le vedove, gli sradicati, i profughi, i banditi, i depredati: in nome della potenza di uno Stato europeo a danno di un altro Stato europeo! Vogliono tornare a questo? Non mi stupisce, se è gente di destra; dove per destra si intende la triade “Dio, Patria, Famiglia”, e l’altra non meno qualificante “Tradizione, Proprietà, Sfruttamento”, ossia cecità ossia ignoranza ossia egoismo. Costi quel che costi: anche la mattanza delle masse, anche la distruzione delle ricchezze comuni, anche lo stupro del territorio per generazioni e generazioni! Ma davvero lo vuole anche qualcuno a sinistra? Con la motivazione che l’Europa progetto unitario sarebbe un’arma della guerra di classe dall’alto verso il basso? E perché, gli Stati pienamente sovrani cos’erano? A che classe, vi chiedo, appartenevano le decine di milioni di morti ammazzati in quei secoli? Alla povera gente! Chi furono in stragrande maggioranza gli storpiati, gli orfani e le vedove, gli scacciati e i derubati, i sacrificati sull’altare delle sovranità nazionali? Furono sempre il proletariato: urbano, e contadino prima di quello! Mandato a morire senza saper davvero perché, intontito dalle fole nazionaliste che mascheravano gli appetiti di conquista delle aristocrazie, di spada o di tasca, di tutte le patrie indifferentemente. L’Europa delle patrie nazionali, dei confini armati, delle bandiere l'una contro l’altra, non ha in quanto tale favorito un solo passo avanti verso l’emancipazione delle classi popolari, verso la sconfitta delle élite sfruttatrici, verso la democratizzazione della vita collettiva! Viceversa, i primi movimenti di una socialdemocrazia vantaggiosa per lavoratori e lavoratrici in Europa si sono dati nel secondo dopoguerra del '900, durante il più lungo periodo di pace mai registrato sul nostro continente! E nello stesso periodo, e per la stessa congiuntura storica, si diede il fatto che l’Europa in sé finalmente mollava un po' la presa sui continenti già schiavizzati, e nascevano e si consolidavano così i movimenti della decolonizzazione in tutto il mondo! Non sono cose rilevanti, queste, per gente di sinistra? L’Europa progetto unitario, di pace, democrazia, giustizia sociale, crescita culturale, rispetto ambientale, sta nel cammino dell’Umanità al pari dell’invenzione della scrittura, e di poche altre evenienze epocali di sempre. Certo, con l’alfabeto si può anche vergare una condanna a morte. Cionondimeno, per scongiurarla non si deve cancellare lo scrivere in sé! Questa è follia, questo è il più grande favore ai nemici di classe, ai padroni del caos. Piuttosto, dobbiamo noi prendere la penna in mano. Riprenderla, meglio. Strappandola prima a chi sta redigendo la mala Storia da qualche decennio: questo è l'unico campo sovrano di lotta, questa la sola bandiera, questa è l’unica trincea da armare, sì, e di corsa! Dobbiamo! Per la Letteratura&Teatro in greco, 400 anni da Omero a Euripide. E la Filosofia ellenica, 350 anni da Talete a Epicuro. La Politica&Diritto a Roma, 450 anni dalle XII Tavole a Ottaviano. La Letteratura in italiano e suoi dialetti, 800 anni da Francesco d'Assisi a De André. L'Arte italica, 400 anni da Giotto a Bernini. La Pittura fiammingo-olandese, 250 anni da Van Eyck a Vermeer. La Letteratura in francese, 450 anni da Rabelais a Asterix. Il Teatro&Spettacolo in inglese, 400 anni da Shakespeare ai Radiohead. La Scienza&Tecnica britannica, 300 anni da Newton a Turing. La Filosofia in tedesco, 300 anni da Leibniz a Heidegger. La Musica austrotedesca, 250 anni da Bach a Schoenberg. La Politica&Movimenti in Francia, 250 anni da Voltaire a Cohn-Bendit passando per la Grande Rivoluzione e la Comune di Parigi. Più Lascaux, Stonehenge e i Nuraghe, Micene e l'Acropoli, i Fori e l'Appia Antica, e Willendorf della Venere. Più Marco Polo. Più le chiese e le cattedrali, dal Bizantino a Gaudì. Più Chaucer, e Cervantes. Più Velàzquez, Goya e Picasso. Più Gutenberg. Più Dürer, Turner, Bacon. Più Tolstoj, Dostoevskij e Cechov. Più Ciajkovskij e Stravinskij. Più Galileo e Einstein, Bruno e Spinoza. Più Eulero e Gauss e Fermat e Gödel, ma Euclide prima di tutti. Più Freud e Jung, e Lacan. Più l'Umanesimo. Più la grande Scienza della Natura. Più gli Impressionisti, e fino a Cézanne e Van Gogh. Più Chopin e Debussy. Più Marconi. Più tutta la Musica delle genti. Più il Movimento Operaio, e il sindacato. Più Spartaco, Müntzer, Masaniello, Pugacëv e Ciceruacchio. Più Lenin e Trockij, Rosa Luxemburg e Gramsci, Sartre e De Beauvoir. Più il Femminismo, e il suffragio universale. Più Karen Blixen e Wisława Szymborska. Più Maria Montessori. Più Coppi e Bartali. Più il calcio del Grande Torino e quello della Grande Ungheria. Più le Olimpiadi del 1960 a Roma. Più le piazze, i giardini, le fontane, i vicoli, i canali, i ponti, le terrazze e i tetti di 100.000 paesi. Più i castelli, le ville, i palazzi, le torri, le porte. Più le montagne, le gole, le vallate, i fiumi, le cascate, i laghi, i boschi, i colli, i campi, le coste, le spiagge, le scogliere, i fiordi, le isole, il mare, i venti, la luce del sole, le nuvole e le notti stellate. Più la grande Fotografia, e il grande Giornalismo, la grande Editoria. Più la grande Storiografia, la grande Archeologia e la grande Musealizzazione. Più Kafka. Più Praga, e Lisbona, e Venezia, e l'Andalusia, e San Pietroburgo, e l'Islanda, e l'Irlanda. Più Joyce. Più la Scuola di Francoforte, e il Gruppo di Bloomsbury. Più Sabin e Schweitzer. Più Etty Hillesum, e don Milani. Più la Resistenza, le Resistenze, e le Liberazioni. Più le Costituzioni, quelle leggendarie come la Magna Charta e quelle belle come la Costituzione Italiana. Più il servizio sanitario pubblico, la scuola dell'obbligo e pubblica, il sistema pensionistico, l'edilizia popolare. Più Keynes, il Welfare State, la Socialdemocrazia scandinava. Più Emergency, Médecins Sans Frontières, Greenpeace. Più i nuovi diritti, e tutti i Pride. Più la grande Danza, e anche quella piccola. Più Chaplin, il cinema espressionista tedesco, Buñuel, il Neorealismo italiano, Fellini, la Nouvelle Vague, Bergman e Kubrick. Più la minigonna. E più i gatti appunto Europei. Più il vino europeo, il pane europeo, e l’olio, e il formaggio. Più le donne e gli uomini di buona volontà e retto pensiero, che in cento secoli di Europa del lavoro quel vino hanno bevuto, quel pane hanno mangiato, e il formaggio e l’olio hanno meritato. Più il fatto che l'Europa non è un confine, che non può esserlo, che non deve. Che restituisce al mondo, deve farlo, ciò che prendendo ha creato. Che si apre, che accoglie, che si offre. Che solo se è questo divenire cangiante è ancora, e sempre, umanamente Europa. Per definizione. E per responsabilità, per coscienza. Europa Mondo Aperto. Un po’ di conti. Ho dato un punto ogni 100.000.000 di abitanti per i Paesi più popolosi del mondo, e un punto per ogni milione di chilometri quadrati per i Paesi più grandi del mondo, e un punto per ogni trilione di dollari di PIL per i Paesi più ricchi del mondo; e ho messo l'Unione Europea ‘a 28’ (col Regno Unito, cioè) insieme agli altri Paesi sovrani. Ecco la classifica che ne risulta, fino alla 17^ posizione (cioè con almeno 3 punti complessivi): 36 punti, Cina; 32.5 Usa; 27.5 UE; 20 Russia; 19 India; 12.5 Brasile; 12 Canada; 9 Australia; 6.5 Giappone; 5.5 Indonesia; 4 Argentina e Messico; 3 Arabia Saudita, Iran, Pakistan, Algeria e Congo. Per curiosità: il pianeta tutto insieme fa 303 punti, cioè 76 di popolazione umana più 149.5 di terre emerse più 77.5 di PIL. E per assurdo: la perfetta equità si avrebbe se a stock da 100.000.000 gli umani avessero un PIL da un trilione di dollari e si stanziassero su 2.000.000 di chilometri quadrati congrui, più o meno, per abitabilità e produttività. Vedete da voi chi e quanto se la passa meglio o peggio di così. Aggiungo che se l'Unione Europea sparisse oggi, come sembra volere la gente, certa gente, solo quattro suoi Stati membri comparirebbero in questa classifica: 5.5 punti, Germania; 4 Francia e Regno Unito; 3.5 Italia. Con l'ovvia conseguenza che al posto di un attore geopolitico con la storia e l'attitudine del Vecchio Continente, terzo solo a Cina e Usa, al mondo ci sarebbe un'altra manciata di comprimari incapaci di dare un determinato carattere, tendenzialmente umanistico, alle cose dell'ecumène. Ecco allora un indizio per scoprire chi spinge e perché, da fuori e da dentro, per la disunione europea. Cosa ne deduco? Che la marcia secolare, millenaria, del diritto, della democrazia, della giustizia sociale, della civiltà e della pace, oggi come oggi è minacciata in modo grave a causa dell'appartenenza della grande maggioranza dei soggetti-colosso dell'Umanità al campo ideologico e pratico dell'arbitrio, dell'oligarchia, dello sfruttamento, dell'arretratezza e del nazionalismo armato. La Cina, gli Usa di Trump, la Russia, l'India di Modi, ora anche il Brasile; per restare ai super-giganti. Morale: che l'Unione Europea esista, e che esista come progetto e prassi di diritto, democrazia, giustizia sociale, civiltà e pace, è un fatto talmente importante che non dovrebbe comparire neppure nell'agenda disponibile al ceto politico attuale, al sistema combinato di orientamento di massa e quindi alla stessa opinione pubblica. Deve essere! E basta. Ancora qualche numero, per capire forse una certa psicologia anti-europeista di sinistra. Come Italia abbiamo un PIL pro-capite di circa 38.000 dollari, il che ci mette più o meno in 30^ posizione nella lista mondiale decrescente dal Qatar alla Repubblica Centrafricana, che sta oltre centocinquanta posizioni sotto di noi. Più significativamente: ci sono circa sei miliardi e mezzo di persone in Paesi col PIL pro-capite più basso del nostro, anche molto più basso, fino a 1/50, e meno di un miliardo in posti con una torta più ricca della nostra. Insomma, la sorte ci ha premiato e ci premia assai più di quanto non ci penalizzi. Diciamo, di un fattore sette contro uno. E che si tratti di pura sorte, e nessun merito, è chiaro ed evidente: che merito avrei avuto io a nascere in Italia anziché in uno dei centocinquanta Paesi sotto di noi in classifica? Allora, in soldoni: è di destra chi non vuole che il destino vantaggioso derivante da questa lotteria possa cambiare a favore di una ridistribuzione equa delle possibilità di tutti, e di estrema destra se farà quanto è in suo potere perché non cambi, ed è di sinistra chi invece è disposto a vederlo cambiare, e di estrema sinistra se si adopererà personalmente per cambiarlo. Quindi, il conto della serva: per arrivare all'ideale distribuzione perfettamente equa su scala globale, che è di circa 10.000 dollari di PIL pro-capite per sette miliardi e mezzo di umani sulla Terra, gli italiani dovrebbero perdere non meno di 3/4 della torta attuale. Che si fa, compagni? Dovremmo passare 100 a 25, in termini di ricchezza, per giustizia di Genere Umano. …Diciamo sì lo stesso? O invece scopriamo improvvisamente, da che il mondo è diventato un tutt'uno, di essere un po' o tanto di destra? Ma se fosse proprio questo l'interruttore che è scattato nella testa e nel cuore di tanta gente un tempo di sinistra, su scala locale diciamo, e che poi non ci torna nei conteggi? Se è così ti saluto qualunque vocazione maggioritaria di una sinistra qualsiasi, nel mondo globalizzato, a meno di assistere a breve alla contro-mutazione antropologica per cui da tanti uomini della strada sorgano meravigliosamente stoici e generosi spiriti eletti! La vedo dura. Pare insomma che saremo pochi. Buoni, buonissimi, ma proprio pochini. Mica dico niente. Basta ricordarselo, però. E contro? Anzitutto le ristrettissime élite globali. Che nel breve vi scaricano il fascismo addosso, sul medio allestiscono un’altra grande guerra, e per il lungo… be’, ci sono le astronavi! Ora, la notizia è che per rendere la Terra un luogo dal quale chi potrà, ed avrà all'uopo organizzato le cose, sarà bene che emigri, non servono i due gradi di temperatura in più rispetto alla media pre-industriale, di cui alla conferenza di Parigi 2015, ma ne basta uno e mezzo. E un grado in più rispetto all'Olocene (dalla rivoluzione industriale in poi siamo in Antropocene), lo misuriamo già adesso; quindi basta solo mezzo grado in più, e la Terra sarà un posto sconsigliabile a chi ha di meglio da scegliere. Aspetta: questo mezzo grado che manca lo raggiungeremo nel 2040, se non cambia tutto radicalmente nel cosa produrre e quanto, e come. Ergo: le astronavi per le ristrettissime élite globali non sono più attese sulla scena della Storia per il lungo termine, ma già nel 2040 dovranno essere pronte. Tra ventidue anni! Ne consegue che la guerra dovrà essere allestita nel prossimo decennio. E il fascismo? Be', il fascismo domani. Ecco a cosa serve l'Europa, e un'Europa di un certo tipo: a scongiurare quest'armageddon. -219, non è una temperatura in gradi Celsius, e se lo fosse sarebbe davvero freddo. Bensì è il conto alla rovescia ad oggi dei giorni per le fatidiche Europee, quelle dalle quali potrebbe uscire la risposta ultima alla domanda "esiste ancora un progetto di Europa come quella della seconda metà del Novecento, oppure stiamo assistendo al ritorno dell'Europa che fu dalla Guerra dei Cent'Anni alla Seconda Guerra Mondiale?". Ora che ci penso, vista la paralisi politica della sinistra in Italia, cioè della parte che in questo Paese dovrebbe portare un po’ di gente a rispondere a quella domanda nell'unico modo conforme all'Umano, -219 in effetti potrebbe anche essere una temperatura: quella del nostro cupio dissolvi, del nostro rigor mortis! Ciononostante, salto per una volta tutte le considerazioni negative, depresse e incazzate sull'inadeguatezza della sinistra radicale e popolare in Italia, e sogno a occhi aperti insieme a voi proponendovi appunto il gioco che stiamo giocando qui ora: il mio progetto, e spero anche il vostro. Che è quello di creare in tempo utile un fronte elettorale da affiancare intanto alle sinistre degne di questo nome, dal Portogallo alla Scandinavia alla Grecia, per creare una trincea politica che contrasti sia il neoliberismo tecnocratico sia il sovranismo populista e sempre e comunque il razzismo e il fascismo redivivi, cioè la guerra globale cioè l'apocalisse. E tra un attimo vedremo con quali altri alleati. Il fronte che penso per l’Italia si chiama, ripeto, Europa Mondo Aperto. Contro chi? Un ottavo del PIL, cioè 210 miliardi di euro: questo è il valore della nostra propensione all'illegalità. Nostra di italiani. 210 miliardi, fonte ISTAT. 18 di crimine vero e proprio, e 192, dieci volte e mezzo tanto, di economia sommersa: lavoro nero, evasione/elusione, corruzione/collusione. Siamo noi. Non sono loro, i cattivi, siamo noi. Cioè, ovviamente sono anche loro in quanto italiani e particolarmente in quanto italiani col potere in mano; ma nulla potrebbero, nulla potrebbe il loro potere senza la nostra propensione all'illegalità da 210 miliardi di euro! 3 milioni e 700.000 lavoratori in nero. Sono più degli statali, parastatali e affini che sono in tutto 3.250.000! Siamo noi, così. Non sono loro, siamo noi. Loro, se smettiamo di pensarli neppure esistono. Se smettiamo di ascoltarli, di votarli, e soprattutto di criticarli in pubblico ma di emularli e accodarcisi in privato, ripeto, non esistono! Ma siamo noi. Non sono loro. Loro sono solo quelli che sanno che non smetteremo. Quelli che sanno come fare affinché noi non smettiamo, avendo creato le condizioni oggettive, un'economia da colonia sfruttata, e soggettive, il rinsecchimento delle virtù civiche, un'iperbole di vizi egoisti e consumistici, perché una generazione dopo l'altra non si abbandoni l'illegalità, in Italia, e anzi la si insegni l'una all'altra generazione. Siamo noi che non sappiamo cos'è la giustizia, la misura, il merito, la solidarietà. Non sono loro, i nostri mostri notturni solidificati. Siamo noi gli autori degli incubi. Siamo noi che abbiamo buttato via i sogni. Ecco, io non farò un metro ancora insieme a chi, con tutte le (sue) ragioni del mondo, porti un altro euro a quei 210 miliardi. Non è una questione morale. Non è giacobinismo. È politica. Perché costoro sono i ricattabili, anzi i ricattati dallo stato di cose presente. Come non farò un metro insieme a chi osserva magari tutte le leggi e tutti i regolamenti e però non rispetta l'umano. E ce n'è, tra noi! I traviati. Non è snobismo etico. È chiarezza. È voler provare a vincere, una volta, una battaglia già improba senza doversi pure riparare dal fuoco amico. E invece, con chi possiamo fare strada insieme? Con tutti i compagni non-sovranisti, sicuramente. Più genericamente: coi desti, coi partecipi, con gli onesti (non honesti, per carità!). Ma di politico-politichese? L’ultimo voto in Baviera… torna la Baviera da cui ero partito… ha dato un bellissimo 18% ai Verdi. Non solo. Ha detto che questa è nonostante tutto una fase di partecipazione, da qualche parte: lì ha votato il 78% degli aventi diritto, il 15% in più di quindici anni fa. Ma partecipano, ovviamente, quelli che sai sollecitare a farlo; e il voto bavarese dice che non sono solo i populisti, i razzisti e i neofascisti a sapere come si fa. Altrove, al momento, non qui. Allora io dico: tra poco si vota in Europa, per l'Europa o contro l'Europa. Chiedo: il Partito della Sinistra Europea, che è un altro rispetto ai verdi europei, la Sinistra Europea di cui sono iscritto individuale, e più generalmente il GUE/NGL, l’eurogruppo in Parlamento che lo ricomprende, ce l'ha un candidato alla Presidenza della Commissione per le elezioni di maggio? Ce l’ha uno slogan, un simbolo, un programma, un piano, una campagna? So del cosiddetto Patto di Lisbona, tra France Insoumise (ex Front de Gauche, più o meno), Bloco de Esquerda (e il PCP?) e Podemos (ma solo Podemos o Unidos Podemos, cioè con Izquierda?), e so che poi vi hanno aderito le sinistre (ed ecologisti) danesi, finlandesi e svedesi. Ma quindi era questo il punto di partenza? E dopo che è successo? Che fa Syriza? E la Linke? E lo Sinn Fein? E dall'Europa Orientale? Ma seppure ci fossero tutte le convergenze di campo, proprio non vogliamo allagare il nostro sguardo? Allearsi coi cosiddetti socialisti europei, o socialisti&democratici come il PD, mai! Sono d'accordo: essi hanno introiettato il neoliberismo al pari dei loro dirimpettai di centrodestra, dappertutto, e governando e sgovernando hanno covato e dischiuso le uova funeste di questo neofascismo rampante, populista, sovranista e razzista. Ma studiare invece una coalizione programmatica con la grande famiglia dei Verdi? I Verdi - Alleanza Libera Europea hanno oggi 51 europarlamentari (il GUE/NGL 52, stiamo lì), sono presieduti proprio da Cohn-Bendit, il Rosso di quelle antiche barricate alla Sorbona, mica il primo che passa, ne fanno parte i Grunen tedeschi, Les Verts francesi, lo Scottish National Party che ha votato contro la Brexit, i Baschi, i Catalani... e anche, vabbè lo so, la Federazione dei Verdi nostrani. Insomma, però è un'idea. No? Dico soltanto: non ci isoliamo. Non facciamo Weimar un'altra volta! Che l'aria se non è proprio quella, è comunque assai brutta. Europa Mondo Aperto. Questo il nome. Il simbolo? Ci penseranno quelli bravi, ne conosciamo. Mezz'etto di regole? Le butteremo giù. Il programma? Pace, ambiente, lavoro, accoglienza, democrazia, eguaglianza; per cominciare (e poi dico qualcosa di più in Appendice). I candidati per le cinque circoscrizioni elettorali italiane? I migliori tra quelli di cui ci fidiamo, donne e uomini che capiscono proprio quelle tre paroline, che ci credono, che vogliono e sanno renderle programma, condivisione, politica, sollecitazione, civiltà; non abbiamo che da chiederglielo e farci rispondere “sì, ci sto”. Il nostro nome per la presidenza della Commissione Europea? Sentiamo cosa propongono i compagni e le compagne della sinistra europea, e vediamo, davvero, se si può fare fronte comune anche con gli amici ambientalisti di tutto il continente. Le firme da raccogliere? Attrezziamoci. Con che soldi? Troviamoli. Ecco il mio progetto. Che però se è solo mio, com’era fino ad oggi, non è che la bozza di un progetto. Quasi solo il suo titolo, una dichiarazione di intenti. Progetto lo diventa se diventa anche vostro: il nostro progetto Europa Mondo Aperto. Ultima cosa per ingolosirvi; per tirarvi il pacco, direbbe qualcuno. 2 milioni di anni fa: Quaternario, Pleistocene inferiore, Homo habilis e Homo ergaster, prime migrazioni, Paleolitico inferiore 800.000 anni fa: Pleistocene medio, Homo erectus, nuova ondata migratoria, controllo del fuoco 150.000 anni fa: Pleistocene superiore, Homo neaderthalensis e Homo sapiens, Paleolitico medio 40.000 anni fa: Civiltà di Cro Magnon, diffusione planetaria, Paleolitico superiore, arte rupestre 11.500 anni fa: Olocene, insediamenti umani stabili, villaggi, gerarchie, Neolitico, agricoltura e allevamento, ceramica 6500 anni fa, invenzione della ruota 5000 anni fa, invenzione della scrittura 4600 anni fa, Grande Piramide di Gizah 2800 anni fa, redazione dell'Odissea 2550 anni fa, predicazione di Buddha 2390 anni fa, insegnamento di Socrate e Platone 2240 anni fa, unificazione impero cinese 2018 anni fa, inizio era volgare (e.V.) 33 eV, morte di Cristo 622 eV, Egira di Maometto 1052 eV, avvistamento della cometa di Halley 1150 eV, terminati i templi di Angkor Wat 1320 eV, stesura della Divina Commedia 1455 eV, stampa a caratteri mobili 1492 eV, "riscoperta" dell'America 1539 eV, "Giudizio Universale" in Sistina 1632 eV, inaugurato il metodo sperimentale 1664 eV, "Etica" di Spinoza 1758 eV, attribuito il nome Homo Sapiens 1765 eV, Antropocene, la macchina a vapore; 1781, il criticismo di Kant; 1791, composto il "Requiem K.626"; 1815, Era Globale, con l'Imperialismo; 1859, pubblicata "L'origine della specie"; 1867, l'economia politica di Marx; 1885, pubblicato "Così parlo Zarathustra"; 1895, primo cinematografo; 1907, "Les demoiselles d'Avignon"; 1915, Gandhi rientra in India; 1937, pubblicata la "Recherche" di Proust; 1945, liberazione di Auschwitz; 1953, scoperta la struttura del DNA; 1964, scoperta "l'eco" del Big Bang; 1969, l'impronta dell'uomo sulla Luna; 1976, pubblicato "Songs in the Key of Life"; 1990, Internet; 2001, Era Caotica, con l'11.IX; 2008, inizia la Grande Crisi... Avete capito l’antifona? Compagni e amici, solo per ricordarvi, e ricordarci, e ricordare a me per primo, che bisogna sempre trovare la forza per riuscire a praticare la speranza. I mostri nostri contemporanei, che vorrebbero chiudere la partita sbaragliando le costruzioni di pace, democrazia, giustizia sociale, crescita culturale e rispetto ambientale che impiegano ère a realizzarsi, non possono che essere una parentesi, ennesima, della Storia, nella Storia e per la Storia: una specie di puzza! Ebbene noi apriremo presto le finestre, faremo cambiare aria, volteremo un'altra pagina, arriverà primavera, la notte passerà!!! EUROPA MONDO APERTO Servirà una sede per tipo un Comitato, un telefono, un pc, qualche account. E spiccioli, ovvio. E tempo da dedicarci. _________________________________________________ Appendice: una specie di PATTO TRA PERSONE "Puoi far parte di EUROPA MONDO APERTO se in piena scienza e coscienza vuoi, e con gli strumenti della politica vuoi fare in modo, che: 1. L'Italia sia una Repubblica democratica in cui la sovranità appartiene al Popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione; e in cui il Popolo liberamente accetta la parziale, circostanziata e sempre revocabile, ovvero ampliabile, cessione di sovranità in favore del consesso degli altri Popoli partecipi, tramite le rispettive Costituzioni, al progetto di costruzione continua dell'Unione Europea secondo i principi espressi negli altri punti della presente declaratoria, che sono altrettanti principi della Costituzione Italiana. 2. Tutti gli stranieri che chiedono di entrare in Italia o in qualsiasi altro Stato d'Europa – o che ci provano, anche senza chiederlo – perché nel loro Paese la vita è impossibile, siano accolti come fossero italiani o europei; come fossero semplicemente umani, che è esattamente ciò che sono. 3. Tutti i lavoratori che lo desiderano partecipino in una forma razionale alla gestione delle proprie aziende, private o pubbliche. Lo Stato, cioè il Popolo, produca una quantità di beni e servizi, specie i beni e i servizi di utilità generale; e nessuno di quelli che fanno impresa privata lo faccia recando danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana – sennò, semplicemente lo Stato, cioè il Popolo, gli tolga l’impresa e la destini al bene comune. 4. L’Italia non dia mai nessun contributo, di nessun modo – nemmeno camuffato – all’impiego delle armi per la gestione delle controversie tra Popoli e tra Stati; e così nessun altro Paese d'Europa. E però si sostengano sempre, pacificamente in tutti i modi possibili, quei Popoli che si difendono dalle armi degli Stati o del proprio Stato stesso. 5. Tutti i diritti umani e civili siano riconosciuti ed esercitati; e se la collettività capisce che è venuto il tempo di un nuovo diritto umano o civile, per via di partecipazione e azione politica diventi legge anche quella novità. 6. Tutti lavorino un numero di ore al giorno, un numero di giorni a settimana, un numero di settimane all’anno e un numero di anni nella vita, tali che ci sia lavoro per tutti e la vita sia bella. 7. La cultura, la ricerca scientifica e tecnica, il patrimonio storico e artistico, il paesaggio, l’ecosistema – tutto questo sia un bene comune e un valore per tutti; e ci si spendano tanti soldi, pubblici o recuperati al pubblico, perché questo bene-valore sia una ricchezza in costante aumento. 8. Tutti – che abbiano fede in qualche dio, qualsiasi, o in nessuno – possano nutrirsi di spiritualità, se lo vogliono. E nessuno, nemmeno con la scusa del terrorismo – religioso o laico –, sia intaccato nei propri diritti di libertà, espressione e riservatezza. 9. Tutti guadagnino il giusto. Le donne guadagnino quanto gli uomini, a parità di lavoro, e abbiano le stesse prospettive di carriera, a parità di talento; e anzi, le donne abbiano dei vantaggi di reddito e delle tutele di carriera in più degli uomini, se oltre che del lavoro devono occuparsi di famiglia e casa. E gli stranieri in ogni Paese guadagnino quanto i nativi, a parità di lavoro, e abbiano le stesse prospettive di carriera, a parità di talento. 10. I ragazzini non debbano lavorare, ma studino e giochino tutti; la scuola pubblica di ogni ordine e grado sia davvero ben fatta, pienamente accessibile e frequentata con profitto diffusissimo. E l’Arte, la Storia e la Scienza in particolare siano studiate e insegnate con grande cura. 11. Tutti siano uguali davanti alla legge; e se c’è qualcuno che in partenza è svantaggiato rispetto agli altri per un motivo qualsiasi, quanto a possibilità materiali o immateriali, lo Stato faccia in modo che lo svantaggio venga colmato il prima possibile. 12. Lavorino tutti; tranne quelli che non possono. E il lavoro di ciascuno sia sempre di quelli che fanno bene al lavoratore, alla collettività e al Paese. 13. Tutti abbiano le informazioni per dire ciò che pensano sugli argomenti che riguardano la vita di tutti; e la possibilità di farlo: di dirlo, scriverlo e diffonderlo. 14. Tutti quelli che lavorano armati – esercito, polizia, carabinieri, finanza, servizi: tutti – siano fedeli alla legge e alla sovranità popolare, e sempre e soltanto a questo. 15. Tutti quelli che non possono lavorare siano assistiti e mantenuti dallo Stato; così quelli che hanno un infortunio o una malattia, così quelli che hanno già lavorato abbastanza. 16. Tutti abbiano il piacere, oltre che l’interesse, di occuparsi della vita politica, dacché questa non fornisce più solo motivi di distacco o, peggio, disgusto; e se serve si uniscano in associazioni, movimenti, partiti, per raggiungere i propri scopi politici. E tutti vadano a votare, perché i partiti in lizza sono effettivamente l’espressione di quel piacere e di quell’interesse. 17. Tutti rispettino le leggi, e chi lavora in una qualunque funzione pubblica le rispetti con particolare disciplina, e onore. 18. Tutti i lavoratori abbiano una coscienza sindacale, dacché l'attività del sindacato riacquista il prestigio per cui è nata e grazie alla quale ha vinto le proprie battaglie; e nessuna azienda li discrimini per la collocazione ideologica di quella coscienza e di quell'attività, qualunque essa sia. 19. Quelli che stanno in prigione ci stiano in spazi e modi di rispetto, di riabilitazione, di umanità. 20. Tutti siano curati come si deve, e nessuno sia curato contro voglia; nemmeno contro la sua propria voglia: chi vuole smettere di esser curato contro ogni speranza e dignità, lo si lasci in pace e anzi lo si accompagni alla fine nel modo migliore possibile. 21. Tutti paghino le tasse, e chi guadagna o possiede di più le paghi in proporzione maggiore di chi guadagna o possiede meno; tutti paghino la giusta tassa di successione, perché quella fortuna toccata a qualcuno senza particolari meriti sia meno ingiusta possibile, e la giusta tassa patrimoniale, perché alla contribuzione alle necessità collettive non ci si possa sottrarre immobilizzando il proprio reddito in una forma qualsiasi." _________________________________ In sostanza, e meno retoricamente, il programma di EUROPA MONDO APERTO sarebbe quello di portare la Costituzione Italiana in Europa (anziché il contrario!) tramite la costruzione di un soggetto elettorale così chiamato, per le Europee del maggio 2019, i cui europarlamentari eventuali farebbero parte del gruppo GUE/NGL (specificamente, in Sinistra Europea) e proporrebbero allo stesso una convergenza programmatica col gruppo Verdi - Alleanza Libera Europea. E non si può chiedere/ottenere tutto? Allora si faccia un movimento di opinione per chiedere almeno una sola cosa, questa: ACCOGLIENZA COME LAVORO DI CITTADINANZA Proposta di punto programmatico di una lista europeista di sinistra dell'Italia alle Europee di maggio È Il lavoro che crea valore, e ricchezza; mentre i prestiti creano debiti, e il prestito dei prestiti crea fallimento e miseria. Il consumo per il consumo (di merci) crea: rifiuti non più smaltibili, diseguaglianze tra individui e tra popoli, insicurezza e alienazione; la produzione per la produzione (di merci) crea: esaurimento delle risorse naturali, divisione mondiale del lavoro e suo sfruttamento, compressione dei diritti dei lavoratori (o disoccupazione). Invece, la produzione per la necessità e il godimento (di servizi, di significati) non ha controindicazioni né per l'individuo né per il lavoro né per i popoli né per la Terra. Questo il nostro retroterra ideale, ma anche storicamente corroborato dall'esperienza della crisi finanziaria mondiale dal 2008 in avanti, e della crisi climatica immanente. E il retroterra giuridico, peraltro, è sempre e comunque la Costituzione Italiana, il cui spirito e la cui lettera (specie dei primi cinquantaquattro articoli, e soprattutto di quelli più marcatamente socialdemocratici, libertari e internazionalisti) vanno iniettati potentemente nell'architettura dell'Unione Europea, nei suoi Trattati, nelle politiche concrete da essi derivanti e nel senso comune del mezzo miliardo di cittadini e cittadine di Europa; passando cioè al contrattacco rispetto all’invasione (questa sì!) subita e subenda dalla nostra Costituzione per mano sia degli interessi neoliberisti transnazionali (Patto di Stabilità, modifica Artt 81, 97, 117 e 119) sia di quelli populisti nostrani (Decreto Sicurezza, chiusura di porti e frontiere). Infine, come già più volte argomentato, riteniamo che un progetto di lista che ha poco tempo utile per diffondersi e attrarre consenso, specialmente in un’epoca di scarsa capacità di approfondimento da parte del pubblico mediamente sensibile all’informazione politica, debba caratterizzarsi per un numero ristretto di parole d’ordine e su quelle concentrare una forza di comunicazione che purtroppo non può dirsi notevole. Tali parole d’ordine sono, per noi, 'occupazione' e 'antirazzismo'; e la misura programmatica che proponiamo le salda insieme. Tutto ciò premesso, in pratica noi proponiamo che una lista europeista e di sinistra dell'Italia alle elezioni del 26 maggio, si faccia promotrice di quanto segue: - che il Parlamento Europeo voti una Direttiva che istituisce e finanzia in ogni Paese dell’Unione filiere di servizi che vanno da l’approntamento e il presidio di corridoi umanitari (come privatamente fanno la Comunità di s. Egidio e la Tavola Valdese) al pattugliamento del Mediterraneo e al salvataggio dei naufraghi (come privatamente fanno le ONG con le loro imbarcazioni), dalla mediazione culturale per gli stranieri in transito o richiedenti permesso di soggiorno all’intermediazione tra questi ultimi e il mercato del lavoro, dalle scuole di lingua e cultura locali ai corsi di avviamento occupazionale e perfezionamento professionale; - che gli occupati locali in questa filiera di servizi siano a tutti gli effetti dipendenti pubblici dei singoli Paesi che applicano la Direttiva, assunti e contrattualizzati secondo le rispettive procedure del pubblico impiego (comprendenti le recenti acquisizioni di gestione per obiettivi, valutazione e meritocrazia), e di proprietà pubblica siano le infrastrutture necessarie all’espletamento di tali servizi; - e che nel caso l’attuale apparato normativo europeo impedisca l’elaborazione e l’efficacia di una simile Direttiva, per vincoli all’impiego delle risorse erariali nazionali o della Banca Centrale ovvero per vincoli di regolamentazione dei flussi migratori, ebbene che come preambolo istituzionale necessario siano proposti e votati l’emendamento o l’abrogazione di quelle norme eventualmente ostative, o in alternativa che si promuovano patti n-laterali, prescindenti i Trattati qualificanti lo status di membri dell’Unione, tra i Paesi più interessati o per prossimità geografica o per vocazione economica all’accoglienza dei migranti. Ovviamente, parte integrante della nostra proposta è che tale punto sia discusso e fatto proprio da tutte le forze politiche "sorelle”, afferenti attualmente l’eurogruppo GUE perlopiù ma anche quello dei Verdi Europei. E con ciò riteniamo si possa anche dare una collocazione politica più precisa alla lista nell’ambito degli schieramenti dell’Europarlamento, nel merito e non per pregiudizi ideologici, così come crediamo debba avvenire in modo manifesto, presto e senza ambiguità. Tutto qui! Pensateci, care e cari. Grazie. Fatemi sapere. |